di Palmiro Capacci
La “Zöpa dla
Canzlëra” e la Regina
d’Inghilterra
Nobiltà e decadenza
Tira la sēga, mettla a e sôl
Quand la j’é sèca, la manda l’udôr
Zum, zum, zum, zum.
Per noi era la “Zöpa dla Canzlëra”, ma lei si definiva la “Regina d’Inghilterra”.
Viveva sola nel podere La Cancelliera (La Canzlëra) posto sul monte Brucchelle (Mônt Bruchêl), di là del crinale, quindi
in Comune di Predappio. Viveva quasi in cima, per questo talvolta scendeva
verso Predappio e altre volte verso Cusercoli e in questo caso passava davanti
a Fasfino.
Della Zöpa dla Canzlera mi è rimasta
impressa sostanzialmente un’unica immagine, nitida, indelebile. La rivedo come
in uno spezzone di film mentre transitava davanti alla nostra casa per la
strada bianca e polverosa, era in viaggio di ritorno da Cusercoli, in un giorno
assolato, in piena estate, con le stoppie ingiallite e gli alberi ancora verdi,
le cicale frinivano, nulla si muoveva, anche l’aria pareva immobile, no, anzi a
ben guardare in lontananza vibrava ed evaporava ondeggiando, come succede nelle
strade asfaltate durante la calura estiva, … all’improvviso, come d’incanto da
dietro alla curva appariva la figura di una donna di mezza età, magra,
longilinea, con un passo claudicante si spostava lentamente ma senza sosta. Non
si fermava a prendere fiato, non si fermava a salutare o a bere un bicchiere
d’acqua. Transitava fino a scomparire dietro un’altra curva. La donna era
vestita con colori vivaci, aveva l’ombrello aperto per ripararsi dal sole, il
parasole era di un colore rosso: un rosso sgargiante tendente al lillà e a
guardarla da vicino si poteva notare che sulle labbra aveva due dita di
rossetto che faceva risaltare ancor di più l’austera tristezza di un volto che
raramente aveva conosciuto il sorriso. Veniva da chiedersi se era reale o
un’allucinazione.
Ai bambini, ma anche ai grandi non dava
troppa confidenza; non incuteva paura, ma un po’ di timore nei bambini e di
disagio nei grandi, probabilmente per la sua diversità. “La j’è mata” talvolta si precisava, ma quando si diceva ciò non
c’era solo compassione nelle parole, ma forse anche un po’ d'imbarazzo e d’invidia,
in fondo la normalità della monotona e misera vita del contadino non aveva
molto d'invidiabile forse come retro pensiero inconscio o inconfessabile si
poteva pensare che almeno i pazzi vivevano esperienze diverse e più eccitanti;
qualcuno a mezza voce mormorava: “Chi sa? Forse in t’la su pazia la sta mèj
ad nujētar” ( Chissà? Forse nella sua pazzia è più felice di
noi).
Di che vivesse una donna sola che abitava in un podere
sperduto non saprei. Non abitava lontano, ma di lei
si sapeva assai poco. Per un certo tempo abitava con un fratello, poi rimase
sola, probabilmente i parenti l’aiutavano e, nonostante stesse un po’ sulle
sue, qualche aiuto lo riceveva anche dai vicini, come era uso a quei tempi.
Possedeva in ogni caso qualche risorsa in proprio, tanto che si faceva cucire i
vestiti dalla sarta di Cusercoli e, come mi ha riferito la figlia di quella
sarta, ha sempre pagato regolarmente. Pensavo che lei non fosse d’origine
contadina, facevo fatica ad immaginare una contadina romagnola dei tempi andati
che si proteggesse dal solleone con un ombrello dai colori sgargianti, invece
proveniva proprio da una famiglia contadina, per quanto anomala ed originale
era parte della comunità rurale. Chissà quale fu la sua storia?
Molti anni dopo, quando non ero più un
bambino contadino, ma un maturo cittadino mi è capitato di parlare con alcuni
abitanti di Predappio, che ricordavano benissimo la Zöpa, ma loro la conoscevano
come la “Regina d’Inghilterra” … mi raccontarono di quando scese giù a
Predappio e, recatasi in Comune, irruppe nell’ufficio del sindaco e prese il
primo cittadino ad ombrellate in testa, perché a suo dire le aveva mancato di
rispetto, a lei che era la
Regina d’Inghilterra. Intollerabile. Il Sindaco si prese su
le ombrellate con spirito di comprensione e sopportazione; allora c’erano dei
grandi amministratori che se si prendevano un’ombrellata in testa, non la
facevano tanta lunga e non si mettevano a fare le vittime per tutto il paese.
Ho conosciuto un nipote della nostra
protagonista, l’ho trovato deludente non aveva nulla del pathos della zia.
Aveva ereditato “La
Cancelliera”, si vergognava di chi gliela aveva lasciata, ne
parlava malvolentieri, ma forse non l’aveva nemmeno conosciuta. Voleva solo disfarsi
del podere vendendolo al proprietario del vicino allevamento di “bigatti”.
Rimpiango di non aver mai avuto il
coraggio di parlare con la nobile Regina d’Inghilterra (ammesso che lei si
fosse degnata).
Ruderi del podere la Cancelliera - Comune di Predappio
UN POVERO CRISTO (Un por s-cién)
Tratto da un altro capitolo di "Poi venne la fiumana".
Per terminare riporto un altro episodio
che, pur essendo un caso limite, aiuta a capire il clima di quei tempi. Poco prima della seconda guerra mondiale,
viveva a Predappio un “povero cristo” che aveva la sventura d’essere
balbuziente, ma soprattutto aveva la sfortuna di vivere in condizioni d’estrema
miseria, quella più dura, quando è un problema quotidiano sapere se e cosa
mangiare la sera e il giorno dopo. Non aveva nulla, ma una moglie l’aveva
trovata. Questa moglie ebbe la brillante idea di partorire, e come se non
bastasse non si limitò ad un figlio …
fece addirittura due gemelli. Il povero uomo si recò in Comune per
chiedere al podestà Pietro Baccanelli se gli “passava” una capra per integrare col latte
l’alimentazione dei due neonati in quanto quello della moglie malnutrita non
sarebbe bastato. Quello della capra era uno dei servizi in aiuto alla maternità
erogato dai servizi sociali del Comune ai cittadini più indigenti, ma il quel
momento l’amministrazione comunale aveva grossi problemi di bilancio e il
podestà con rammarico disse al povero disgraziato che la capra non gliela
poteva concedere. L’uomo con tutta la calma rassegnata, che la miseria più nera
determina, non si scompose più di tanto, e balbettando rispose: ”Non potete darmi la capra? Pazienza. Adesso
vado a casa scelgo il più bello e lo tengo, l’altro lo affogo”. Detto ciò
lasciò il podestà che sul momento era rimasto stupefatto e non riuscì a
replicare, ripresosi dallo sconcerto temette che l’uomo avrebbe potuto
effettivamente fare ciò che aveva promesso, lo fece richiamare mentre già stava
scendendo le scale del palazzo comunale e gli disse che avrebbero trovato i
soldi per la capra.
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