venerdì 24 giugno 2016

APPUNTI PER UNA STORIA DI VILLANETA


VILLANETA
 (Questo testo è un primo abbozzo ancora grezzo ed assai lacunoso, si chiede la collaborazione di chi avesse documenti, testimonianze per completarlo).

 
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Villaneta, loc. Campigna, Comune di Santa Sofia. Reg. Emilia Romagna.
Sistema di rif. UTM. Coord. Est 861.426,45 – Coord. Nord 721.489,24

Altitudine slm mt. 891. Proprietà Regione Emilia Romagna

Villaneta era nel territorio del Granducato di Toscana fino al 1860, dopo l’unità d’Italia rimase in Provincia di Firenze fino al 1923 quando il Comune di Premilcuore a cui apparteneva passò alla Provincia di Forlì. Nel 1926 coi territori di Corniolo e Campigna divenne parte del Comune di Santa Sofia. Villaneta apparteneva alla parrocchia di Celle.
L'insediamento di Villaneta è presente da molto tempo, i documenti dell’Opera del Duomo di Firenze, a cui apparteneva, la menzionano come esistente già nel 1545. Naturalmente i fabbricati sono stati ricostruiti e ristrutturati nel corso dei secoli. Uno degli attuali edifici reca incisa la data 1881 - OPA, ma tale data è  da riferirsi al solo edificio piccolo (Legnaia) ed ad una probabile ristrutturazione di quello maggiore, infatti,  Villaneta (edificio maggiore) appare leggermente diverso nella planimetria del Catasto Toscano che ovviamente è antecedente a tale data. La sigla OPA significa “Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze” o “ Opera del Duomo”. Nel 1881 l’OPA non era più proprietaria della foresta di Campigna e di Villaneta da circa una trentina d’anni, il fatto che una sua targa sia stata murata dimostra che il suo ricordo era ancora vivo. Probabilmente tale targa, che è separata da quella con la data di costruzione, era presente in una parte dell’edificio esistente e murata in quello appena costruito.
Villaneta, oggi isolata in mezzo alla foresta, era in passato un punto di passaggio, l'attuale strada Provinciale del Bidente  n. 4 (già S.S. n. 319) non esisteva,  il tratto Santa Sofia-Galeata fu aperto solo negli anni trenta del secolo scorso e ultimato nel secondo dopoguerra. Un antico percorso che congiungeva la valle del Bidente con il Passo della Calla passava da Villaneta proveniente da Case Castagnoli. Oggi questa strada è solo un sentiero angusto, ma in alcuni tratti e rimasto qualche traccia dell’antica mulattiera. E' da presumere che avesse caratteristiche simili a quelle che ha  attualmente la strada che da Villaneta porta in Campigna.
In ogni caso la difficoltà di contatto rimase per molti secoli più difficili con il versante romagnolo che con quello toscano, per la viabilità, ma anche per i rapporti amministrativi e commerciali: il trasporto del legno verso il casentino, l’emigrazione stagionale in Maremma, la presenza di funzionari toscani. Questo ha fatto si che l’impronta Toscana si particolarmente evidente in questa zona.

LA FORESTA DI CAMPIGNA

Fino a nemmeno un secolo fa la Campigna faceva parte della Romagna – Toscana. La Campigna, conosciuta anticamente come Alpe del Corniolo, rappresenta la prima porzione di foresta romagnola entrata a far parte del dominio fiorentino, nel 1376. La Repubblica Fiorentina affidò poi la selva all’Opera del Duomo di Firenze nel 1380. Per la costruzione di Santa Maria del Fiore, che La “tenne” fino al 1857 quando passò di proprietà  diretta e personale del Granduca Leopoldo. Il  motivo dell'assegnazione all’Opera del Duomo (OPA) è da ricondurre al fatto che bisognava dotarla di terre che dessero un reddito da impegnare nella costruzione del Duomo e successivamente al suo mantenimento. Nel caso della Campigna la ricchezza principale era il legno, ed il particolare l’abete.
Il nome Campigna sembra sia stato citato per la prima volta in un documento dell’Abbazia di S. Ellero nel 1223.
Nei secoli successivi la legna rimase alla base dell’economia della Campigna, impiegato non più per il Duomo ma per gli usi svariati, fra cui i cantieri navali del Granducato.
La Campigna non fu mai un borgo, l’insediamento umano nacque per le necessità amministrative  per il controllo e lo sfruttamento della foresta. Nel 1561 si costruì un edificio per ospitare le guardie forestali con le loro famiglie e più tardi anche come ufficio dei funzionari dell’OPA. Con la nascita di questo insediamento, si autorizzò un limitato disboscamento per rendere atto il terreno alla coltivazione agricola per le necessità delle famiglie residenti. Verso la fine del Cinquecento fu costruita una cappella (successivamente modificata varie volte), ma la chiesa non assunse mai alla dignità di parrocchia, le messe vi furono celebrate in modo saltuario, da un canonico del Duomo o dal parroco delle Celle alla cui parrocchia faceva capo. Il primo fabbricato subì nei secoli vari varie ristrutturazioni ed ampliamenti, per assumere nella prima metà dell’ottocento le dimensioni attuali, e fu “ingentilito” perché utilizzato come “Casino di caccia” dal Granduca Leopoldo II di Lorena, da qui il nome attuale di ”Granduca”.
Le foreste erano il vero patrimonio dell’OPA e quindi cercò nei secoli di mantenerle, regolarle e sfruttarle in modo razionale, si ebbe tuttavia una progressiva deforestazione delle zone periferiche anche se generalmente avversate nei regolamenti forestali. Ciò fu dovuto all'aumentata pressione demografica, ma anche in qualche modo accettata dall'OPA per la necessità di dare mezzi di sussistenza agli operai impiegati stagionalmente nei lavori forestali. Oltre alla silvicoltura assunsero importanza le attività agricole e dell’allevamento ovino e bovino, peraltro i buoi erano necessari per il trasporto della legna e quindi bisognava loro procurare il necessario foraggio. Ripetutamente segnalata e biasimata è la presenza di capre a Villaneta che arrecavano danno alla foresta.
Le parti disboscate furono appoderate ed è in questo contesto che è sorta Villaneta, non sappiamo quando ma probabilmente nel XVI o XVII secolo.
Oggi nella foresta sono tornati e sono numerosi animali di grossa taglia (caprioli, daini cinghiali), sono pure tornati i lupi, in passato erano presenti anche gli orsi.  Nel 1733 si sa di una battuta di questo plantigrado … nella foresta e si apprende che “ l'orso fa continuamente danno in queste macchie e in Campigna ha ammazzato e mangiato una vitella e ai Padri di Camandoli due”.

STORIA DI VELLANETA
Villaneta o Vellaneta  nei documenti dell'OPA
Testi rinvenuti nel libro “ La storia delle foresti casantinesi ...” .
di Antonio Gabbrielli ed Enzo Settesoldi

Villaneta  inserita nella foresta di Campigna ne ha sempre seguita la proprietà almeno fin dal basso medioevo, la prima menzione è del 1545. A questa data è già appoderata, ma il testo non ci dice se è già presente un edificio ad uso abitazione. Nel 1797 troviamo che per la prima volta è denominata Villaneta, e con tale toponimo è inserita nel catasto toscano e negli atti di passaggio alla proprietà personale del Granduca Leopoldo di Lorena, tuttavia il nome originario l'abbiamo trovato in uso anche nella prima meta del XIX sec.
 Anno 1545
Le confinazioni proposte si fecero negli anni successivi ed un quadro generale abbastanza completo ci è dato sulla materia dal «Libro dei livelli e recognizioni livellane di effetti » che va dal 1545 al 1626. Siccome si tratta dell'elenco più completo e più antico dei livelli che l'Opera teneva in Romagna e altrove, se ne dà ampio conto qui di seguito:
« ... 1545 ...Una presa di terra detta la Vellaneta che comincia dal balzo sotto i sodi di Campigna e sono some 22 e 1 staio.
 Anno 1631
Nota dei capi dei beni che l'opera è solita tenere allivellati in Romagna e Casentino e sono notati col medesimo ordine col quale fu di essi fatta menzione nella visita generale che ne fu fatta l'anno 1631:
“ ... Tutti li beni infrascritti dal n. 1 al n. 23 inclusine sono in Romagna nel Commissariato della Terra del Sole, nel Comune del Corniolo, nel Popolo della Pieve di San Piero al Corniolo:          ( …)
7)     Vellaneta podere tenuto da eredi di Tommaso Medici
8)     Vellaneta e Porticciulo Ronco o terre tenuto da Francesco Lionardo di Montaccesi.             ( …)
Anno 1645
Nel 1645 fu formato e pubblicato a stampa il bando « a piena notizia di ciascuno » della Bandita di Campigna in Romagna « nelle macchie et abetie dell'Opera di Santa Maria del Fiore della città di Firenze,
 ( …)  Seguono i confini della detta bandita.
Cominciando dalla Calla di Giogo cioè dove per la strada della Fossa che viene da Pratovecchio in Campigna si passa di Toscana in Romagna sul giogo Appennino, qui appunto dove si dice alla Calla a giogo e scendendo per le Macchie in Romagna giù addirittura per il Fosso della Corbaia fino ne! fiume di Campigna detto l'Obbediente dove si chiama ai Tre Fossati, passare detto fiume e andare a dirittura della casa del podere della Vellaneta, oggi tenuto a livello dal Signor Bali Medici e di quivi a dirittura per il confino che è a pie dei Sodi di Campigna e divide detti sodi da detto podere, ( …)
 Anno 1656
Dalla relazione alla visita del Cancelliere dell'Opera fatta in Casentino e Romagna dal 24 settembre 1656:
“ ...Dopo visitai le posticcie appiè dei Sodi di Campigna e le prime e più vecchie vengono benissimo e non anno bisogno di star turate, l'ultime e più giovani sono turate ma alle bestie grosse solamente non già alle minute e se potessero essere guaste dalle pecore sole importerebbe poco ma il male è delle capre che le svettano si che perduta la guida non possono più venir bene innanzi e diventon bozzacchi et io ne veddi in pochissimo spazio di luogo una ventina così malconce che propriamente è una vergogna e compassione, e son le capre che l'Opera stessa tiene alla Vellaneta che mi vien detto esser ogni dì quivi per quelle posticcie. Par gran cosa che sieno proibite e non si voglion in modo alcuno le capre in Campigna e accant'accanto si tenghino alla Vellaneta che è lo stesso massime perché le turate che si fanno quando ben si facessero ben fitte e chiuse per le pecore non impedirebbero le capre che salton di sopra per quanto mi veniva affermato. Oltre al danno delle capre queste posticcie ultime hanno provato male vedendosene molte e moire secche e si giudica poter venire per difetto di chi poneva perché ve ne sono di filari tutte attaccate e quivi accanto un altro filare tutte secche...”
 Anno 1677
Relazione della gita e visita generale fatta dall'Ill.mo Sig.re Alessandro Segni Operaio a beneplacito insieme con il Cav.re Iacopo Palmerini Provveditore descritta da esso Sig. Provveditore insieme con la nota di tutte le spese fatte in detta gita - Anno 1677.
“... Passammo di poi nel tornar che facemmo verso Campigna da uno dei nostri poderi chiamato Vellaneta il quale l'Opera lo fa fare ad un contadino e quivi pure son bestie, et essendo ormai tardi ce ne tornammo al solito luogo di Campigna...”
 Relazione della gita e visita generale fatta dall'Ill. mo Signor Alessandro Segni Operaio a beneplacito di SAS e seco il Sig. Cav. Iacopo Palmerini provveditore delle Selve, Macchie e Beni dell'Opera in Casentino e Romagna descritta da me Ulisse Magnani Cancelliere tutto in esecuzione di decreto del Magistrato dei Signori Operai del dì 29 maggio prossimo passato 1677.
“ ... Passammo di poi ad un altro nostro podere allivellato pure che ma Castagnoli e qui riconobbimi un pezzo di prato attenente alla Chiesa delle Celle del quale ci fu fatta istanza dal Priore di essa chiumato don Neri Fantoni che volessimo permutarlo in un altro pezzetto di terra della tenuta di Coloreta contiguo alla sopra nominata chiesa al che  li fu risposto che si sarebbe fatto e che intanto lui procurassi le dovute e necessarie permissioni dal suo ordinario. Passammo di poi nel tornar che facemmo verso Campigna da uno dei nostri poderi chiamato Vellaneta il quale l'Opera lo fa fare ad un contadino e quivi pure son bestie, et essendo ormai tardi ce ne tornammo al solito luogo di Campigna.  ( ...)
Anno 1789
A dì 17 settembre 1789 - Relazioni e perizie del Fattore Santi Bertini sopra i canoni da stabilirsi sui poderi del Casentino e Romagna —
“ ...Gli altri quattro poderi di Campigna, Vellaneta, Romiceto, e Valdoria sono situati e primi dua nell'interno della selva e gli altri dua nella bocca dell'egresso dei legnami della selva per la parte della Romagna di S. Sofia. Sono adunque di parere che i primi quattro vadino riconfermati nell'affitto per altro quinquennio con nuovi patti e condizioni da rimmette in buono stato case e poderi ed alla scadenza dell'affitto allora migliorati si potrà prendere la risoluzione più utile e conveniente sopra i medesimi cioè o di venderli o di allivellarli o in affitti.   ( …)
Nei due poderi di Campigna e Vellaneta vanno messi a semente e coltivazione migliore quelle terre, va restaurato il mulino, va messa una cascina di mucche specialmente nel podere di Campigna per cavarne un evidente profitto di quelle praterie le quali si possono aumentare collo sterpare e pulire diversi terreni infruttuosi e inculti potendovi tenere vacche domestiche con levare le vacche selvatiche e ciò particolarmente ancora per conservare tanto le posticcie d'abeti già fatte che le molte che vi sono da fare.  ( ...)
Mi credo poi in dovere di proporre che in tutti questi poderi vanno proibite le capre mentre queste fanno solamente un comodo a contadini perché le lasciano divagare a pastura senza guardiano e pastore e fanno un gran danno con il loro dente venefico che non riescono più le piante mangiate e svettate e particolarmete quelle d’abeto; all'incontro credo un oggetto di pubblico commercio di levare le capre e aumentare il gregge delle pecore per aumentare le lane delle quali abbisogna la Toscana e la manifattura di lane.”
Anno 1797
30 dicembre 1797. Essendo che Bartolomeo Ringressi lavoratore del podere di Campigna e impresario e capo conduttore dei legnami dalle Macchie al Porto dell'Opera presso Pratovecchio abbia umilmente supplicato per ottenere la prelazione nell'affitto di detto podere e Cascina annessa al medesimo e dell'altro podere contiguo di Vellaneta dà e concede in affitto al predetto Bartolomeo Ringressi il podere di Campigna con la cascina annessa et il podere di Vellaneta  ... per tre anni  ... e al canone di scudi 500 l'anno ... dovrà ancora mantenere e restituire in buon grado al termine dell'affitto tutti gli attrezzi necessari per la cascina che esistono attualmente nella medesima
Stima dei bestiami del Podere di Campigna:
2 mucche pregne scudi 75                          5 mucchette lattoni » 60
2 mucche pregne » 66                                 1 toro per le mucche 40
2 mucche pregne » 67                               69 pecore mercantili » 133
2 mucche pregne » 72                               10 agnelle » 11
1 mucca pregna » 34                              200 tregge di fieno » 342
2 mucche sode » 68                                  59 tregge di paglia » 59
2 mucche sode » 69                        23  e 1/2 staia di grano » 20
2 mucche vecchie » 50                               4 staia di vena » 1
1 mucca che orina                                      4 staia di orzo » 2
sangue » 21                                                3 staia di robiglie » 1
Memoria
La stima dei bestiami stati trovati dal Perito Stimatore nel podere di Campigna il 1 ottobre 1797 consegnate al nuovo affittuario Bartolomeo Ringressi è stata a forma delle due annesse perizie, di scudi ........1291.2.10
Si defalca la stima a comodo resultante dal saldo del 30 settembre 1797 di                                       ....................................................................................................... 651.3.10
Aumento di stima » ....................................................................... 639.6.—
Metà spettante all'Opera ».......................................................      319.6.10
Alla quale aggiunta la stima del 30 settembre suddetto ».........     651.3.10
E la valuta dei semi consegnati a forma della perizia ».............       26.6.15
L'Opera consegna al nuovo affittuario la stima di scudi............     998.2.15
La stima dei bestiami e strami stata ritrovata dal
Perito nel podere di Vellaneta è stata di scudi   ......................      453.5.10
Si defalca quella di comodo resultante dal saldo
al 30 settembre suddetto .........................................................    349.2.13.4.
Aumento di stima »..................................................................    104.2.16.8.
Metà spettante all'Opera scudi    ..............................................     52.1. 8.4.
Alla quale aggiunta la stima del 30 settembre suddetto »  ......... 349.2.13.4.
E la valuta dei semi consegnata a forma della perizia » .............    20.1.10.
L'Opera consegna al nuovo affittuario la stima di scudi ..........     421.5.11.8.
RECAPITOLAZIONE
Nel podere di Campigna scudi ...................................................... 998.2.15
Nel podere di Vellaneta »  .........................................................  421.5.11.8

                    Totale scudi        1420.1.6.8.
 Anno 1857
Il contratto di vendita fu perfezionato con rogito Pier Antonio Spighi il 28 aprile 1857 e per il quale « ... i Signori Deputati pro tempore dell'Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze, in esecuzione del Pontificio Decreto del 15 dicembre 1852 hanno dato concesso e trasferito e venduto conforme danno, concedono, trasferiscono e vendono... la tenuta forestale denominata dell'Opera composta, confinata e accesa sulle tavole catastali delle dette Comunità come qui si descrive: Una vastissima possessione la quale percorrendo il crine dell'Appennino per circa miglia 14 dal cosiddetto Terminone, in Comunità di Bagno, fino al nominato Sodo dei Conti, in Comunità di San Godenzo, prossimamente alla Falterona e sopra Capo d'Arno, scende nella massima parte verso la tramontana e per gli aspri balzi : che dirompono dalla vetta appenninica nei più bassi monti della Romagna e nelle vallonate dei diversi rami del Bidente e dei suoi influenti. E la minor parte, la quale potrebbe qualificarsi la minima parte, pende dal crino verso mezzogiorno sopra Casentino con discreto montagnoso declive incominciando dal Giogo Seccheta fin presso il su nominato Sodo dei Conti e pur anche presso la Val di Sieve in Monte Corsoio in una bassata sopra San Godenzo. La detta sua massima parte e la pendice verso la Val di Sieve sono situate nella Comunità di Bagno, di Premilcuore e San Godenzo e la minima parte di Pratovecchio e di Stia e sommano, insieme, alla estensione superficiaria di circa staiate 28.312 e geometricamente, secondo il braccia quadre 141.557.668 che formano quadrati 14.156 circa o quanto sia e così a corpo e non a misura, ed è tutta assieme onerata della cifra imponibile di lire 10.230 e centesimi 79. Il quale Baritono nelle prime tre Comunità è vestito di abeti, alcuni di vecchia e molti di nuova coltivazione, e a faggi et altre varietà di alberi et a pisani, a sodaglie, a prati, superfici denudate dalle diramazioni e i balzi e rupi citati in principio. Inoltre contiene due poderi quello di Villaneta con casa e servizi colonici e quello di Campigna capo luogo della foresta romagnola ove sono, oltre le case d'azienda, una cappella pubblica modernamente ricostruita. E ' intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il crine, dall'altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre. Un palazzo, o casa di amministrazione, denominata della Badia presso Pratovecchio, con la dipendenza di una gran loggia o capannone in parte murato e tutto coperto in terre cotte con orto annesso e terre in servizio di cantiere di legname, piazzali, adiacenze e usi, il tutto avente una superficie di braccia quadre 37.390 ossiano quadrati 3 e 7/8 pari circa a staiate 7,4 e con cifra imponibile di lire 68 e centesimi 0,9, il tutto in Comunità di Pratovecchio popolo della Badia a Poppiena e da cui confina a levante la via provinciale dell'alto Casentino fino al ponte alla Badia, secondo il torrente Fiumicello a tramontana fino alla foce in Arno, terzo, a ponente, il Fiume Arno, quarto, a mezzogiorno, il podere di Mormoreto.    ( ...)
21)   Podere della VILLANETA tenuto in affitto da Antonio di Bastiano. ( anno 1763)




VILLANETA NEL  XX SECOLO ( da ampliare)

Villaneta fu abitata fino alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso da famiglie contadine. Nei dintorni oggi è tutto bosco, ma in passato molti appezzamenti erano campi, come testimoniano i terrazzamenti ancora presenti nelle vicinanze, fino alla Campigna. Naturalmente era una povera agricoltura di sostentamento d’alta montagna, la vite non cresceva e il grano non dava grande resa, basata quindi su pastorizia, legnami, castagne, e i prodotti agricoli che crescevano a quella altitudine (mais, patate, veccia, ortaggi e fieno). La foresta aveva comunque una rilevanza, non solo nella produzione di legna da ardere e carbone, ma anche per il più pregiato legname da costruzione, non solo in ambito locale, ma per l'esportazione verso i cantieri navali della Toscana, gli abitanti di Villaneta nei secoli scorsi lavorarono certamente come operai forestali. Villaneta quando era al massimo vedeva la presenza di tre famiglie quindi circa una ventina di persone. Fu per qualche tempo sede di una scuola rurale, in precedenza i bambini, ammesso che la frequentassero dovevano recarsi fino a Celle, scuola aperta già nell’ottocento. Celle era anche sede della chiesa parrocchiale.

Secondo una testimonianza, peraltro vaga, nel corso della prima metà del’900 anche Villaneta fu istituita una scuola elementare rurale, di ciò tuttavia non abbiamo trovata alcuna conferma, di sicuro i bambini che ancora l’abitavano nel dopoguerra non la ricordano.

Certo invece che fu sede di una Stazione  della Milizia Nazionale Forestale, branca speciale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Al riguardo Di Iulio già Comandante della corpo Forestale di Campigna ha ritrovato l’insegna della stazione di Villaneta.



Villaneta ai tempi della seconda guerra mondiale. (approfondire)

L'alta valle del Bidente dalla fine del 1943 all'aprile 1944 vide una forte presenza partigiana fino al grande rastrellamento nazifascista dell’aprile 1944, dopo l'attività della Resistenza  si spostò un po' più a valle.

La zona, in particolare, fu certamente attraversata dai partigiani dell’8a Garibaldi in ripiegamento, dopo lo scontro di Biserno in cui caddero 13 partigiani, i sopravvissuti ripiegarono si San Paolo in Alpe dove si trovava il comando e il grosso della 8a Brigata. I partigiani dovettero sganciarsi anche da questa località: un gruppo si diresse verso la Foresta della Lama, un altro distaccamento al comando di Falco verso la Calla, scendendo verso la valle del Bidente di Campigna. Transitò da Ca' Fiumari, Castagnoli, Campigna e la Calla. Il distaccamento in ritirata passò certamente anche la Villaneta che si trova lungo il percorso descritto, in quanto è da supporre che il gruppo abbia evitato la strada statale che oltre ad essere pericolosa era un percorso più lungo. A Villaneta vi era una stazione della Milizia Forestale che formalmente faceva parte della Guardia Nazionale Repubblicana (Camicie Nere), ma all’epoca non era presidiata ed in ogni caso la branca forestale della GNR non ha mai dato prova di essere molto bellicosa.

Il Distaccamento partigiano fu intercettato dall’esercito tedesco alla Calla, dove fu ucciso il partigiano Pio Campana che si sacrificò per coprire la ritirata dei compagni. Il gruppo ripiegò verso Monte Falco dove fu nuovamente intercettato, 7 partigiani catturati furono immediatamente passati per le armi. Sganciatosi nuovamente rientrò in Romagna e scese nella valle del Bidente di Celle, scendendo a Pian del Grado e a Celle, sede della parrocchia a cui Villaneta apparteneva, dove il gruppo si sciolse dividendosi in piccoli nuclei per sfuggire alla cattura.

La Campigna era una zona strategica per l’esercito Tedesco, Anche se nella primavera del 1944 il fronte era ancora a sud di Roma (Cassino, Anzio), in previsione della futura ritirata lungo la penisola la Whermacht  cominciò a predisporre una linea di difesa sul crinale dell’Appennino da La Spezia a Rimini, nota come Linea Gotica, per questo la zona andava “ripulita” dalla presenza partigiana.

Dopo il rastrellamento in Campigna, presso il Granduca si insediò un comando tedesco che vi rimase fino allo sfondamento della Linea Gotica nell’ottobre 1944. La chiesa di Campigna fu adibita a deposito munizioni. Secondo alcune testimonianze un gruppo di soldati tedeschi si insediò anche a Villaneta la qual cosa è verosimile in quanto Villaneta era una sede della Milizia Forestale. Non abbiamo riscontri al riguardo se non che ancora nel 1977 si rinvenne un elmetto tedesco nella scarpata sottostante alla casa.

Dopo il rastrellamento di aprile la zona fu relativamente tranquilla, gli abitanti di Villaneta, ovvero la famiglia Amadori, corse un grosso pericolo quando di ritorno dalla Campigna, dove erano andati a battezzare l’ultimo nato, fu  presa di mira da colpi di mitragliatrice di un aereo ricognitore Alleato. Fortuna volle che tutti ne uscissero illesi.

La zona rimase tranquilla anche durante il passaggio del fronte di guerra: lo sfondamento Alleato avvenne nelle vallate del Savio e del Montone oltre che nel riminese, tuttavia i soldati tedeschi in ritirata fecero saltare la chiesetta. L’attuale cappella fu ricostruita nel 1952-53 dall’ASDF.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    



VILLANETA CASA PER FERIE


Gavelli: il salvatore.
Villaneta si salvò per “Il rotto della cuffia”, perché nel 1970 nacquero le Regioni a cui passò la proprietà demaniale,  alcuni anni dopo l'ASFD sarebbe stata abolita, almeno formalmente, infatti rimase come ex ASFD che ne continuò la gestione per conto della Regione Emilia Romagna. Cambiò la politica sull'utilizzo degli edifici rurali, che ora venivano dati in concessione ai cittadini, con preferenza alle associazioni, prefigurando una sorta di turismo sociale. E' in questa fase di passaggio delle consegne che si inserì Otello Gavelli che conosciuta Villaneta a nome della Coop. Ricreativa Culturale Leo Gramellini di Forlì, comunemente nota come “Valverde”, si adoperò per salvarla proponendosi prontamente di restaurarla e gestirla. Bloccando in tal modo i propositi di distruzione. La Regione Emilia Romagna diede in concessione alla Coop. Valverde la struttura di Villaneta con destinazione “Casa per ferie” nel 1973. La concessione prevedeva oltre al pagamento di un affitto la ristrutturazione per renderla atta allo scopo.

L'Epopea di Villaneta.(1973 – 1977)
Espletate le pratiche edilizie, (Licenza edilizia  n. 524 del 1/06/1974 e Nulla osta della Sovrintendenza  delle Belle Arti del 28/11/1974) che erano a  carico del concessionario, poterono cominciare i lavori di ristrutturazione. Trascorso l’inverno in data  12/04/1975 iniziò l’opera di “restauro”. Tali lavori sono dettagliatamente documentati nel “Diario di Villaneta” redatti dai frequentatori. La ristrutturazione interessò quasi esclusivamente l'edificio maggiore, su quello minore (legnaia) ci si limitò alla manutenzione ordinaria. I lavori furono eseguiti in economia  e quasi esclusivamente avvalendosi di lavoro volontario, infatti, avvenivano generalmente nei fine settimana. Grande era l'entusiasmo. Uno dei problemi maggiori era e sarà sempre quello della viabilità, ovvero il trasporto dei materiali a Villaneta dalla Campigna, molto fu fatto sulle spalle, ma era una fatica immane quasi due km. di strada con un dislivello di 180 mt. Gavelli trovò e acquistò una Jeep usata, targata TO H06163, era la variante costruita dalla FIAT e denominata campagnola, in passato l'automezzo era in dotazione alla “Celere” ed utilizzata per la repressione della manifestazione sindacali e popolari. Il nuovo utilizzo veniva interpretato come un evidente segno del mutamento dei tempi. Per il trasporto materiali più pesanti negli anni che vennero ci si avvalse anche di un trattorista locale.

 Terminano i lavori di ristrutturazione.
I lavori edili di ristrutturazione , come riporta il “diario, terminarono il 20 dicembre 1975 (anche se in qualche misura non terminarono mai perché la struttura necessita di una continua manutenzione). Nel 1976 si eseguirono lavori i lavori di rifinitura e di allestimento. Anche in questo caso l’opera di Gavelli fu insostituibile nel trovare gli arredi di seconda mano adatti allo scopo. Il 21/05/1976 l’Ufficiale sanitario autorizzò la struttura come casa per ferie. Finalmente il 25/06/1977 anche l'energia elettrica. Arrivò a Villaneta. Villaneta dopo complesse trattative con l’ex ASFD  in data 4/02/1977 aveva ottenuto la concessione di una centralina idroelettrica in disuso da molti anni, costruita nell'anteguerra per la zona di Campigna. Il ripristino fu complesso per ripristinare le condotte e sopratutto per rinvenire i pezzi di ricambi che dovettero essere costruiti o adattati ad hoc in quanto la ditta di Firenze che l’aveva costruita aveva chiuso oltre 30 anni prima.

L'epoca d'oro (1977 – 1983)
Dopo”l'epopea” dei lavori cominciò l'epoca d'oro della gestione di Villaneta. Periodo anch'esso contrassegnato dalla figura dominante e trainante di Otello Gavelli. La casa per ferie fu molta animata: Centri estivi per bambini, soggiorno di scolaresche, seminari di studio, soggiorno di famiglie e di gruppo di amici. Oltre alle numerose presenze fu un periodo eccezionale per lo spirito che vi aleggiava fatto di solidarietà, di partecipazione gli ospiti davano una mano nella gestione: non era una distaccata vacanza. Il primo centro estivo era formato da bambini di Galeata e Forlì, le cronache del centro estivo sono documentate dettagliatamente nel Diario di Villaneta a cura dell'animatore del gruppo Roberto Orlandi e iniziò il 30/06/1977.

In condominio coi ghiri.
I ghiri sono i coinquilini di Villaneta, ci sono e non hanno alcuna intenzione di lasciarla, nonostante gli iniziali tentativi di escluderli, si è ormai creato un equilibrio, una convivenza: - loro abitano nel sottotetto e gli umani al piano terra e primo. Alla notte li si sente scorazzare sopra la testa, e specialmente nella stagione degli amori si rincorrono e litigano. Verso sera seduti all'esterno se si osserva lo sporto di gronda del tetto ad una certa ora si profila contro il cielo chiaroscuro la loro sagoma, si guardano attorno e con un balzo acrobatico si gettano sulle fronde degli alberi prossimi alla casa.

La prima crisi.
Dal 1977 al 1983 fu un susseguirsi di presenze, continuarono i centri estivi. Gavelli continuò ad essere il motore, anche se l’impegno si faceva più pesante,  perché gli “aiutanti” man mano scemavano. Villaneta non era riuscita a diventare un’attività di tutta la Coop Leo Gramellini già sovra impegnata nella gestione del Casa del Popolo di Forlì. Era sempre di più una attività del solo Gavelli. Il momento di svolta che determinò la crisi avvenne durante il Centro Estivo del 1983. Un genitore che era andato a trovare la figlia a Villaneta scoprì che la bambina si era presa una zecca durante una passeggiata nel bosco. Apriti cielo, piantò un gran casino, Siccome era un personaggio “in vista” trovò grande ascolto, un giornale locale pubblicò la notizia come se fosse accaduto il finimondo. Gli amministratori si spaventarono, esaminati gli atti negli archivi si accorsero che non era mai stata rilasciata l’agibilità della struttura, che, in effetti, non era mai stata richiesta per dimenticanza o perché ritenuta non necessaria in quanto l’intervento edilizio aveva riguardato solo modifiche interne, inoltre i vari centri estivi erano sempre regolarmente autorizzati.
Il 24 ottobre 1993 il sindaco di Santa Sofia con atto n. 7301 dispose la cessazione di ogni attività a Villaneta in quanto priva di agibilità-attività.
Anche il Consiglio di amministrazione della Coop. “Valverde” si spaventò ed estromise Otello Gavelli da Villaneta.
La struttura rimase per qualche tempo totalmente chiusa, anche se l’’appartamento “legnaia” non avrebbe dovuto essere interessata dal divieto dell’ordinanza non necessitando di agibilità perché non interessata da interventi edilizi. Il fatto è che nella coop. Nessun altro era disposto ad impegnarsi per Villaneta vista, caso mai, come fonte di problemi.
Finiva così l’epoca eroica di Villaneta, l’epoca Gavelli.

Si continua.
Con la crisi conseguente all'allontanamento di Gavelli che ne era l'animatore Villaneta rimase per qualche tempo inutilizzata. Fu in questa fase che un gruppo di (allora) giovani raccolta da Davide Simoncelli si propose alla Coop. Leo Gramellini di occuparsi per conto della Cooperativa della gestione di Villaneta, si raggiunse ad un accordo e si riaprì.
La nuova gestione si mosse nello stesso solco della precedente. Basata sul volontariato, in sostanza i “soci” (come ci definivamo) andavano su per aprire e lavorare. Con lo scopo di non trarne alcun beneficio e mai ne hanno tratto, anzi non è mai esistito alcun rimborso spese personali, se l'economia della gestione aveva qualche avanzo lo si spendeva tutto per la casa.
Si notò una modifica nella composizione dei frequentatori, diminuirono fortemente le famiglie, rimasero costanti quella dei gruppi di amici, non si fecero più centri estivi autogestiti. Continuò la frequentazioni di classi e di gruppi di scout, se gli scout era bravi, ordinati e rispettosi della struttura non si può dire altrettanto delle classi come mostrano ancora numerose scritte scarabocchiate sui muri e sulle travi. La presenza di classi andò scemando per terminare dopo un episodio accorso riportato più avanti.

Interventi successivi alla ristrutturazione.
I lavori di ristrutturazione muraria finirono gli ultimi giorni del dicembre 1975,  ma i lavori di manutenzione straordinaria  non finirono e non finiranno mai, una vecchia casa per quanto solida e ben costruita, in mezzo ad una foresta ne necessita sempre in misura maggiore. Gli interventi più rilevanti furono:
L'abitabilità nel 1986 fu ottenuta l'abitabilità definitiva, fino ad allora si era andati avanti con abitabilità provvisorie. Nell'occasione si adeguarono gli scarichi alla normativa recente e si accatasto il fabbricato aggiornando le modifiche apportate con la ristrutturazione.
Rifacimento copertura delle coperture del tetto.
Nel 1992 si sostituì la copertura del tetto nell'edificio maggiore tetto ormai usurato con nuove lastre. Se eseguì anche il rifacimento dei comignoli e delle grondaie.
Nel 2003 fu rifatto il tetto dell'edificio “legnaia” le lastre in cemento amianto furono sostituite con lastre esenti da amianto, nell'occasione si sostituirono i travi usurati e si rifecero le grondaie. Si cercò , altresì, di isolare il sottotetto per impedire l'ingresso ai ghiri , operazione che si dimostrò ben presto inutile i ghiri rosicchiarono il legno e ricostruirono gli ingressi.
L'allacciamento all'ENEL.
La centralina idroelettrica era ecologica, ma era anche un’ossessione, era vecchia si rompeva sempre, la ditta che l'aveva costruita aveva chiuso da decenni, ogni ricambio dei pezzi andava costruito a mano. Ogni volta che si interrompeva bisognava prendere su e fare un lungo viaggio per andare a vedere e farla ripartire. A Villaneta c'era un’ampia scorta di lampadine perché all'improvviso aumentava il voltaggio e cominciavano a scoppiare. Erano anche presenti alcune stufe elettrica che venivano utilizzati da “assorbitori”, quando le lampadine si illuminavano troppo si accendevano per aumentare l'assorbimento di energia. Ma il problema maggiore era d'estate quando l'acqua calava e la Forestale non voleva che si utilizzasse l'acqua del laghetto perché doveva rimanere di riserva per eventuali incendi, in questo contesto la nostra centralina pur autorizzata dall' ex ASDF era da questa malvista.
La regione emise un bando per finanziare le energie rinnovabili, si fece domanda per rinnovare la centralina ma la nostra richiesta non fu finanziata.
Si decise pur a malincuore di rinunciarvi e di chiedere l'allacciamento all' ENEL. Ciò comportò la costruzione di un tratto di elettrodotto interrato, rimasto chiaramente nella mente di chi lo stava costruendo perché a scavo aperto scoppiò un mezzo diluvio universale. Sopravvivemmo.
I camini
Altro intervento di una certa consistenza fu il rifacimento dei due camini dell'edificio maggiore. Nell'appartamento più piccolo il fine era anche quello di limitarne la fumosità, ma lo scopo non fu pienamente raggiunto.
Il fabbricato legnaia
Questo edificio è stato quello che ha subito meno interventi di manutenzione straordinaria che in sostanza si sono limitati alla sostituzione della copertura del tetto,  alla costruzione  di un secondo servizio igienico, alla collocazione di palo che fungeva da pilastro sotto la cucina e per il resto solo ritocchi e normale manutenzione  ad intonaci e travi (antitarme).
Piccoli interventi di ripristino.
Nella fase finale della gestione della Cooperativa già “Valverde” si era iniziato ad eseguire qualche ripristino, più che altro estetico ai vani dell'appartamento piccolo dell' edificio grande (rimessa a nudo dei legni, impianto elettrico sotto traccia, banchine delle finestre) piccoli interventi appena abbozzati e sospesi per la volontà della Coop. UNICA (che aveva inglobato la “Valverde”) di rinunciare la concessione di Villaneta.
Il periodo delle difficoltà burocratiche.
Fu un fulmine a ciel sereno, parlo della diffida del Comune di Santa Sofia n. 9069 del 22/08/2000 che ordinava la sospensione dell’attività di soggiorno a Villaneta fino ad ottenimento dell’autorizzazione prevista dalla Legge Regionale n. 34/97.  Nemmeno eravamo a conoscenza di questa legge, l'andammo a vedere e Villaneta non ne era soggetta, regolava il soggiorno di gruppi di minori (in sostanza l’organizzazione delle vecchie colonie o dei centri estivi per minori che dal lontano 1982 Villaneta non aveva più organizzato). Esaminata la normativa in materia scoprimmo in effetti che per un’altra legge regionale la n. 34 del 1988, le case per ferie andavano autorizzate dai comuni. Verificammo, anche che altre strutture simili alla nostra mai avevano fatto richiesta di tale autorizzazione, ne gli era mai stata richiesta, altre ancor oggi mai l’hanno fatta.
 Il motivo della decisione del Sindaco era riportata in premessa alla diffida si riferiva: “A seguito dell’articolo del Resto del Carlino del  4/08/2000 ...”
Cosa era successo?  A Villaneta aveva soggiornato un gruppo di scout, durante il soggiorno una ragazza che camminava su un tronco divelto al suolo scivolò, il responsabile del gruppo si spaventò chiamò il pronto soccorso e siccome Villaneta non è raggiungibile dalle autoambulanze intervenne l'elicottero di soccorso. La ragazzina non si era fatta niente di rilevante, molta paura e qualche escoriazione, eseguiti gli accertamenti fu subito dimessa. La sfortuna volle che l’episodio  fosse stato pubblicato con una certa enfasi sul giornale.  L’articolo del Resto del Carlino ci era sfuggito e gli scout non ci avevano riferito dell'evento forse vergognandosi di aver esagerato. Decisamente a Villaneta i giornali hanno sempre portato iella, in tre occasioni hanno parlato di Villaneta e sempre sono subentrate conseguenze negative.
Sta di fatto che i funzionari si preoccuparono delle possibili ripercussioni, andarono a guardare nell'archivio e ritennero erroneamente che la presenza degli scout a Villaneta dovesse essere autorizzata ai sensi della Legge n. 34/97. Si precisa che il soggiorno degli scout non si configurava come attività  di centro per minori in quanto l’art.3 al punto 3 della Legge Regionale n. 34/97 precisa: ”Non sono soggetti ad autorizzazione i soggiorni diurni o comprendenti meno di quattro pernottamenti.”, e nel caso specifico i ragazzi vi avevano dormito solo due notti. I scout utilizzavano Villaneta solo come struttura di transito, quindi generalmente vi pernottavano una sola notte).
Facemmo comunque la domanda per ottenere dal Comune “l'autorizzazione per Casa per Ferie” ai sensi della L.R. n.34/88 di cui in effetti eravamo sprovvisti. Era una domanda semplice, Villaneta aveva già tutti i requisiti per ottenerla, ma andammo incontro ad una a vera e propria odissea burocratica. Come dimostra la stessa diffida che ci era stata fatta,  il Comune non sapeva come istruirla.
La nostra domanda fu protocollata con mesi di ritardo e solo a seguito delle nostre proteste, poi i termini furono sospesi perché il Comune chiedeva un “nulla osta ai sensi del DPR n. 327/80 della Azienda USL di Forlì”. L'Unità Sanitaria Locale non ci rilasciava il “Nulla osta” perché era un atto non previsto e non attinente alla pratica in corso.
Finalmente dopo reiterate proteste e solleciti l'autorizzazione ci fu rilasciata solo il 27/11/2001 e conteneva la prescrizione che in tutta la struttura di Villaneta di 500 mq  con tre cucine, 12 stanze da letto 8 servizi igienici potevano pernottare ospitate solo 19 persone, in quanto non essendosi dotato il comune di un regolamento delle case per Ferie, si ricadeva sui criteri delle strutture alberghiere che mal si confacevano con un edificio rurale costruito secoli prima. Per oltre un anno l’uso di Villaneta risultò inibito. Con l'autorizzazione i problemi amministrativi non ebbero termine. Cominciarono una serie di controlli da parte delle Guardie Forestali e dei Carabinieri della Caserma di Corniolo.
Ci furono dettate una serie di richieste: tenere un registro dei presenti, comunicare in anticipo alla stazione dei Carabinieri gli ospiti presenti, chiedere il permesso alla “Forestale “ ogni volta che si voleva scendere a Villaneta con la Campagnola (Limitazione perlomeno discutibile in  quanto la strada è classificata come strada vicinale). Nel 23/05/2004 ci furono notificate due pesanti sanzioni amministrative. La prima perché a Villaneta erano alloggiate 17 ospiti, anche se il limite massimo era di 19 ospiti a detta degli agenti accertatori si erano sistemati nel solo fabbricato maggiore, pur avendo la disponibilità dell' intera struttura e l’altra sanzione di cui non ricordo bene il motivo non avendo trovato in archivio la copia.
Facemmo ricorso alle sanzioni e queste furono annullate dalla Prefettura, dopo il ricorso la situazione migliorò decisamente, si riconobbe che nel nostro caso non c'era bisogno né di registro, né di comunicazioni alla locale Caserma dei Carabinieri. L'autorizzazione a raggiungere Villaneta con la campagnola divenne annuale.
E' doveroso precisare che in tutte queste traversie non coinvolsero il Corpo Forestale di stanza in Campigna coi cui i rapporti sono sempre stati buoni e collaborativi ed è con grande stima che ricordo il comandate Di Iulio.
E' indubbio che tutto questo stress burocratico abbia contribuito a logorare il gruppo dei soci che volontariamente gestiva Villaneta.
Per me era, ed è ancora, difficile pensare che tutta questa lunga odissea potesse essere derivata da uno scivolone di una scout, ripenso  alla proposta del demanio regionale di vendita di Villaneta e alla nostra opzione di acquisto avvenuta qualche tempo prima (in quanto affittuari avevamo in diritto di precedenza), e mi chiedo se qualcun altro fosse interessato all'acquisto e di conseguenza desiderasse che la struttura fosse liberata dalla presenza degli affittuari. Tutti pensieri che tuttavia non si basano su alcun elemento concreto che sia di mia conoscenza.

La seconda crisi
Un po' alla volta il gruppo cominciò ad assottigliarsi, c'era chi metteva su famiglia, chi era attratto da altri interessi, e chi rimaneva era sempre più sovraccaricato. Lo stress delle  “tensioni burocratiche” aveva lasciato un segno profondo.  Anche le presenze si assottigliavano, anche a causa del periodo di sospensione, si cercò una soluzione e fu trovata nell'ingresso di nuovi “soci”. A cui in sostanza fu data in gestione l'appartamento grande e quello della legnaia. Solo l'appartamento piccolo mantenne la natura di gestione pubblica e sociale, pur con grandi difficoltà in quanto del vecchio gruppo, dopo il 1974, era sopravvissuto solo il sottoscritto.
Nella nuova realtà le presenze si ridussero drasticamente: non più scolaresche e gruppi scout in quanto le dimensioni appartamento rimasto ad uso pubblico erano troppo piccole, rimaneva l’uso occasionale di qualche famiglia e gruppi d'amici. Da un punto di vista finanziario la struttura si reggeva grazie al contributo diretto dei “soci”. Mai si è gravato sulla Coop. UNICA titolare della concessione a cui, anzi, versammo un corrispettivo per la “tenuta della compatibilità”.

Fine di una storia.
  Nel corso del 2012 cominciamo a frequentare Villaneta alcuni ragazzi, che abitavano nel versante umbro-toscano dell'Appennino, avevano conosciuto Villaneta perché amici di un ragazzo che abitava in zona. Non erano visitatori usuali di quelli che si limitano a fare un soggiorno, ma si appassionarono alla struttura e al luogo,  contribuirono di loro iniziativa ad eseguire diversi lavori di manutenzione, vidi in loro lo stesso spirito che animava i primi frequentatori della struttura.
Eventi imprevedibili fecero precipitare la situazione.
La perquisizione.
Alle ore 5 di mattina del 13/06/2012. Fui svegliato dai carabinieri nella mia abitazione di Forlì, subito pensai ovviamente ad una disgrazia familiare, e fu quindi un sollievo quando mi ordinarono  di presentarmi alla Caserma dei Carabinieri di Corniolo entro il termine di un'ora perché doveva essere eseguita una perquisizione a Villaneta, precisando che se non mi fossi presentato avrebbero sfondato le porte. Mi avviai subito chiedendomi cosa mai fosse successo, ma personalmente ero scocciato ma tranquillo, in quanto sicuro di non aver compiuto nulla di biasimevole e tanto meno di illegale, l’unica ipotesi che mi venne in mente fu che qualche ospite vi avesse nascosto un po’ di marijuana, ma in verità propendevo più per l’ipotesi di un errore. 
Dal Corniolo poi accompagnato da 4-5 agenti “dei nuclei speciali” (così si presentarono, ma non capii bene speciali di che cosa, poi setti dell'antiterrorismo) e dai carabinieri della locale stazione,  ci recammo a Villaneta, rimanendo all’oscuro del motivo della perquisizione, siccome mi avevano fatto solo il nome di uno dei ragazzi toscani che avevo ospitato, arrivai a pensare che l'avessero preso con degli spinelli e ipotizzassero che li avesse nascosti a Villaneta.
 Alle 8,00 si giunse a Villaneta, alle 8,20 la perquisizione era terminata. Si vide subito che si aspettavano di trovare una realtà diversa. Scartai l'ipotesi della droga perché non frugarono da nessuna parte, diedero solo un’occhiata e in particolare guardarono solo i libri presenti, capii poi il motivo di questo interesse quando infine tornati al Corniolo mi fu consegnato l'atto di perquisizione. Dal mandato di perquisizione appresi che uno dei ragazzi era indagato in quanto di fede anarchica. In specifico era solo accusato di aver scritto con la bomboletta sopra su un bancomat e di aver esposto durante una manifestazione uno striscione con la scritta“ Terrorista è lo stato”. Si riportava anche, che durante la perquisizione della sua auto, avvenuta peraltro anni prima, erano stati rinvenuti strani aggeggi che si ipotizzava servissero per futuri attentati. Capii subito che si trattava di attrezzi del suo lavoro (era un potatore degli alberi che eseguiva salendoci sopra senza l'ausilio di elevatori, come, in effetti, risultò poi essere). Tuttavia si sospettava il ragazzo di essere in contatto coi “terribili” anarchici greci, per cui contro di lui era stato spiccato un mandato d'arresto. Nel verbale di perquisizione si riferiva che nulla di particolare si era rinvenuto. In conclusione Villaneta era una normale casa per ferie.
La vicenda degli “anarchici insurrezionalisti” ebbe un grande rilievo anche sulla stampa nazionale e nei telegiornali nazionali, poi la vicenda sparì completamente e solo con grande fatica sono riuscito a sapere che la vicenda si era conclusa dopo un anno e mezzo con la piena assoluzione “perché il fatto non sussiste” del ragazzo che tuttavia nel frattempo si era fatto 6-7 mesi di prigione e un tempo ancor maggiore di arresti domiciliari.

Sono sotto accusa. Fine della "Casa per ferie"
Nell'immediato non mi preoccupai troppo dell’evento: era un normale controllo conclusasi con esito positivo per Villaneta. Fatto sta che il giorno successivo la notizia era su un giornale che riportata il fatto con esiti allarmistici e cominciarono i guai. Qualcuno dei presenti alla perquisizione si era evidentemente preoccupato di andarlo a raccontare subito alla stampa locale. Fui convocato dalla direzione della Coop UNICA (Che nel frattempo aveva inglobato la Coop Leo Gramellini “Valverde”). Fui additato come irresponsabile anche dagli altri "soci" nella gestione della casa, in quanto colpevole di non aver utilizzato la struttura al solo scopo di “utilizzo personale” (sic). Fui diffidato seduta stante dal frequentarla ancora.
Villaneta era arrivata alla Coop. UNICA in eredità dalla Coop “Valverde”, per la nuova dirigenza, ormai scevra dalle idealità associative degli inizi, questa struttura era considerata ormai un inutile peso che non produceva alcun utile (ma nemmeno perdite come ormai tutte le Case del Popolo da loro gestite), colsero l'occasione per disfarsene e in quella occasione  comunicarono l’intenzione di rinunciare alla concessione di Villaneta, come, in effetti, avvenne.
Da quel giorno sono tornato una sola volta a Villaneta, il 27 settembre 2012, quando mi fu “concesso” di prelevare i miei beni personali, riuscì a portar via quanto mi fu possibile non avendo un fuoristrada per raggiungere Villaneta. Per oltre tre anni  non ho avuto lo stato d’animo di tornarla a vedere. L’elaborazione del lutto è stata lunga. Ho frequentato Villaneta dal 1976 - 77 al 2012. Si chiuse così la storia della "Casa per ferie" improntata da Otello Gavelli sui principi di un turismo sociale ed autogestito. Rispettoso dell'ambiente. Ho partecipato dal 1984 alla sua gestione, occupandomi in prevalenza delle pratiche burocratiche, che non finivano mai. Ero anche il muratore per i piccoli lavori.  Villaneta fu il luogo dove mia madre ha fatto le uniche "ferie" della sua vita. E' il luogo dove portavo i figli. In altre parole Villaneta è stata parte della mia vita.

Prologo.

“Rifugio Villaneta”: un nuovo inizio.

Nel 2012 concludeva l'esistenza della “Casa per ferie Villaneta”.
La Provincia, che nel frattempo era stata delegata dalla Regione nella gestione degli edifici rurali di sua proprietà, emanava un nuovo bando di concessione e nel 2014 concedeva in Uso Villaneta all’Associazione “Anime Casentinesi” composta da un gruppo di giovani  animati dallo scopo “di aprire qui un Rifugio Alpino per restituire ad un utilizzo collettivo una struttura di proprietà pubblica e favorire così la conoscenza e il rispetto per l’ambiente montano, per le foreste e per i suoi abitanti, umani e animali.
Una nobile finalità che è in linea di continuità con chi negli anni '70 partì con questa avventura.
Ci piace pensare che Otello Gavelli ne sarebbe contento.
Questi ragazzi hanno fatto una scelta coraggiosa e in controtendenza in quanto ormai la grande maggioranza di questi edifici rurali è diventata, di fatto, una seconda casa a uso personale.
A loro va il mio compiacimento ed augurio.




Bibliografia.
La storia della Foresta Casentinese nelle carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°. Di Antonio Gabbrielli e Enzo Settesoldi. Ed. dal Ministero dell’ Agricoltura e delle foreste.
Pane asciutto e polenta rossa. Di Pier Luigi della Bordella Ed. Arti Grafiche Gianferoni.
Otello Gavelli la sua storia la nostra storia. Autori vari Ed. Fondazione Ariella Farneti.

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Note biografiche di Palmiro Capacci



Nato da famiglia di contadini il 10 aprile 1955 nel podere Favale (Favèl), in località Francia (Frěncia), frazione di Cusercoli in Comune di Civitella di Romagna. Penultimo di sette fratelli.  Nel 1964, la sua famiglia trascinata dalla fiumana si arenò in un orto collocato entro la città di Forlì.

Attualmente svolge la professione di tecnico ambientale, ha fatto diversi mestieri: pastorello occasionale (portare al pascolo le pecore e le mucche del podere), ortolano, cameriere (durante le vacanze scolastiche), rivoluzionario di professione negli anni ’70 (funzionario della FGCI - PCI), poi disoccupato e lavoratore precario, dipendente del Comune di Galeata, infine vigile sanitario ed ambientale.

Per cinque anni ha svolto il pubblico incarico di Assessore all’ambiente nel Comune di Forlì.

Ha frequentato Villaneta dal 1976 al 2012 assumendo un ruolo di gestione dal 1985.

Di madre lingua “dialetto romagnolo”, parla correntemente l’italiano seppur con un rapporto dialettico con la grammatica e l’ortografia della lingua acquisita.

Ha pubblicato il libro Poi venne la fiumana che tratta delle comunità contadine nel periodo della loro trasformazione e dissoluzione ed è coautore del libro La Foja de farfaraz. Predappio: cronache di una comunità viva e solidale sulla storia di questo Comune nel ‘900. Ha di recente pubblicato il libro C’era una volta ... anzi appena ieri.

Altri suoi testi sono pubblicati sul Blog di Palmiro Capacci.

Si può contattarlo con l’e-mail: