mercoledì 26 ottobre 2016

ARPA MISTERIOSA (racconto fantastico)

Secondo racconto





Si tratta di un raccontino fantastico, che tuttavia esprime una nostalgia reale, Per capirlo è necessaria una breve storia di questo edificio e dei servizi che ha erogato.

L’edificio fu inaugurato nel 1935, come sede dell’ ISTITUTO DI IGIENE E PROFILASSI gran parti degli spazi erano occupati da laboratori biologici e chimici.

Nel 1971 fu ampliato con l’aggiunta di un piano.Il progetto di ristrutturazione è del compianto è amico e compagno Gianfranco Sacchetti, ingegnere dipendente della Amm.ne Provinciale. Il quale si preoccupò di mantenere il più possibile le caratteristica originale  almeno esternamente e non certamente per motivi ideologici (Gianfranco fu fino alla fine un comunista inossidabile), ma culturali ed in specie urbanistici.

 Con la istituzione del Servizio Sanitario Nazionale cambio la denominazione in PRESIDIO MULTIFUNZIONALE DI PREVENZIONE (P.M.P.) mantenendo una funzione laboratorista anche se ormai con un indirizzo ambientale (acque di scarico, rifiuti ….) e di controllo degli alimenti.

 Con la nascita di ARPA (1984 ) il PMP fu incorporato in essa mantenendo la sua funzione laboratoristica.

 Arpa ha ancora una funzione laboratoristica ma con tempo la accentrata in 3-4 laboratori regionali, quelli di Forlì sono stati chiusi per cui oggi i locali sono inutilizzati e semi vuoti o con una presenza umana rarefatta.

Incontrando gli ex colleghi che lavorarono nei laboratori è palpabili la nostalgia e il rimpianto della loro chiusura e credo che ne abbiano ben motivo: i laboratori godettero di un gran prestigio e svolsero una funzione sociale molto utile per la comunità.

 Ultima precisazione ARPA questanno ha cambianto ancora denominazione con l’aggiunta di una e (Arpae)



giovedì 20 ottobre 2016

L'adesione alla Resistenza dei cittadini di Predappio



                                                             di Palmiro Capacci




 
Predappio la “Città del Duce”, dove nacque e dove è sepolto. L'attuale capoluogo comunale nemmeno esisteva all’avvento del fascismo, fu costruito ad hoc per volere di Mussolini. Predappio era meta di pellegrinaggi già nel ventennio. Pellegrinaggi che continuano, in tono assai minore, tuttora per visitare la tomba di Mussolini. C’è chi immagina che questo paese non possa che avere il ruolo di contorno al “sepolcro” del duce del fascismo. Questa vulgata trova ormai diffusione anche in questa terra, in diversi ormai affermano che in fondo che male c’è se qualche “pataccone vestito di nero”, viene a fare il turista, a comprare un po’ di "souvenir". Si sente dire: “Ben vengano, lasciano un po’ di soldi”.

Ma Predappio è questo? Certo Mussolini curò in modo particolare il suo paese nativo, arrivarono molti finanziamenti statali. Si sa che i dittatori vogliono essere particolarmente amati nel paese d'origine.

All’inizio del ventesimo secolo Predappio aveva una consolidata tradizione democratica e rivoluzionaria. Con l'avvento del Regime fascista molti antifascisti che non si adeguarono al nuovo corso dovettero emigrare, altri cittadini arrivarono nel "paese nuovo" perché c'era lavoro nei cantieri e nelle nuove industrie, naturalmente la precedenza era data agli elementi di fiducia, ma ciò non sempre era possibile, perché, occorrendo mano d’opera qualificata, arrivarono anche operai dal nord Italia con un'elevata coscienza di classe. E’ evidente che chi guarda la storia “da fuori” e ne accetta la vulgata acriticamente è portato ad identificare Predappio col cittadino famoso cui diede i natali. Eppure la storia non è andata così.

Predappio non fu solo la “Città del Capo”, fu (ed è) molto altro. Guardando i dati della partecipazione alla lotta di Liberazione vediamo che questo Comune diede un contributo non trascurabile. Certo ciò appare come un fatto eccezionale: poteva essere diverso, data la sua particolare condizione e invece la sua vecchia anima rivoluzionaria, socialista e in definitiva antifascista, pur scalfita ed ammutolita per molti anni, riemerse dall’ombra ancora vitale.

In Comune di Predappio risultano essere nati 60 partigiani e 41 patrioti per un totale di 101 elementi, di cui 8 donne. Se rapportati alla popolazione residente (censimento del 1936) la percentuale dei resistenti e dell’1,1%, leggermente inferiore alla media Provinciale che è l’1,3%.

Tuttavia nell’esaminare i dati sull'adesione alla resistenza dei predappiesi occorre tener presenti due considerazioni:

1)     Nell’analisi dei dati delle adesioni alla resistenza attiva dell'allora Provincia di Forlì che comprendeva Rimini, si è utilizzato come elemento di riferimento il Comune di nascita, ma il Comune di Predappio dal 1923 ampliò notevolmente il suo territorio a spese dei Comuni vicini, per questo uno studio che si basi fondamentalmente sul Comune di nascita, non può che registrare dei dati sottostimati. Chi era nato nei territori accorpati a Predappio risulta all'anagrafe nato in un altro Comune.

2)     Predappio non fu al centro dello stanziamento Partigiano, ed uno degli elementi che portarono a più alte adesioni era appunto la presenza stabile delle loro formazioni sul territorio.

Se esaminiamo anche i partigiani residenti a Predappio ma nati altrove il numero è destinato a crescere notevolmente, di 85 unità. Molti di questi cittadini sono immigrati a Predappio anche da località lontane, ma in diversi ricadono nella situazione sopra descritta, per questo risultano nati in un Comune limitrofo ,anche se in alcuni casi non hanno nemmeno cambiato casa di residenza. A questi bisogna aggiungere n. 15 partigiani nati a Predappio ma che hanno operato in formazioni partigiane d'altre province della regione: 12 a Ravenna, 2 Modena e 1 a Parma e almeno altri 2 che hanno operato con la Resistenza Jugoslava. In totale fra nati e/o residenti a Predappio raggiungiamo la cifra di 127 partigiani e 76 patrioti. Esponendo diversamente i dati abbiamo che 67 partigiani sono nati a Predappio ma emigrati altrove, altri 49 sono nati a Predappio e continuano a risiedervi, 85 figurano come immigrati da altri comuni. Dei due che operarono all'estero non abbiamo informazioni salvo che una testimonianza di Adler Raffaelli in un articolo in cui tuttavia non riporta i loro nomi. Non sappiamo se vi siano altri "resistenti" originari di Predappio che abbiano operato fuori dalla regione , a parte il caso particolare di Adone Zoli.

Predappio mostra negli anni venti e trenta un’alta mobilità demografica e un forte aumento della popolazione che passa dai 7.293 ab. del 1921(dato rapportato al territorio attuale) ai 9.210 del 1936 per crescere ancora con l'apertura degli stabilimenti Caproni. Non meraviglia quindi la forte immigrazione determinata dalla nascita del nuovo paese e dalla industrializzazione, meraviglia invece la forte emigrazione, infatti, molti volenti o nolenti dovettero abbandonare il paese per motivazioni politiche: il Duce e i suoi seguaci non gradivano la presenza di antifascisti nella “Città del Capo” e quindi si spiega che fra gli oriundi di Predappio vi sia stata una consistente adesione alla Resistenza.

Il numero dei partigiani deceduti che erano nati a Predappio è di 7 unità (6 nella nostra provincia ed 1 nel ravennate). Fra i residenti le vittime della repressione nazifascista furono 18.


I dati comprendono gli abitanti di Fiumana

e degli altri territori aggiunti fra il 1924 e il 1927.


L'adesione alla Resistenza dei predappiesi è piuttosto precoce; ben 37 su 134 aderiscono già nel 1943, e dopo il mese di giugno 1944 gli arrivi sono solo 10 di cui nessuno nel mese d'ottobre. In sostanza non c’è stata la corsa all’ultimo momento “in aiuto a liberatori”. Nei paesi ci si conosceva tutti e nell’autunno del ’44 lo spartiacque si era già definito, poi chi era stato alla macchia per diversi mesi probabilmente non gradiva troppo le adesioni dell’ultima ora. Fra i nati a Predappio ed emigrati altrove, l’adesione è ancora più precoce: ben 22 su 67 entrano nella Resistenza già nel 1943.

 Dall’analisi dei dati sull'intera provincia, si è rilevato che la grandissima parte dei "resistenti" proveniva dai ceti popolari, contenuta fu la presenza dei ceti medi ed addirittura sporadica quella dei ceti elevati. A Predappio (nati e/o residenti) questa tendenza è ancora più marcata: oltre la metà è composta da mezzadri o braccianti. Di coltivatori diretti ce n’è solo uno (forse altri due che sono classificati genericamente contadini). Corposa è la presenza d'operai (43 elementi). Gli artigiani e commercianti sono solo 9. Gli impiegati sono 10 e sono di "basso" livello: solo 3 di loro hanno conseguito un diploma.

I livelli d'istruzione vanno di pari passo con quanto affermato sulla composizione sociale, su 201 elementi solo in 9 hanno frequentato un corso d'avviamento professionale e solo in 4 (di cui uno ancora studente) hanno frequentato una scuola media superiore, nessuno l’università.

Evidentemente a Predappio l’egemonia che il regime esercitò sui ceti medi e sulla piccola borghesia, concentrati nel capoluogo, fu più forte che altrove, mentre, nonostante gli sforzi sostenuti, rimase assai debole sui ceti popolari. Non ci sono dati precisi al riguardo, ma va notato che la situazione è diversificata fra i tre maggiori centri abitati del Comune; è facile supporre che le frazioni e la campagna abbiano dato un sostegno assai maggiore alla Resistenza rispetto al Capoluogo.

Le schede matricolari dei partigiani e patrioti contengono anche la voce riguardante la località di residenza e di nascita, ma il dato riportato non è affidabile perché spesso non è compilato, oppure si è ripetuto il nome del Comune, invece di precisare la frazione o la parrocchia. Dei 134 residenti nel Comune solo 61 precisano la frazione, esattamente: Fiumana 30, Tontola 13, Porcentico 9, San Savino 4, Santa Marina 3, Predappio Alta 1 e San Cassiano 1. Per i caduti residenti a Predappio si conoscono le frazioni dove abitavano: Porcentico 7, Fiumana 6, Predappio Alta 2, Santa Marina 2, San Savino 1 e Predappio 1.

Nel complesso Predappio fu e rimase un Comune antifascista, nonostante fosse il “Comune natale del Duce”, con tutto quanto ne conseguì.

A molti e specialmente ai forestieri che non conoscono lo spirito che animava la terra di Romagna una così elevata partecipazione alla Resistenza antifascista proprio a Predappio potrà sembrare inconcepibile, ma questo è stato.

"Riappropriamoci della nostra storia", si dice da più parti con riferimento a Predappio. Siamo totalmente d’accordo: Predappio non si può ridurla alla “Città del Capo”, è molto di più e d'altro, per questo i democratici e gli antifascisti devono amare ed essere orgogliosi di questo comune romagnolo.



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PARTIGIANI E PATRIOTI NATI E/O RESIDENTI A PREDAPPIO

(Fonte: dell'Università di Bologna - Dipartimento discipline Storiche, 
Antropologiche e Geografiche (Progetto diretto da Prof. Luca Casali). 







PARTIGIANI CADUTI

NATI E/O RESIDENTI A PREDAPPIO.

Fonte: ANPI Forlì - Cesena

            Alfezzi Pietro di Giovanni.
Nato a Predappio il 29 giugno 1904, residente a Forlì, coniugato e padre di un figlio. Riconosciuto partigiano dell'8 brigata con ciclo operativo dall'11 febbraio al 5 settembre 1944. Impegnato nel servizio logistico dell'8a brigata Garibaldi, per la raccolta e l'invio di armi e materiali, fu scoperto e arrestato il 7 luglio 1944. Non si conoscono il luogo della detenzione e il trattamento riservatogli. Il 5 settembre 1944 veniva fucilato al Campo d'aviazione di Forlì assieme ad altre 29 persone.
            Bandi Carmela di Battista
Nata a Predappio il 23 ottobre 1881 e residente a Russi (RA) – Casalinga
Riconosciuta partigiana della 28a Brigata Garibaldi “Mario Gordini” con ciclo operativo dal 2 luglio 1944 al 14 novembre 1944. Si presentò volontaria per una rappresaglia in sostituzione del figlio. Veniva fucilata sotto il ponte San Michele di Ravenna.
            Bertaccini Giuseppe fu Giovanni.
Nato a Civitella di Romagna il 31 luglio 1887, residente a Porcentico, Comune di Predappio, coniugato e padre di cinque figli. Riconosciuto partigiano della 8a Brigata con ciclo operativo dal 10 gennaio 1944 al 23 agosto 1944. Il 17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, dopo aver circondato l'abitazione a Porcentico, lo trassero in arresto e lo picchiarono assieme al fratello Angelo affinché rivelassero quanto era di loro conoscenza. Tradotto e imprigionato a Civitella assieme a una trentina di persone, il 23 agosto venne prelevato con altri cinque e fucilato in San Filippo, sulla strada per Collina alla periferia di Civitella.
            Bravetti Primo di Alvaro
Nato a Predappio il 13 agosto 1921 ed ivi residente – Bracciante agricolo.
Riconosciuto partigiano della’8a Brigata Garibaldi con ciclo operativo dal 16 dicembre 1943 al 1 novembre 1944.
Caduto in combattimento a Fiumana frazione di Predappio.
            Casadei Onorio di Amedeo.
Nato a Predappio il 16 marzo 1923, residente a Forlì, frazione di Branzolino, mezzadro, primo di tre fratelli, celibe.Riconosciuto partigiano della 29a Brigata GAP con ciclo operativo dal 10 gennaio al 30 novembre 1944. Arrestato il 1 settembre 1944, fu incarcerato a Forlì e poi deportato in Germania. Risulta morto a Bruex il 16 gennaio 1945.
Galeotti Primo Di Mario Ottavio.
Nato a Mortano il 24 febbraio 1895, residente a Porcentico, colono, coniugato e padre di quattro figli. Riconosciuto partigiano dell'8a brigata con ciclo operativo dal 1 gennaio al 23 agosto 1944.
Il 17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, dopo aver circondato l'abitazione, a Porcentico, lo trassero in arresto e lo picchiarono affinché rivelasse la presenza e il recapito degli altri partigiani. Tradotto a Civitella assieme ad una trentina di persone, il 23 agosto venne prelevato con altri cinque e fucilato in San Filippo, sulla strada per Collina alla periferia di Civitella.
            Landi Pietro di Alfredo.
Nato a Civitella il 23 gennaio 1922, residente a Fiumana di Predappio, operaio, primo di cinque figli, celibe. Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con ciclo operativo dal 1 febbraio al 7 aprile 1944.
La mattina del 7 aprile 1944 morì durante la battaglia di Calanco nei pressi di Fragheto
            Mercatali Ariodante di Domenico.
Nato a Predappio l'11 febbraio 1927, ivi residente in frazione Fiumana, manovale, secondo di cinque figli, celibe. Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con ciclo operativo dall'8 settembre 1943 al 24 aprile 1944. Partigiano dell'8a, catturato, tradotto alle carceri di Forlì, veniva poi condotto ad Alessandria e fucilato il 24 aprile 1945.
            Palareti Aldo di Augusto.
Nato a Predappio il 28 aprile 1909, residente a Galeata, sarto, coniugato e padre di un figlio. Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con ciclo operativo dal 10 settembre 1943 al 23 aprile 1944.
La sua abitazione era punto di riferimento per i materiali, le armi e gli uomini che dovevano raggiungere la brigata partigiana in via di organizzazione.
 Nel febbraio 1944, dopo l'assalto alla locale caserma della GNR, gli fu impossibile continuare l'attività a Galeata e raggiunse la brigata. Portatosi verso Galeata per sfuggire al Grande rastrellamento d'aprile, venne catturato alle ore 2 del 23 aprile 1944, assieme a Libero Balzani, Luigi Bandini e Bruno Patrignani, in località Rio Secco.
Dopo sevizie, fu fucilato nella stessa mattinata presso la cosiddetta "fabbrica delle ginestre" senza alcun processo -nemmeno sommario- incolpato della morte dello squadrista Secondo Ghetti.
Medaglia d'argento al VM.
 
            Piazza Antonio di Giovanni.
Nato a Predappio il 27 marzo 1923, residente a Forlì in frazione S. Martino in S., quinto di undici fratelli.Riconosciuto partigiano della 29a Brigata GAP con ciclo operativo dal 11 gennaio al 29 maggio 1944.
Ferito il 25 maggio 1944, decedeva all'ospedale di Dovadola il 29 maggio.
            Scala Antonio di Giovanni.
nato a Bagno di Romagna. il 20 gennaio 1927, residente a Predappio, frazione di Porcentico, colono, secondo di nove figli.
Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con ciclo operativo dal 15 marzo al 23 agosto.
Residente a Porcentico, il 17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, dopo aver circondato l'abitazione, lo trassero in arresto assieme al padre Giovanni e al fratello Francesco. Tradotti a Civitella assieme ad altre trenta persone. Il 23 agosto venne prelevato con altri cinque, tra i quali il padre e il fratello, e fucilato in San Filippo, sulla strada per Collina alla periferia di Civitella.
            Scala Francesco di Giovanni.
Nato a Bagno di Romagna il 12 marzo 1929, residente a Predappio in frazione Porcentico, colono, terzo di nove figli, celibe. Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con ciclo r operativo dal 15 febbraio al 23 agosto 1944.Il 17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, dopo aver circondato la sua abitazione sita in Porcentico, lo trassero in arresto assieme al padre Giovanni e al fratello Antonio. Tradotti a Civitella assieme ad altre trenta persone. Il 23 agosto venne prelevato con altri cinque, tra i quali il padre e il fratello, e fucilato in San Filippo, sulla strada per Collina alla periferia di Civitella.
            Scala Giovanni fu Angelo.
Nato a Bagno di Romagna il 26 agosto 1888, residente a Predappio frazione di Porcentico, colono, coniugato e padre di nove figli.
Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con ciclo operativo dal 1 gennaio al 23 agosto 1944.Il 17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, dopo aver circondato l'abitazione, lo trassero in arresto assieme ai figli Antonio e Francesco e altri trenta abitanti di Porcentico, padri e parenti di partigiani. Portati a Civitella furono rinchiuse nelle locali carceri. Il 23 agosto venne prelevato coi due figli e fucilato in San Filippo, sulla strada per Collina alla periferia di Civitella.
            Valentini Carlo fu Luigi.
Nato a Santa Sofia il 14 ottobre 1882, residente in Predappio in frazione Porcentico, colono, coniugato e padre di quattro figli.
Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con ciclo operativo dal 1 gennaio al 23 agosto 1944.Il 17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, svolsero un rastrellamento contro l'abitato di Porcentico incendiando alcune case e maltrattando gli abitanti. Arrestato con altre trenta persone, padri e parenti di partigiani, fu condotto a Civitella. Il 23 agosto venne prelevato con altri cinque, Scala Giovanni con i figli Antonio e Francesco, Giuseppe Bertuccina, Primo Galeotti, e fucilato in San Filippo, alla periferia di Civitella.

Altri predappiesi morti in guerra dopo l’8 settembre.

Non riportati nel monumento collocato nel parco della Residenza Comunale: Balzani Ruffillo, anni 45 di Predappio. Bartoli Duilio, anni 19 di San Savino. Milanesi Giovanni, anni 21 di Santa Marina. Limoncelli Nello, anni 22 di Fiumana. Versari Sergio, anni 22 di Santa Marina
Nella lapide posta nelle scuole di Fiumana troviamo anche il nome di Tassi Rag. Giovanni. Padre Vittorino ricorda la signora Vittoria Mengozzi e il Rag. Benizzi Versari, ma ve ne furono altre.
Questi elenchi non esauriscono le vittime di guerra: andrebbero innanzitutto aggiunti i soldati morti al fronte o in prigionia, qualche altra vittima dei bombardamenti e delle mine, di cui non abbiamo trovato gli elenchi.


ANTIFASCISTI E PERSEGUITATI POLITICI
DI PREDAPPIO NEL VENTENNIO

Tratto dai libri dell'ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati politici Italiani Antifascisti): “I Sovversivi Antifascisti e perseguitati politici in Provincia di Forlì 1926 – 1943” di Luciano Casali e Vladimiro Flamigni e “La provincia del duce contro il fascismo” di Berto Alberti (Battaglia) e Luigi Zanchini.

Predappiesi condannati dal Tribunale speciale del regime fascista.

Bartoli Quinto, nato a Predappio il 19 ottobre 1906, bracciante. Residente a Predappio.
Arrestato il 22 novembre 1930 con altri 140 facenti parte di un’organizzazione comunista operante in Romagna. Deferito al Tribunale speciale il 16 febbraio 1931 fu condannato a tre anni di carcere per appartenenza alla cellula diretta da Domenico Venturelli e composta da Natale Valla, Giovanni Malpezzi, Ermenegildo Fagnocchi per avere diffuso stampa e inalberato bandiere rosse. L'11 novembre 1932, in occasione dell’amnistia per il decennale della marcia su Roma, fu liberato dal penitenziario di Firenze e sottoposto a vigilanza.
Guardigli Alfredo, nato a Predappio l’11 giugno 1910, maniscalco. Residente a Predappio.
Arrestato il 1° dicembre 1930 per appartenenza all’organizzazione comunista, fu deferito al Tribunale speciale unitamente a 140 comunisti romagnoli. Il 2 maggio 1931 fu condannato ad un anno di carcere (che trascorse a Regina Coeli di Roma), perché collaboratore del capo settore Alfredo Samorì nella diffusione della stampa e nella raccolta fondi per il Soccorso Rosso. Liberato alla fine della pena il 30 novembre 1931, fu sottoposto a vigilanza.
Boattini Domenico, nato a Predappio il 6 gennaio 1862, invalido. Residente a Predappio
Militante socialista fin da prima della “grande guerra” subì le persecuzioni fasciste. L’8 aprile 1938 fu arrestato per discorsi antifascisti e il 2 maggio condannato a cinque anni di confino ad Amendolara (Cs) commutati in ammonizione il 6 giugno 1939 in considerazione della cattive condizioni di salute.
 

martedì 11 ottobre 2016

Cenni storici sulla nuova Rocca delle caminate, con foto


La Rocca delle Caminate .
 La rocca rifatta




Dal libro: La Foja de Farfaraz. Predappio: cronache di una comunità viva e solidale.




La Rocca delle Caminate – La rocca rifatta
( ... )

Negli anni fra il 1924 e il 1927, la rocca fu oggetto di un radicale restauro, o per meglio dire di una ricostruzione che tenne poco conto delle caratteristiche storiche del manufatto. I lavori furono finanziati con una sottoscrizione “volontaria” indetta fra i cittadini della Romagna e con prelievi forzosi dalle buste paga, (1) su iniziativa della Federazione Fascista di Forlì, per poi essere donata a Benito Mussolini che la elesse sua residenza estiva. Sulla torre, riedificata, fu installato un faro che emetteva un fascio di luce tricolore con una potenza che lo rendeva visibile ad oltre 60 km di distanza. Nel complesso della Rocca fu inoltre costruita una caserma militare per il corpo di guardia.

Il 27 settembre 1943, a Rocca delle Caminate si tenne la prima riunione del Consiglio dei Ministri della Repubblica Sociale Italiana. Durante la Repubblica Sociale il complesso della Rocca fu luogo di tremende torture inflitte a partigiani e civili sospettati di sostenere la Resistenza. In quelle circostanze perse la vita il comandante partigiano Antonio Carini (detto Orsi), ucciso il 13 marzo 1944 dopo essere stato lungamente torturato. Il corpo fu gettato nel fiume Bidente dal Ponte dei Veneziani a Meldola.

Alla Rocca fu imprigionata e torturata anche Irma Collinelli, di Galeata e cittadina di Predappio dal 1945 quando andò in sposa a Giuseppe Ferlini sindaco della Liberazione.

Nell’immediato dopoguerra la Rocca fu sequestrata ed incamerata dallo Stato, ma col mutare del clima politico fu poi restituita nel 1952 a Rachele Guidi alla quale il marito, nell’anteguerra, aveva stipulato un atto di vendita per un “prezzo quasi simbolico”. Nel 1962, quando era ormai inutilizzata da quasi 20 anni e stava per essere sottoposta al vincolo delle Belle Arti, lo Stato la ricomprò tramite l’Ente Nazionale per la Maternità e Infanzia, per la cifra allora consistente di 45 milioni di lire. Nel 1971 fu acquistato per 48 milioni di lire dall’amministrazione Provinciale.


NOTA(1): per i contadini, che non avevano busta paga, li si aspettava ai mercati dei paesi e lì indotti a sottoscrivere, mia madre ricordava quando il Nonno Muratti, fiero socialista, tornò a casa “smadonnando” perché fu costretto a sottoscrivere per la Rocca. La natura forzosa della sottoscrizione la si può desumere anche dal Popolo di Romagna, organo della Federazione Provinciale del Fascio, il giornale sponsorizza una serie di sottoscrizioni per case e monumenti al fascio, ma non quella della Rocca delle Caminate, perché sa che essendo obbligatoria non è necessario convincere i cittadini.




                                       Rocca delle Caminate anni '30 Mussolini in paseggiata

                                  Rocca della Caminate: Basta con la guerra del Duce 18 aprile 1943

                                    Cambio della guarda alla Rocca del Battaglione M. - 1943




 Militi del Battaglione M alla Rocca delle Caminate

LA ROCCA DELLE CAMINATE LUOGO DI TORTURE
"Testimonianza di una signora di Predappio Pubblicata nel Libro La Foja de Farfaraz ..." 


Sapevamo quello che succedeva, sì lo sapevamo ce lo dicevano i vicini (quelli che abitavano vicino alla Rocca). Si sentivano degli urli … perché facevano le torture e si sentivano dal di fuori, gli urli. Io ho lavorato alla Rocca delle Caminate, te lo dico perché io ci ho lavorato con la Forestale … e una volta sono andata col custode a vedere il faro … io volevo vedere il faro, e lui mi disse: “Un giorno che siete libera” - perché io accudivo il giardino -“ che siete nel giardino venite su con me che andiamo a vedere il faro.” e sono andata su, quando ho girato, che c’è una scala che svolta per andare al faro, c’era una finestra e io vedevo un salotto con tutti i cuscini dentro e lui mi disse: “La mia signora …” - ed era un fascista anche lui! – “quello che si vede lì, io spero solo in Dio che sia la fine, se no non ce la faccio più...”. Ecco! Ed era un fascista eh! Solo che si vede che era un fascista un po’ cosciente … e che vedeva delle cose che non si possono ingoiare.


 Rocca delle Caminate - Le celle dei prigionieri. 1943 -44
 Foto segnaletica della polizia fascista di Antonio Carini,
 catalogato come pericoloso sovversivo comunista
 Antonio Carini volontario in Spagna

 Partigiani di Galeata: Irma Collinelli è al centro col libro
 La lapide che ricorda il martirio all' ingresso della Rocca
(E' relativamente nuova perchè la prededente fu distrutta da un atto vandalico fascista)

IL RESTAURO 
 Lavori di restauro alla Rocca
La Rocca restaurata.
 Ora la Rocca è stata restaurata, manca il faro, qualcuno ha chiesto che sia istallato. Chissà se il faro del Duce tornerà ad illuminare la Romagna?