DAL DIARIO DEL DIARIO PARROCCHIALE.
Piccolo stralcio dei gironi della Liberazione tratto dal libro: "La foja de farfaraz ...."
25
mercoledì.(1944)
Gli Alleati sono a S. Savino e non avanzano nonostante che i tedeschi
abbiano già abbandonato Predappio. La voce del cannone è l’unica
che si sente in Predappio, che è un paese morto. Alle ore 10 circa
appaiono nel cielo una dozzina di apparecchi alleati, i quali , dopo
diverse volute a bassa quota, cominciamo a sganciare il loro peso di
distruzione nella zona del ponte del Rabbi, che essi non vedevano
rovinato dalle mine e pensavano potesse ancora servire ai tedeschi.
Scaricano 24 bombe del peso presumibile di 5 quintali l’una, fu il
bombardamento più disastroso che abbia subito Predappio. Non si
ebbero morti da lamentare, solo una donna ferita, ma quasi una
ventina di case distrutte, altrettante inabitabili, parecchie
danneggiate in modo diverso. Si può dire in blocco che la vecchia
zona di Dovia fu resa inabitabile. Le stesse suore di S. Rosa che
fino allora erano rimaste con un po’ di paura, ma anche con una
energia ammirabile al loro posto, debbono abbandonare il loro Asilo,
perché il loro appartamento è distrutto, tutti gli infissi divelti,
quindi inabitabile nel modo più completo; eccetto il cantinato in
cui erano rifugiate con alcune famiglie. Restano lì nello sterrato
alcuni uomini. Le suore e le donne vanno nel locale della Colonia
sfollati (passate con contratto regolare con la G.I.L. in loro
custodia) che è ancora intatto ed ha un cantinato robustissimo, nel
quale già vi sono diverse famiglie.
Verso
sera il cannoneggiamento rallenta alquanto da una parte e dall’altra.
Il tempo è imbronciato e piovigginoso. Durante la notte verso le ore
23 una pattuglia polacca di 10 uomini (preavvertito il Comando
Alleato da alcuni giovani predappiesi che si erano recati a S. Savino
e a Cusercoli per via dei monti l’altro, che non esistevano più
tedeschi in Predappio) entra in paese si sofferma qua e là, va in un
rifugio di civili, assume informazioni e se ne ritorna via.
(Coincidenza: la sera del 25 ottobre 1934 già buio, i Religiosi
entravano in Predappio; 10 anni dopo il 25 ott. vi entravano le
truppe alleate.)
Altro
particolare trascurato sopra: i feriti che si trovavano al “Pronto
Soccorso” dopo il bombardamento del 25 mattina, vennero trasportati
con barelle alla galleria dell’Aeronautica, dove si trasporta pure
il Dottore, e che d’altra parte non si sarebbero potuti mantenere
nel detto sotterraneo per il timor panico in cui vivevano
continuamente i medesimi, e perché chi doveva assisterli non si
sentiva sufficientemente sicuro, e non avrebbero potuto avere
servizio.
26
ott. Entrata
delle truppe polacche in Predappio. Alle ore 7,30 circa, il Parroco
di sfuggita era arrivato al "Pronto Soccorso", dove era
stato portato un giovane, tale Versari Rag. Benizzi ucciso la sera
antecedente da una granata inglese, mentre si recava dalla casa alla
galleria: e sbrigato quanto doveva, nel rientrare vede un pattuglione
di circa trenta soldati, avanzanti circospetti e coi fucili puntati.
Li incontra davanti alla Chiesa , li rassicura che i tedeschi erano
partiti, li accompagna alla Caserma già dei carabinieri dove
entrano; escono pian piano alcuni civili, si danno loro informazioni
circa posizioni dei tedeschi, campi di mine. Occupano il Comune,
cominciano ad appostare drappelli in posizioni difese. Mandano
indietro alcuni soldati per ottenere altri rinforzi, occupano fino
verso la metà del paese, perché si sapeva che i tedeschi erano
ancora al "Taglio del Fiume", quindi appena fuori di
Predappio. Il tempo era piuttosto nebbioso e spiovviginava; dalle
alture circostanti i tedeschi non potevano vedere chiaro cosa
avveniva, e le artiglierie avversarie per questo giorno tacque
completamente, almeno in Predappio non arrivarono colpi. Nel
pomeriggio qualcuno dai rifugi comincia a farsi coraggio, a sbucar
fuori, ed a famigliarizzare coi soldati Polacchi.
(Altra
coincidenza: la mattina del 26 ott. 1934 i Religiosi prendevano
possesso della Parrocchia di Predappio ed entravano praticamente in
cura d'anime, 10 anni dopo la mattina del 26 circa alla stessa ora i
soldati alleati prendevano possesso di Predappio e vi si istallavano
da nuovi dominatori).
27
ott. Entrano
alla spicciolata altre truppe polacche fin dal mattino; il tempo è
leggermente migliorato dal giorno precedente. Permane la calma
dell'artiglierie. Si arriva così fino a mezzogiorno senza nulla di
notevole. Nel pomeriggio le pattuglie polacche cominciano a spingersi
un po' a forma di raggiera. Il Parroco circa le 13 e mezza esce per
recarsi nella parte bassa del Paese per vedere se vi era nulla di
nuovo; non aveva avuto notizia alcuna sugli effetti del bombardamento
del giorno 25. Nei rifugi vi erano dei feriti? La popolazione di
quella zona rimasta sul posto, in verità poca, forse una cinquantina
di persone, in che condizioni si trovava? Rapidamente faceva un giro
nella zona desolata dal bombardamento, dove trovò una persona sola
che era uscita momentaneamente da un piccolo cantinato (e che
mezz'ora dopo era già ferita, tale Fabbri Adelmo, per scoppio di
granata, al quale veniva amputato un piede) poi si inoltrava per Via
Roma sorpassando la pattuglia polacca che era appostata a diversi
spigoli di case o in porte sfondate e raggiungeva S. Rosa nel cui
cantinato erano rimasti 5 uomini. Il Parroco era appena voltato
dietro il recinto dell'Asilo, quando la pattuglia tedesca che era
appostata in fondo al paese scorse qualche uomo della pattuglia
polacca, aprì il fuoco con le armi automatiche, a cui risposero gli
altri. Per circa un quarto d'ora fu un crepitare d'armi automatiche
da una parte e dall'altra. Il Parroco fece appena in tempo a
scivolare giù nel rifugio in compagnia dei 5 abitatori della cantina
di S. Rosa. Non erano ancora le 14 che cominciò un intenso
cannoneggiamento tedesco su Predappio. Ora sapevano che
effettivamente era in mano polacca, e concentrarono il fuoco di tutti
pezzi sull'abitato di Predappio. Da Fiordinano (chiesa) dalla Rocca
delle Caminate, dalle alture di S. Agostino, dallo stesso "Taglio
di Fiume" e perfino a Montemaggiore, concentrarono il fuoco
delle artiglierie. Su Predappio spararono con un accanimento
eccezionale. dall'altra parte l'artiglieria Alleata con maggiore
intensità apri il fuoco di risposta in tutte le suddette direzioni;
i soldati polacchi fecero preso a ritirarsi dai posti avanzati, e
molti si ritirarono fino a S. Cassiano per via della campagna, della
riva del fiume, dei fossi... Gruppi e pattuglie si ritirarono nei
rifugi assieme ai civili, ivi stettero tutto il pomeriggio e la notte
seguente. Sembrava che l'artiglieria tedesca avesse intenzione
proprio a distruggere Predappio, mentre quella alleata con qualche
granata leggermente corta colpiva la zona di S. Rosa, gli altri colpi
erano diretti tutti lontano. Furono tre ore e mezzo spaventose (dalle
14 alle 17, 30) in cui senza interruzione dominò il cannone: scoppi,
sibili, schianti, crolli ecc... sembrava che di Predappio non dovesse
rimanere nulla. I punti battuti furono la zona di S. Rosa ed i
dintorni della chiesa di S. Antonio; non mancarono però neppure
lungo tutto il paese. Non vi fu casa, si può dire che non ricevesse
qualche granata e qualche ricordo dai tedeschi prima di lasciare la
zona (era il ringraziamento per l'ospitalità ricevuta e l’addio).
Anche
la pioggia aveva cominciato a cadere fin dalle ore 16 circa, e forse
contribuì a far cessare prima il bombardamento; perché verso le ore
17,30 era quasi già buio, non solo a motivo dell'ora, ma
principalmente per il tempo fortemente nuvoloso. Approfittando di
questa cessazione il Parroco ne trasse profitto per sbucare da S.
Rosa e di corsa venne al convento. Che disastro per il paese: Porte
sventrate, case mezzo scoperte, tutti i fili della luce e del
telefono ecc. rotti; alberi schiantati, rovesciati, buche, pietre,
coppi sparsi. Fu una corsa con ostacoli … (illeggibile)
sfiancamenti …
Arrivato in piazza, quale spettacolo!… La piazza rovinata da buche
di granata, la facciata della Chiesa colpita, tutti i vetri rotti,
frantumi di marmi qua e là, tre pannelli di bronzo della facciata
rovinati e lanciati a diversi metri di distanza. Era una desolazione
che stringeva il cuore (nota
a piè di pagina:
Qualcuno dei parrocchiani che dalle case coloniche dei dintorni vide
il bombardamento di Predappio pensò che venisse distrutta). Alle ore
18 un’altra scarica di granate nella zona della nostra Chiesa, ma
nessuna colpì l’obbiettivo. (Altra coincidenza: il giorno 27 ott.
1935 nel pomeriggio veniva solennemente benedetta la Chiesa ed
inaugurata al culto; dieci anno dopo il 27 ott., pomeriggio, subiva
il battesimo del fuoco e resa inservibile al culto). Ogni due ore
l’artiglieria tedesca apriva il fuoco si Predappio specialmente
sulla Chiesa, che in effetti insaccò pochi colpi, molti finirono
sulla piazza (perlomeno una cinquantina, arrivarono solo sulla
piazza) molti anche nei dintorni della Chiesa. Però il
cannoneggiamento notturno non ebbe altro effetto per i tedeschi di
far scoprire i loro pezzi che venivano senz’altro ribattuti e fatti
tacere dall’artiglieria alleata. Avvenne così alle 20, alle 22,
alle 24, alle 4 del giorno
28 ed ancora
alle 6. Questo accanimento particolarmente contro la Chiesa fece
alquanto impressione, ragione per cui i tre sacerdoti credettero bene
di allontanarsi momentaneamente da Predappio, ritirandosi presso le
Suore del Ricovero a Predappio Alta. Il Padre Lorenzo stette lassù
appena quattro giorni, gli altri due, P. Ernesto Maestranni e padre
Raimondo Camellini, vi stettero poco più di una settimana, poi
vedendo, la resistenza dei tedeschi e il timore di un contrattacco da
parte loro, ed una ripresa di posizione, approfittarono di una
macchina polacca ed andarono a San Piero in Bagno. Degli altri
nessuno volle allontanarsi né religiosi né borghesi. (Altra
coincidenza: col 28 ott. 1934 cominciava la celebrazione delle Messe
nella Chiesa di S. Antonio ed avevano luogo i solenni festeggiamenti
di inaugurazione; 10 anni dopo colla mattina del 28 ottobre cessa
completamente il funzionamento della chiesa perché abbastanza
rovinata ed esposta anche internamente alle intemperie e dal tetto
rovinato veniva giù molta acqua). Si cominciano così a celebrare
tutte le Messe in cantina e nella legnaia (che era stata, come si è
detto, adibita a rifugio). Veramente già coi giorni antecedenti
qualcuno aveva celebrato già in questi luoghi, ma qualche altro per
economia di tempo ( 8 sacerdoti e solo una pietra sacra) celebrava
anche in Chiesa. Anzi il giorno 27 avveniva nella legnaia una cosa
degna di nota: la prima Comunione di una ragazzina di 11 anni:
Stanghellini Cinzia, che non era ancora stata ammessa prima, perché
ogni anno attendeva il babbo richiamato alle armi, e la guerra invece
si prolungava.
Nelle
24 ore che intercorrono dal mezzogiorno del 27 al mezzogiorno del 28
la chiesa aveva subito questi danni: n. 17 granate (4 nella facciata,
3 nella scalinata, 4 contro il tamburo della cupola – per fortuna
nessuna contro il rame – 4 nel tetto – due nei fianchi) più due
nel campanile, ed una inesplosa contro un pilone del sagrato. Il
tetto specialmente aveva subito danni abbastanza rilevanti; quasi la
metà delle tegole e dei coppi erano rotti. Quasi tutti i vetri erano
a terra (letteralmente tutti quelli della cupola e quelli delle
navate laterali) parecchie scheggie erano entrate dalle finestre. Il
convento invece, eccetto qualche vetro e qualche tegola rotta, non
aveva ricevuto alcuna granata. Parecchie invece erano cadute nel
giardino dietro la Chiesa (8/10 sparate da Fiordinano) due o tre
nell’orticello – 3/4 nella pineta (in quel piccolo pezzetto
cintato); 7/8 nell’appezzamento di terreno di fianco alla strada –
2/3 nell’argine di fiume. E tutte tedesche.
Il
decimo anniversario dell’inaugurazione della Chiesa, che si pensava
di poter fare solennemente venne commemorato con un discorsino in
cantina alla Messa della Comunione Generale di tutti i rifugiati.
Il
giorno 28 viene
consolidata la presa di Predappio da parte dei polacchi; affluisce un
discreto quantitativo di truppa; i tedeschi si ritirano dal “Taglio
del Fiume” e per tutto il continua ad arrivare qualche cannonata
tedesca nell’abitato. Però nessuna più colpisce la Chiesa. Da
parte Alleata intanto, che si erano individuate le batterie tedesche
a Fiordinano e alla Rocca, vengono martellate, e quelle di Fiordinano
fatte sloggiare. Permangono quelle della Rocca, ma meno efficienti.
Arriva anche con le truppe Alleate qualche Partigiano.
Morti
tedeschi e polacchi per la battaglia di Predappio, fino ad ora,
nessuno; che si sappia, un ferito leggero Polacco e due Partigiani
Italiani che se ne stavano prudentemente in mezzo alla strada. Morti
civili oltre il Versari Benizzi ucciso alla sera del 25, ne vengono
uccisi due la sera del 26 nella casa del Podere Casola: Celli
Domenico ivi rifugiato, e Zenzani Giorgio, abitante nel podere, e due
feriti. I tre morti vengono sepolti momentaneamente alla meglio nel
cimitero di Predappio Alta, ed i feriti portati nella Galleria, dove
si cominciava a vivere in mezzo ad un fetore ed ad una sporcizia
impressionante, per fortuna che non era la stagione calda, altrimenti
…
29
- Si comincia a notare un po’ di irrigidimento nella difesa
tedesca, che è vero non sparava molto, ma difendeva tenacemente il
terreno. Qualche granata continua a piovere su Predappio, ma più
rare e denotano una certa scarsità di munizioni da parte dei
tedeschi, i quali ne inviavano ogni tanto qualcuna per molestare il
movimento polacco.
30
– Una specie del giorno 29; qualche granata di disturbo, si
bombarda fortemente la Rocca delle Caminate da cui non sembrano voler
sloggiare i tedeschi ed un gruppetto di militi. Giornata movimentata
per il parroco per due deceduti. Erano ambedue ammalati cronici a cui
l’orgasmo della guerra e la paura delle granate accelera la morte:
Sansovini Teresa che venne trasportata in un momento di sosta del
cannone a S. Cassiano, Amadori Donato che venne pure trasportato al
giorno dopo a S. Cassiano .
31
- I tedeschi
si ritirano, ma molto lentamente e si difendono tenacemente, d’altra
parte i polacchi non sembrano disposti a metterci la pelle così
facilmente; continuano a bombardare fino a che con certezza non sanno
che i nemici se la sono svignata. Continua ogni tanto ad arrivare
anche quest’oggi qualche granata. Così finisce anche il mese di
ottobre.
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