La versione completa è pubblicata , assieme a favole e racconti sull'infanzia contadina nel libro " C'ERA UNA VOLTA ... ANZI APPENA IERI " Che sta uscendo in libreria ed è già a disposizione dell' autore.
e mail: palmiro.capacci@gmail.com
Le filastrocche romagnole riportate, raccolte nell’opuscolo e dedicate ai ragazzi del centro estivo ”Cusercolando”, sono alcune di quelle che ci provengono dal secolo scorso.
Ho riportato
quelle che da bambino cantilenavo
giocando o che ho sentito dire da
parenti, amici e conoscenti delle nostre zone : Valle del Bidente e del Rabbi,
Forlimpopoli e Bertinoro.
Le
filastrocche, le conte, le cante, i proverbi, le ninna nanna e le fiabe
appartengono ad una cultura popolare che si trasmetteva da luogo a luogo
eventualmente cambiando dialetto o particolari di una comune trama anche in
regioni molto distati fra loro.
Le
filastrocche, per loro natura facili da leggere e ricordare, erano trasmesse
dai bambini e per i bambini anche se poco scolarizzati come nei primi decenni
del secolo scorso. A differenza delle
poesie più astratte che a scuola si dovevano imparare a memoria, la filastrocca
era di facile comprensione per il suo legame alla vita quotidiana e sulla base
delle trasformazioni sociali e di
costume era soggetta a rinnovarsi, a
reinventarsi. Infatti con una maggiore scolarizzazione e coi giochi
di gruppo negli asili infantili e nelle colonie, il dialetto lasciò il posto
all’italiano, ma nei cortili o nelle aie contadine spesso i due idiomi si intrecciavano con
l’apporto di varianti o aggiunte determinate dalla creatività dei bambini.
Molte
filastrocche della nostra terra si sono perse e nel dopoguerra in Romagna altre
hanno sostituito quelle della cultura arcaica.
Non è un caso che i testi
riportati siano in gran parte in lingua italiana poichè il periodo
storico di riferimento è quello della seconda metà del
secolo scorso, periodo di profonda crisi in cui la “cultura romagnola” sempre
più si è omologata al pensiero unico della società consumistica. Tuttavia la
storia non passa invano e qualcosa rimane sempre anche se sotto traccia nelle
tradizioni della popolazione ed è per non perdere il senso della nostra storia
personale e collettiva che vi dedico queste filastrocche che fanno parte, anche
se minima, del nostro patrimonio culturale e storico.
FILASTROCCHE
LA SDENTATA
La sdintêda la fa i turtël
e la’n da gninta a i su fradël.
I su fradël i fa la piëda
e in dà grinta ala sdintëda
La filastrocca veniva recitata solo in
dialetto. Spesso al posto dei suoi fratelli c’erano i figli:“i su burdel”,
tuttavia capitava di sentire anche la versione italiana con Zucca pelata al
posto della Sdentata e la frittata al posta della piada.
La sdentata fa i tortelli
E non da niente ai suoi fratelli.
I suoi fratelli fan la
piada
e non danno niente alla
sdentata.
CHICCHI RIVOLTA
C'era
una volta
Chicchi
rivolta
che
rivoltava i maccheroni
e se
la fece nei calzoni.
La
sua mamma lo sgridò,
e lui
ne fece in altro po’.
A
mandarlo in paradiso,
si
mangiava tutto il riso.
A
mandarlo in purgatorio,
si
beveva tutto l’olio.
A
mandarlo all’inferno,
finalmente stava fermo.
TIRINDINA
Tirindéna pân buffet
met la cêva in te caset,
met la cêva in tla canténa
ca fasèn la tirindèna.
Come mostra la mancanza di rima veniva
recitata solo in dialetto. Cosa fosse la tirindina non mi è dato sapere, il pan
buffet era un pane francese molto morbido, quindi una squisitezza nell’
immaginario contadino che consumavano un pane più duro, cotto una volta alla settimana.
Tirindina pan buffet
metti la chiave nel
cassetto
metti la chiave nella
cantina
che
facciamo la tirindina
LA CAMPANA AD
SEN SIMON. (versione 1)
La campana ad Sén Simon
j era in tri chi la sunëva,
pân e vèn j guadagnëva,
j guadagnëva un për ad
gapun
da purtè ai su padrun.
I su padrun in n’era a cà.
J era da la Ruséna mata
clà faşeva e pân con al
zémpi de cân
e cân l’era un po’ vëcc
e u steva sêt e lêt.
E lêt l’era un po’ bas
e ui steva ânca e gat.
E gat l’era in camïsa
… e i s-ciupeva tôt dal
rïsa.
Traduzione:
La
campana di San Simone
erano
in tre che la suonavano,
guadagnavano
pane e vino,
guadagnavano
un paio di capponi
da
portare ai loro padroni.
I
loro padroni non erano a casa.
Erano
dalla Rosina matta
che
faceva il pane con le zampe del cane.
Il
cane era un po’ vecchio
e
stava sotto il letto.
Il
letto era un po’ basso
e
ci stava anche il gatto.
Il
gatto era in camicia
….
e scoppiavano tutti dalle risa.
Le filastrocche viaggiano e si trasformano
molto. Pensi che sia originale della tua terra poi ne trovi una simile magari
della parte opposta d’Italia, oppure capita che vi siano varianti anche nello
stesso luogo. La versione sopra riportata proviene dalle campagne di Cusercoli
e Civitella, Germana di Cusercoli invece la conosce nella seguente versione
LA CAMPANA AD SEN SIMON. (versione 2)
La campana ad Sén Simon
j era in tri chi la
sunëva,
pân e vèn j guadagnëva,
j guadagnava un për ad
pizun
per purtè a e su padrun.
E su padrun un gnera,
u j'era la zii Sénta
cla faseva la torta) biânca,
uj ne caschet un pezetin,
uj caschet sôt e tavlin
e tavlin l'era un pò bus
e di sotto c'era un bug,
un bug tutto forato
e di sotto c'era un prato,
un prato tutto fiorito,
con tre dame da marito:
una la cuce, una la taglia
una fa il cappel di paglia
per portarlo alla
battaglia.
Una la fa il cappel di
piomb
per girare tutto il momd.
Quando il mondo fu girato
il cappello fu stracciato
Interessante notare come questa versione
inizi in dialetto e si concluda in italiano con qualche inflessione Sanpierana
Non è un caso unico: l'italiano entrava sempre più nella cultura popolare e
talvolta conviveva col dialetto nello stesso racconto o filastrocca.
Le altre filastrocche nel libro
💓
RispondiEliminaBelle le barzellette complimenti 🤗🤗
EliminaBella iniziativa. Complimenti. Da anni cerco nei libri, su internet una dialettica che mio nonno era solito cantarmi quando ero un po' triste.. non sono riuscita a trovarla. Iniziava così; zitta la tacheta... Se lei potesse aiutarmi. Mio nonno era originario di taglio Corelli, alfonsine. Grazie mille Cristina
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