VILLANETA
(Questo testo è un primo abbozzo ancora grezzo ed assai lacunoso, si
chiede la collaborazione di chi avesse documenti, testimonianze per
completarlo).
.
Villaneta, loc. Campigna, Comune di
Santa Sofia. Reg. Emilia Romagna.
Sistema di rif. UTM. Coord. Est 861.426,45 – Coord. Nord 721.489,24
Sistema di rif. UTM. Coord. Est 861.426,45 – Coord. Nord 721.489,24
Altitudine slm mt. 891. Proprietà
Regione Emilia Romagna
Villaneta era nel
territorio del Granducato di Toscana fino al 1860, dopo l’unità d’Italia rimase
in Provincia di Firenze fino al 1923 quando il Comune di Premilcuore a cui
apparteneva passò alla Provincia di Forlì. Nel 1926 coi territori di Corniolo e
Campigna divenne parte del Comune di Santa Sofia. Villaneta apparteneva alla
parrocchia di Celle.
L'insediamento di
Villaneta è presente da molto tempo, i documenti dell’Opera del Duomo di
Firenze, a cui apparteneva, la menzionano come esistente già nel 1545.
Naturalmente i fabbricati sono stati ricostruiti e ristrutturati nel corso dei
secoli. Uno degli attuali edifici reca incisa la data 1881 - OPA, ma tale data è
da riferirsi al solo edificio piccolo (Legnaia) ed ad una probabile
ristrutturazione di quello maggiore, infatti,
Villaneta (edificio maggiore) appare leggermente diverso nella
planimetria del Catasto Toscano che ovviamente è antecedente a tale data. La
sigla OPA significa “Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze” o “ Opera del
Duomo”. Nel 1881 l’OPA non era più proprietaria della foresta di Campigna e di
Villaneta da circa una trentina d’anni, il fatto che una sua targa sia stata
murata dimostra che il suo ricordo era ancora vivo. Probabilmente tale targa,
che è separata da quella con la data di costruzione, era presente in una parte
dell’edificio esistente e murata in quello appena costruito.
Villaneta, oggi isolata in mezzo alla foresta,
era in passato un punto di passaggio, l'attuale strada Provinciale del
Bidente n. 4 (già S.S. n. 319) non
esisteva, il tratto Santa Sofia-Galeata
fu aperto solo negli anni trenta del secolo scorso e ultimato nel secondo
dopoguerra. Un antico percorso che congiungeva la valle del Bidente con il
Passo della Calla passava da Villaneta proveniente da Case Castagnoli. Oggi
questa strada è solo un sentiero angusto, ma in alcuni tratti e rimasto qualche
traccia dell’antica mulattiera. E' da presumere che avesse caratteristiche
simili a quelle che ha attualmente la
strada che da Villaneta porta in Campigna.
In ogni caso la difficoltà
di contatto rimase per molti secoli più difficili con il versante romagnolo che
con quello toscano, per la viabilità, ma anche per i rapporti amministrativi e
commerciali: il trasporto del legno verso il casentino, l’emigrazione
stagionale in Maremma, la presenza di funzionari toscani. Questo ha fatto si
che l’impronta Toscana si particolarmente evidente in questa zona.
LA FORESTA DI CAMPIGNA
Fino a nemmeno un secolo
fa la Campigna faceva parte della Romagna – Toscana. La Campigna, conosciuta
anticamente come Alpe del Corniolo, rappresenta la prima porzione di foresta
romagnola entrata a far parte del dominio fiorentino, nel 1376. La Repubblica
Fiorentina affidò poi la selva all’Opera del Duomo di Firenze nel 1380. Per la
costruzione di Santa Maria del Fiore, che La “tenne” fino al 1857 quando passò
di proprietà diretta e personale del Granduca
Leopoldo. Il motivo dell'assegnazione
all’Opera del Duomo (OPA) è da ricondurre al fatto che bisognava dotarla di
terre che dessero un reddito da impegnare nella costruzione del Duomo e
successivamente al suo mantenimento. Nel caso della Campigna la ricchezza
principale era il legno, ed il particolare l’abete.
Il nome Campigna sembra
sia stato citato per la prima volta in un documento dell’Abbazia di S. Ellero
nel 1223.
Nei secoli successivi la
legna rimase alla base dell’economia della Campigna, impiegato non più per il
Duomo ma per gli usi svariati, fra cui i cantieri navali del Granducato.
La Campigna non fu mai un
borgo, l’insediamento umano nacque per le necessità amministrative per il controllo e lo sfruttamento della
foresta. Nel 1561 si costruì un edificio per ospitare le guardie forestali con
le loro famiglie e più tardi anche come ufficio dei funzionari dell’OPA. Con la
nascita di questo insediamento, si autorizzò un limitato disboscamento per
rendere atto il terreno alla coltivazione agricola per le necessità delle
famiglie residenti. Verso la fine del Cinquecento fu costruita una cappella
(successivamente modificata varie volte), ma la chiesa non assunse mai alla
dignità di parrocchia, le messe vi furono celebrate in modo saltuario, da un canonico
del Duomo o dal parroco delle Celle alla cui parrocchia faceva capo. Il primo
fabbricato subì nei secoli vari varie ristrutturazioni ed ampliamenti, per
assumere nella prima metà dell’ottocento le dimensioni attuali, e fu
“ingentilito” perché utilizzato come “Casino di caccia” dal Granduca Leopoldo
II di Lorena, da qui il nome attuale di ”Granduca”.
Le foreste erano il vero
patrimonio dell’OPA e quindi cercò nei secoli di mantenerle, regolarle e
sfruttarle in modo razionale, si ebbe tuttavia una progressiva deforestazione
delle zone periferiche anche se generalmente avversate nei regolamenti
forestali. Ciò fu dovuto all'aumentata pressione demografica, ma anche in
qualche modo accettata dall'OPA per la necessità di dare mezzi di sussistenza
agli operai impiegati stagionalmente nei lavori forestali. Oltre alla
silvicoltura assunsero importanza le attività agricole e dell’allevamento ovino
e bovino, peraltro i buoi erano necessari per il trasporto della legna e quindi
bisognava loro procurare il necessario foraggio. Ripetutamente segnalata e
biasimata è la presenza di capre a Villaneta che arrecavano danno alla foresta.
Le parti disboscate furono
appoderate ed è in questo contesto che è sorta Villaneta, non sappiamo quando
ma probabilmente nel XVI o XVII secolo.
Oggi nella foresta sono
tornati e sono numerosi animali di grossa taglia (caprioli, daini cinghiali),
sono pure tornati i lupi, in passato erano presenti anche gli orsi. Nel 1733 si sa di una battuta di questo plantigrado
… nella foresta e si apprende che “ l'orso fa continuamente danno in queste
macchie e in Campigna ha ammazzato e mangiato una vitella e ai Padri di
Camandoli due”.
STORIA
DI VELLANETA
Villaneta o Vellaneta nei
documenti dell'OPA
Testi rinvenuti nel libro “ La storia delle foresti casantinesi ...” .
di Antonio Gabbrielli ed Enzo Settesoldi
Villaneta inserita nella
foresta di Campigna ne ha sempre seguita la proprietà almeno fin dal basso
medioevo, la prima menzione è del 1545. A questa data è già appoderata, ma il
testo non ci dice se è già presente un edificio ad uso abitazione. Nel
1797 troviamo che per la prima volta è denominata Villaneta, e con tale
toponimo è inserita nel catasto toscano e negli atti di passaggio alla
proprietà personale del Granduca Leopoldo di Lorena, tuttavia il nome
originario l'abbiamo trovato in uso anche nella prima meta del XIX sec.
Anno 1545
Le confinazioni proposte si fecero negli
anni successivi ed un quadro generale abbastanza completo ci è dato sulla
materia dal «Libro dei livelli e recognizioni livellane di effetti » che va dal
1545 al 1626. Siccome si tratta dell'elenco più completo e più antico dei
livelli che l'Opera teneva in Romagna e altrove, se ne dà ampio conto qui di
seguito:
« ... 1545 ...Una presa di terra detta la Vellaneta che comincia
dal balzo sotto i sodi di Campigna e sono some 22 e 1 staio.
Anno 1631
Nota dei capi dei beni che l'opera è solita
tenere allivellati in Romagna e Casentino e sono notati col medesimo ordine col
quale fu di essi fatta menzione nella visita generale che ne fu fatta l'anno
1631:
“ ... Tutti li beni infrascritti dal n. 1 al n. 23 inclusine sono in
Romagna nel Commissariato della Terra del Sole, nel Comune del Corniolo, nel
Popolo della Pieve di San Piero al Corniolo: (
…)
7) Vellaneta podere tenuto da eredi di
Tommaso Medici
8) Vellaneta e Porticciulo Ronco o terre tenuto da Francesco Lionardo di
Montaccesi. ( …)
Anno 1645
Nel 1645 fu formato e pubblicato a stampa il
bando « a piena notizia di ciascuno » della Bandita di Campigna in Romagna «
nelle macchie et abetie dell'Opera di Santa Maria del Fiore della città di
Firenze,
( …) Seguono i confini della detta
bandita.
Cominciando dalla Calla di Giogo cioè dove per la strada della Fossa
che viene da Pratovecchio in Campigna si passa di Toscana in Romagna sul giogo
Appennino, qui appunto dove si dice alla Calla a giogo e scendendo per le
Macchie in Romagna giù addirittura per il Fosso della Corbaia fino ne! fiume di
Campigna detto l'Obbediente dove si chiama ai Tre Fossati, passare detto fiume
e andare a dirittura della casa del podere della Vellaneta, oggi tenuto
a livello dal Signor Bali Medici e di quivi a dirittura per il confino che è a
pie dei Sodi di Campigna e divide detti sodi da detto podere, ( …)
Anno 1656
Dalla relazione alla visita del Cancelliere
dell'Opera fatta in Casentino e Romagna dal 24 settembre 1656:
“ ...Dopo visitai le posticcie appiè dei Sodi di Campigna e le prime e
più vecchie vengono benissimo e non anno bisogno di star turate, l'ultime e più
giovani sono turate ma alle bestie grosse solamente non già alle minute e se
potessero essere guaste dalle pecore sole importerebbe poco ma il male è delle
capre che le svettano si che perduta la guida non possono più venir bene
innanzi e diventon bozzacchi et io ne veddi in pochissimo spazio di luogo una
ventina così malconce che propriamente è una vergogna e compassione, e son le
capre che l'Opera stessa tiene alla Vellaneta
che mi vien detto esser ogni dì quivi per quelle posticcie. Par gran cosa
che sieno proibite e non si voglion in modo alcuno le capre in Campigna e
accant'accanto si tenghino alla Vellaneta
che è lo stesso massime perché le turate che si fanno quando ben si facessero
ben fitte e chiuse per le pecore non impedirebbero le capre che salton di sopra
per quanto mi veniva affermato. Oltre al danno delle capre queste posticcie
ultime hanno provato male vedendosene molte e moire secche e si giudica poter
venire per difetto di chi poneva perché ve ne sono di filari tutte attaccate e
quivi accanto un altro filare tutte secche...”
Anno 1677
Relazione della gita e visita generale
fatta dall'Ill.mo Sig.re Alessandro Segni Operaio a beneplacito insieme con il
Cav.re Iacopo Palmerini Provveditore descritta da esso Sig. Provveditore
insieme con la nota di tutte le spese fatte in detta gita - Anno 1677.
“... Passammo di poi nel tornar che facemmo verso Campigna da uno dei
nostri poderi chiamato Vellaneta il quale l'Opera lo fa fare ad un contadino e
quivi pure son bestie, et essendo ormai tardi ce ne tornammo al solito luogo di
Campigna...”
Relazione della gita e visita generale fatta dall'Ill. mo Signor
Alessandro Segni Operaio a beneplacito di SAS e seco il Sig. Cav. Iacopo
Palmerini provveditore delle Selve, Macchie e Beni dell'Opera in Casentino e
Romagna descritta da me Ulisse Magnani Cancelliere tutto in esecuzione di
decreto del Magistrato dei Signori Operai del dì 29 maggio prossimo passato
1677.
“ ... Passammo di poi ad un altro nostro podere allivellato pure che
ma Castagnoli e qui riconobbimi un pezzo di prato attenente alla Chiesa delle
Celle del quale ci fu fatta istanza dal Priore di essa chiumato don Neri
Fantoni che volessimo permutarlo in un altro pezzetto di terra della
tenuta di Coloreta contiguo alla sopra nominata chiesa al che li fu risposto che si sarebbe fatto e che intanto
lui procurassi le dovute e necessarie permissioni dal suo ordinario.
Passammo di poi nel tornar che facemmo verso Campigna da uno dei nostri poderi
chiamato Vellaneta il quale l'Opera
lo fa fare ad un contadino e quivi pure son bestie, et essendo ormai tardi ce
ne tornammo al solito luogo di Campigna.
( ...)
Anno 1789
A dì 17 settembre 1789 - Relazioni e
perizie del Fattore Santi Bertini sopra i canoni da stabilirsi sui poderi del
Casentino e Romagna —
“ ...Gli altri quattro poderi di Campigna, Vellaneta, Romiceto, e Valdoria sono situati e primi dua
nell'interno della selva e gli altri dua nella bocca dell'egresso dei legnami
della selva per la parte della Romagna di S. Sofia. Sono adunque di parere che
i primi quattro vadino riconfermati nell'affitto per altro quinquennio con
nuovi patti e condizioni da rimmette in buono stato case e poderi ed alla
scadenza dell'affitto allora migliorati si potrà prendere la risoluzione più
utile e conveniente sopra i medesimi cioè o di venderli o di allivellarli o in
affitti. ( …)
Nei due poderi di Campigna e
Vellaneta vanno messi a semente e coltivazione migliore quelle terre, va
restaurato il mulino, va messa una cascina di mucche specialmente nel podere di
Campigna per cavarne un evidente profitto di quelle praterie le quali si
possono aumentare collo sterpare e pulire diversi terreni infruttuosi e inculti
potendovi tenere vacche domestiche con levare le vacche selvatiche e ciò
particolarmente ancora per conservare tanto le posticcie d'abeti già fatte che
le molte che vi sono da fare. ( ...)
Mi credo poi in dovere di proporre che in tutti questi poderi vanno
proibite le capre mentre queste fanno solamente un comodo a contadini perché le
lasciano divagare a pastura senza guardiano e pastore e fanno un gran danno con
il loro dente venefico che non riescono più le piante mangiate e svettate e
particolarmete quelle d’abeto; all'incontro credo un oggetto di pubblico
commercio di levare le capre e aumentare il gregge delle pecore per aumentare
le lane delle quali abbisogna la Toscana e la manifattura di lane.”
Anno 1797
30 dicembre
1797. Essendo che Bartolomeo Ringressi lavoratore del
podere di Campigna e impresario e capo conduttore dei legnami dalle Macchie al
Porto dell'Opera presso Pratovecchio abbia umilmente supplicato per ottenere la
prelazione nell'affitto di detto podere e Cascina annessa al medesimo e
dell'altro podere contiguo di Vellaneta
dà e concede in affitto al predetto Bartolomeo Ringressi il podere di Campigna
con la cascina annessa et il podere di Vellaneta ... per tre anni ... e al canone di scudi 500 l'anno ... dovrà
ancora mantenere e restituire in buon grado al termine dell'affitto tutti gli
attrezzi necessari per la cascina che esistono attualmente nella medesima
Stima dei
bestiami del Podere di Campigna:
2 mucche pregne scudi 75 5 mucchette lattoni »
60
2 mucche pregne » 66 1 toro per le
mucche 40
2 mucche pregne » 67 69 pecore
mercantili » 133
2 mucche pregne » 72 10 agnelle » 11
1 mucca pregna » 34 200 tregge di
fieno » 342
2 mucche sode » 68 59 tregge di
paglia » 59
2 mucche sode » 69 23 e 1/2 staia di grano » 20
2 mucche vecchie » 50 4 staia di vena »
1
1 mucca che orina 4 staia
di orzo » 2
sangue » 21
3 staia di robiglie » 1
Memoria
La stima dei bestiami stati trovati dal Perito Stimatore nel podere di
Campigna il 1 ottobre 1797 consegnate al nuovo affittuario Bartolomeo Ringressi
è stata a forma delle due annesse perizie, di scudi ........1291.2.10
Si defalca la stima a comodo resultante dal saldo del 30 settembre
1797 di
.......................................................................................................
651.3.10
Aumento di stima » .......................................................................
639.6.—
Metà spettante all'Opera
»....................................................... 319.6.10
Alla quale aggiunta la stima del 30 settembre suddetto »......... 651.3.10
E la valuta dei semi consegnati a forma della perizia
»............. 26.6.15
L'Opera consegna al nuovo affittuario la stima di
scudi............ 998.2.15
La stima dei bestiami e strami stata ritrovata dal
Perito nel podere di Vellaneta
è stata di scudi
...................... 453.5.10
Si defalca quella di comodo resultante dal saldo
al 30 settembre suddetto
......................................................... 349.2.13.4.
Aumento di stima
».................................................................. 104.2.16.8.
Metà spettante all'Opera scudi
.............................................. 52.1. 8.4.
Alla quale aggiunta la stima del 30 settembre suddetto » ......... 349.2.13.4.
E la valuta dei semi consegnata a forma della perizia »
............. 20.1.10.
L'Opera consegna al nuovo affittuario la stima di scudi
.......... 421.5.11.8.
RECAPITOLAZIONE
Nel podere di Campigna scudi
...................................................... 998.2.15
Nel podere di Vellaneta
» ......................................................... 421.5.11.8
Totale
scudi 1420.1.6.8.
Anno 1857
Il contratto di
vendita fu perfezionato con rogito Pier Antonio Spighi il 28 aprile 1857 e per il quale « ... i Signori Deputati
pro tempore dell'Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze, in esecuzione del
Pontificio Decreto del 15 dicembre 1852 hanno dato concesso e trasferito e
venduto conforme danno, concedono, trasferiscono e vendono... la tenuta
forestale denominata dell'Opera composta, confinata e accesa sulle tavole
catastali delle dette Comunità come qui si descrive: Una vastissima possessione
la quale percorrendo il crine dell'Appennino per circa miglia 14 dal cosiddetto
Terminone, in Comunità di Bagno, fino al nominato Sodo dei Conti, in Comunità
di San Godenzo, prossimamente alla Falterona e sopra Capo d'Arno, scende nella
massima parte verso la tramontana e per gli aspri balzi : che dirompono dalla
vetta appenninica nei più bassi monti della Romagna e nelle vallonate dei
diversi rami del Bidente e dei suoi influenti. E la minor parte, la quale
potrebbe qualificarsi la minima parte, pende dal crino verso mezzogiorno sopra
Casentino con discreto montagnoso declive incominciando dal Giogo Seccheta fin
presso il su nominato Sodo dei Conti e pur anche presso la Val di Sieve in
Monte Corsoio in una bassata sopra San Godenzo. La detta sua massima parte e la
pendice verso la Val di Sieve sono situate nella Comunità di Bagno, di
Premilcuore e San Godenzo e la minima parte di Pratovecchio e di Stia e
sommano, insieme, alla estensione superficiaria di circa staiate 28.312 e
geometricamente, secondo il braccia quadre 141.557.668 che formano quadrati
14.156 circa o quanto sia e così a corpo e non a misura, ed è tutta assieme
onerata della cifra imponibile di lire 10.230 e centesimi 79. Il quale Baritono
nelle prime tre Comunità è vestito di abeti, alcuni di vecchia e molti di nuova
coltivazione, e a faggi et altre varietà di alberi et a pisani, a sodaglie, a prati, superfici denudate dalle
diramazioni e i balzi e rupi citati in principio. Inoltre contiene due poderi
quello di Villaneta con casa e
servizi colonici e quello di Campigna capo luogo della foresta romagnola ove
sono, oltre le case d'azienda, una cappella pubblica modernamente ricostruita.
E ' intersecato da molti burroni, fosse e vie ed oltre quella che percorre il
crine, dall'altra che conduce dal Casentino a Campigna e prosegue per Santa
Sofia, dalla cosiddetta Stradella, dalla via delle Strette, dalla gran via dei
legni, dalla via che da Poggio Scali scende a Santa Sofia passando per S. Paolo
in Alpe, dalla via della Seghettina, dalla via della Bertesca e più altre. Un
palazzo, o casa di amministrazione, denominata
della Badia presso Pratovecchio, con la dipendenza di una gran loggia o
capannone in parte murato e tutto coperto in terre cotte con orto annesso e
terre in servizio di cantiere di legname, piazzali, adiacenze e usi, il tutto
avente una superficie di braccia quadre 37.390 ossiano quadrati 3 e 7/8 pari
circa a staiate 7,4 e con cifra imponibile di lire 68 e centesimi 0,9, il tutto
in Comunità di Pratovecchio popolo della Badia a Poppiena e da cui confina a
levante la via provinciale dell'alto Casentino fino al ponte alla Badia,
secondo il torrente Fiumicello a tramontana fino alla foce in Arno, terzo, a
ponente, il Fiume Arno, quarto, a mezzogiorno, il podere di Mormoreto. ( ...)
21) Podere della VILLANETA
tenuto in affitto da Antonio di Bastiano. ( anno 1763)
VILLANETA
NEL XX SECOLO ( da ampliare)
Villaneta fu abitata fino
alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso da famiglie contadine. Nei
dintorni oggi è tutto bosco, ma in passato molti appezzamenti erano campi, come
testimoniano i terrazzamenti ancora presenti nelle vicinanze, fino alla
Campigna. Naturalmente era una povera agricoltura di sostentamento d’alta
montagna, la vite non cresceva e il grano non dava grande resa, basata quindi
su pastorizia, legnami, castagne, e i prodotti agricoli che crescevano a quella
altitudine (mais, patate, veccia, ortaggi e fieno). La foresta aveva comunque
una rilevanza, non solo nella produzione di legna da ardere e carbone, ma anche
per il più pregiato legname da costruzione, non solo in ambito locale, ma per
l'esportazione verso i cantieri navali della Toscana, gli abitanti di Villaneta
nei secoli scorsi lavorarono certamente come operai forestali. Villaneta quando
era al massimo vedeva la presenza di tre famiglie quindi circa una ventina di
persone. Fu per qualche tempo sede di una scuola rurale, in precedenza i
bambini, ammesso che la frequentassero dovevano recarsi fino a Celle, scuola
aperta già nell’ottocento. Celle era anche sede della chiesa parrocchiale.
Secondo una testimonianza,
peraltro vaga, nel corso della prima metà del’900 anche Villaneta fu istituita
una scuola elementare rurale, di ciò tuttavia non abbiamo trovata alcuna
conferma, di sicuro i bambini che ancora l’abitavano nel dopoguerra non la
ricordano.
Certo invece che fu sede
di una Stazione della Milizia Nazionale
Forestale, branca speciale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Al riguardo Di Iulio già Comandante della corpo Forestale di Campigna ha
ritrovato l’insegna della stazione di Villaneta.
Villaneta ai tempi della seconda guerra mondiale. (approfondire)
L'alta valle del Bidente
dalla fine del 1943 all'aprile 1944 vide una forte presenza partigiana fino al
grande rastrellamento nazifascista dell’aprile 1944, dopo l'attività della
Resistenza si spostò un po' più a valle.
La zona, in particolare,
fu certamente attraversata dai partigiani dell’8a Garibaldi in
ripiegamento, dopo lo scontro di Biserno in cui caddero 13 partigiani, i
sopravvissuti ripiegarono si San Paolo in Alpe dove si trovava il comando e il
grosso della 8a Brigata. I partigiani dovettero sganciarsi anche da
questa località: un gruppo si diresse verso la Foresta della Lama, un altro
distaccamento al comando di Falco verso la Calla, scendendo verso la valle del
Bidente di Campigna. Transitò da Ca' Fiumari, Castagnoli, Campigna e la Calla.
Il distaccamento in ritirata passò certamente anche la Villaneta che si trova
lungo il percorso descritto, in quanto è da supporre che il gruppo abbia
evitato la strada statale che oltre ad essere pericolosa era un percorso più
lungo. A Villaneta vi era una stazione della Milizia Forestale che formalmente
faceva parte della Guardia Nazionale Repubblicana (Camicie Nere), ma all’epoca
non era presidiata ed in ogni caso la branca forestale della GNR non ha mai
dato prova di essere molto bellicosa.
Il Distaccamento
partigiano fu intercettato dall’esercito tedesco alla Calla, dove fu ucciso il
partigiano Pio Campana che si sacrificò per
coprire la ritirata dei compagni. Il gruppo ripiegò verso Monte Falco dove fu
nuovamente intercettato, 7 partigiani catturati furono immediatamente passati
per le armi. Sganciatosi nuovamente rientrò in Romagna e scese nella valle del
Bidente di Celle, scendendo a Pian del Grado e a Celle, sede della
parrocchia a cui Villaneta apparteneva, dove il gruppo si sciolse dividendosi
in piccoli nuclei per sfuggire alla cattura.
La Campigna era una zona
strategica per l’esercito Tedesco, Anche se nella primavera del 1944 il fronte
era ancora a sud di Roma (Cassino, Anzio), in previsione della futura ritirata
lungo la penisola la Whermacht cominciò a
predisporre una linea di difesa sul crinale dell’Appennino da La Spezia a
Rimini, nota come Linea Gotica, per questo la zona andava “ripulita” dalla
presenza partigiana.
Dopo il rastrellamento in
Campigna, presso il Granduca si insediò un comando tedesco che vi rimase fino
allo sfondamento della Linea Gotica nell’ottobre 1944. La chiesa di Campigna fu
adibita a deposito munizioni. Secondo alcune testimonianze un gruppo di soldati
tedeschi si insediò anche a Villaneta la qual cosa è verosimile in quanto
Villaneta era una sede della Milizia Forestale. Non abbiamo riscontri al
riguardo se non che ancora nel 1977 si rinvenne un elmetto tedesco nella
scarpata sottostante alla casa.
Dopo il rastrellamento di
aprile la zona fu relativamente tranquilla, gli abitanti di Villaneta, ovvero
la famiglia Amadori, corse un grosso pericolo quando di ritorno dalla Campigna,
dove erano andati a battezzare l’ultimo nato, fu presa di mira da colpi di mitragliatrice di
un aereo ricognitore Alleato. Fortuna volle che tutti ne uscissero illesi.
La zona rimase tranquilla
anche durante il passaggio del fronte di guerra: lo sfondamento Alleato avvenne
nelle vallate del Savio e del Montone oltre che nel riminese, tuttavia i
soldati tedeschi in ritirata fecero saltare la chiesetta. L’attuale cappella fu
ricostruita nel 1952-53 dall’ASDF.
VILLANETA CASA PER FERIE
Gavelli: il salvatore.
Villaneta si salvò per “Il
rotto della cuffia”, perché nel 1970 nacquero le Regioni a cui passò la
proprietà demaniale, alcuni anni dopo
l'ASFD sarebbe stata abolita, almeno formalmente, infatti rimase come ex ASFD
che ne continuò la gestione per conto della Regione Emilia Romagna. Cambiò la
politica sull'utilizzo degli edifici rurali, che ora venivano dati in
concessione ai cittadini, con preferenza alle associazioni, prefigurando una
sorta di turismo sociale. E' in questa fase di passaggio delle consegne che si
inserì Otello Gavelli che conosciuta Villaneta a nome della Coop. Ricreativa
Culturale Leo Gramellini di Forlì, comunemente nota come “Valverde”, si adoperò
per salvarla proponendosi prontamente di restaurarla e gestirla. Bloccando in
tal modo i propositi di distruzione. La Regione Emilia Romagna diede in
concessione alla Coop. Valverde la struttura di Villaneta con destinazione
“Casa per ferie” nel 1973. La concessione
prevedeva oltre al pagamento di un affitto la ristrutturazione per renderla
atta allo scopo.
L'Epopea di
Villaneta.(1973 – 1977)
Espletate le pratiche
edilizie, (Licenza edilizia n. 524 del
1/06/1974 e Nulla osta della Sovrintendenza
delle Belle Arti del 28/11/1974) che erano a carico del concessionario, poterono
cominciare i lavori di ristrutturazione. Trascorso l’inverno in data 12/04/1975 iniziò l’opera di “restauro”. Tali
lavori sono dettagliatamente documentati nel “Diario di Villaneta” redatti dai
frequentatori. La ristrutturazione interessò quasi esclusivamente l'edificio
maggiore, su quello minore (legnaia) ci si limitò alla manutenzione ordinaria.
I lavori furono eseguiti in economia e
quasi esclusivamente avvalendosi di lavoro volontario, infatti, avvenivano
generalmente nei fine settimana. Grande era l'entusiasmo. Uno dei problemi
maggiori era e sarà sempre quello della viabilità, ovvero il trasporto dei
materiali a Villaneta dalla Campigna, molto fu fatto sulle spalle, ma era una
fatica immane quasi due km. di strada con un dislivello di 180 mt. Gavelli
trovò e acquistò una Jeep usata, targata TO H06163, era la variante costruita
dalla FIAT e denominata campagnola, in passato l'automezzo era in dotazione
alla “Celere” ed utilizzata per la repressione della manifestazione sindacali e
popolari. Il nuovo utilizzo veniva interpretato come un evidente segno del
mutamento dei tempi. Per il trasporto materiali più pesanti negli anni che
vennero ci si avvalse anche di un trattorista locale.
Terminano i lavori di ristrutturazione.
I lavori edili di
ristrutturazione , come riporta il “diario, terminarono il 20 dicembre 1975
(anche se in qualche misura non terminarono mai perché la struttura necessita
di una continua manutenzione). Nel 1976 si eseguirono lavori i lavori di
rifinitura e di allestimento. Anche in questo caso l’opera di Gavelli fu
insostituibile nel trovare gli arredi di seconda mano adatti allo scopo. Il
21/05/1976 l’Ufficiale sanitario autorizzò la struttura come casa per ferie.
Finalmente il 25/06/1977 anche l'energia elettrica. Arrivò a Villaneta.
Villaneta dopo complesse trattative con l’ex ASFD in data 4/02/1977 aveva ottenuto la
concessione di una centralina idroelettrica in disuso da molti anni, costruita
nell'anteguerra per la zona di Campigna. Il ripristino fu complesso per
ripristinare le condotte e sopratutto per rinvenire i pezzi di ricambi che
dovettero essere costruiti o adattati ad hoc in quanto la ditta di Firenze che
l’aveva costruita aveva chiuso oltre 30 anni prima.
L'epoca d'oro (1977 – 1983)
Dopo”l'epopea” dei lavori
cominciò l'epoca d'oro della gestione di Villaneta. Periodo anch'esso
contrassegnato dalla figura dominante e trainante di Otello Gavelli. La casa
per ferie fu molta animata: Centri estivi per bambini, soggiorno di
scolaresche, seminari di studio, soggiorno di famiglie e di gruppo di amici.
Oltre alle numerose presenze fu un periodo eccezionale per lo spirito che vi
aleggiava fatto di solidarietà, di partecipazione gli ospiti davano una mano
nella gestione: non era una distaccata vacanza. Il primo centro estivo era
formato da bambini di Galeata e Forlì, le cronache del centro estivo sono
documentate dettagliatamente nel Diario di Villaneta a cura dell'animatore del
gruppo Roberto Orlandi e iniziò il 30/06/1977.
In condominio coi ghiri.
I ghiri sono i coinquilini
di Villaneta, ci sono e non hanno alcuna intenzione di lasciarla, nonostante
gli iniziali tentativi di escluderli, si è ormai creato un equilibrio, una
convivenza: - loro abitano nel sottotetto e gli umani al piano terra e primo.
Alla notte li si sente scorazzare sopra la testa, e specialmente nella stagione
degli amori si rincorrono e litigano. Verso sera seduti all'esterno se si
osserva lo sporto di gronda del tetto ad una certa ora si profila contro il
cielo chiaroscuro la loro sagoma, si guardano attorno e con un balzo acrobatico
si gettano sulle fronde degli alberi prossimi alla casa.
La prima crisi.
Dal
1977 al 1983 fu un susseguirsi di presenze, continuarono i centri estivi.
Gavelli continuò ad essere il motore, anche se l’impegno si faceva più
pesante, perché gli “aiutanti” man mano
scemavano. Villaneta non era riuscita a diventare un’attività di tutta la Coop
Leo Gramellini già sovra impegnata nella gestione del Casa del Popolo di Forlì.
Era sempre di più una attività del solo Gavelli. Il momento di svolta che
determinò la crisi avvenne durante il Centro Estivo del 1983. Un genitore che
era andato a trovare la figlia a Villaneta scoprì che la bambina si era presa
una zecca durante una passeggiata nel bosco. Apriti cielo, piantò un gran
casino, Siccome era un personaggio “in vista” trovò grande ascolto, un giornale
locale pubblicò la notizia come se fosse accaduto il finimondo. Gli
amministratori si spaventarono, esaminati gli atti negli archivi si accorsero
che non era mai stata rilasciata l’agibilità della struttura, che, in effetti,
non era mai stata richiesta per dimenticanza o perché ritenuta non necessaria
in quanto l’intervento edilizio aveva riguardato solo modifiche interne,
inoltre i vari centri estivi erano sempre regolarmente autorizzati.
Il
24 ottobre 1993 il sindaco di Santa Sofia con atto n. 7301 dispose la
cessazione di ogni attività a Villaneta in quanto priva di agibilità-attività.
Anche
il Consiglio di amministrazione della Coop. “Valverde” si spaventò ed estromise
Otello Gavelli da Villaneta.
La
struttura rimase per qualche tempo totalmente chiusa, anche se l’’appartamento
“legnaia” non avrebbe dovuto essere interessata dal divieto dell’ordinanza non
necessitando di agibilità perché non interessata da interventi edilizi. Il
fatto è che nella coop. Nessun altro era disposto ad impegnarsi per Villaneta
vista, caso mai, come fonte di problemi.
Finiva
così l’epoca eroica di Villaneta, l’epoca Gavelli.
Si
continua.
Con la crisi conseguente
all'allontanamento di Gavelli che ne era l'animatore Villaneta rimase per
qualche tempo inutilizzata. Fu in questa fase che un gruppo di (allora) giovani
raccolta da Davide Simoncelli si propose alla Coop. Leo Gramellini di occuparsi
per conto della Cooperativa della gestione di Villaneta, si raggiunse ad un
accordo e si riaprì.
La nuova gestione si mosse
nello stesso solco della precedente. Basata sul volontariato, in sostanza i
“soci” (come ci definivamo) andavano su per aprire e lavorare. Con lo scopo di
non trarne alcun beneficio e mai ne hanno tratto, anzi non è mai esistito alcun
rimborso spese personali, se l'economia della gestione aveva qualche avanzo lo
si spendeva tutto per la casa.
Si notò una modifica nella
composizione dei frequentatori, diminuirono fortemente le famiglie, rimasero
costanti quella dei gruppi di amici, non si fecero più centri estivi
autogestiti. Continuò la frequentazioni di classi e di gruppi di scout, se gli
scout era bravi, ordinati e rispettosi della struttura non si può dire
altrettanto delle classi come mostrano ancora numerose scritte scarabocchiate
sui muri e sulle travi. La presenza di classi andò scemando per terminare dopo
un episodio accorso riportato più avanti.
Interventi successivi alla ristrutturazione.
I lavori di
ristrutturazione muraria finirono gli ultimi giorni del dicembre 1975, ma i lavori di manutenzione
straordinaria non finirono e non
finiranno mai, una vecchia casa per quanto solida e ben costruita, in mezzo ad
una foresta ne necessita sempre in misura maggiore. Gli interventi più
rilevanti furono:
L'abitabilità nel 1986 fu ottenuta l'abitabilità definitiva, fino ad allora si era andati avanti con abitabilità provvisorie.
Nell'occasione si adeguarono gli scarichi alla normativa recente e si accatasto
il fabbricato aggiornando le modifiche apportate con la ristrutturazione.
Rifacimento copertura delle coperture del tetto.
Nel 1992 si sostituì la
copertura del tetto nell'edificio maggiore tetto ormai usurato con nuove
lastre. Se eseguì anche il rifacimento dei comignoli e delle grondaie.
Nel 2003 fu rifatto il
tetto dell'edificio “legnaia” le lastre in cemento amianto furono sostituite
con lastre esenti da amianto, nell'occasione si sostituirono i travi usurati e
si rifecero le grondaie. Si cercò , altresì, di isolare il sottotetto per
impedire l'ingresso ai ghiri , operazione che si dimostrò ben presto inutile i
ghiri rosicchiarono il legno e ricostruirono gli ingressi.
L'allacciamento all'ENEL.
La centralina
idroelettrica era ecologica, ma era anche un’ossessione, era vecchia si rompeva
sempre, la ditta che l'aveva costruita aveva chiuso da decenni, ogni ricambio
dei pezzi andava costruito a mano. Ogni volta che si interrompeva bisognava
prendere su e fare un lungo viaggio per andare a vedere e farla ripartire. A
Villaneta c'era un’ampia scorta di lampadine perché all'improvviso aumentava il
voltaggio e cominciavano a scoppiare. Erano anche presenti alcune stufe
elettrica che venivano utilizzati da “assorbitori”, quando le lampadine si
illuminavano troppo si accendevano per aumentare l'assorbimento di energia. Ma
il problema maggiore era d'estate quando l'acqua calava e la Forestale non
voleva che si utilizzasse l'acqua del laghetto perché doveva rimanere di
riserva per eventuali incendi, in questo contesto la nostra centralina pur
autorizzata dall' ex ASDF era da questa malvista.
La regione emise un bando
per finanziare le energie rinnovabili, si fece domanda per rinnovare la
centralina ma la nostra richiesta non fu finanziata.
Si decise pur a malincuore
di rinunciarvi e di chiedere l'allacciamento all' ENEL. Ciò comportò la
costruzione di un tratto di elettrodotto interrato, rimasto chiaramente nella
mente di chi lo stava costruendo perché a scavo aperto scoppiò un mezzo diluvio
universale. Sopravvivemmo.
I camini
Altro intervento di una
certa consistenza fu il rifacimento dei due camini dell'edificio maggiore.
Nell'appartamento più piccolo il fine era anche quello di limitarne la
fumosità, ma lo scopo non fu pienamente raggiunto.
Il fabbricato legnaia
Questo edificio è stato
quello che ha subito meno interventi di manutenzione straordinaria che in
sostanza si sono limitati alla sostituzione della copertura del tetto, alla costruzione di un secondo servizio igienico, alla
collocazione di palo che fungeva da pilastro sotto la cucina e per il resto
solo ritocchi e normale manutenzione ad
intonaci e travi (antitarme).
Piccoli interventi di ripristino.
Nella fase finale della
gestione della Cooperativa già “Valverde” si era iniziato ad eseguire qualche
ripristino, più che altro estetico ai vani dell'appartamento piccolo dell'
edificio grande (rimessa a nudo dei legni, impianto elettrico sotto traccia,
banchine delle finestre) piccoli interventi appena abbozzati e sospesi per la
volontà della Coop. UNICA (che aveva inglobato la “Valverde”) di rinunciare la
concessione di Villaneta.
Il periodo delle difficoltà burocratiche.
Fu un fulmine a ciel
sereno, parlo della diffida del Comune di Santa Sofia n. 9069 del 22/08/2000
che ordinava la sospensione dell’attività di
soggiorno a Villaneta fino ad ottenimento dell’autorizzazione prevista
dalla Legge Regionale n. 34/97. Nemmeno
eravamo a conoscenza di questa legge, l'andammo a vedere e Villaneta non ne era
soggetta, regolava il soggiorno di gruppi di minori (in sostanza
l’organizzazione delle vecchie colonie o dei centri estivi per minori che dal
lontano 1982 Villaneta non aveva più organizzato). Esaminata la normativa in
materia scoprimmo in effetti che per un’altra legge regionale la n. 34 del
1988, le case per ferie andavano autorizzate dai comuni. Verificammo, anche che
altre strutture simili alla nostra mai avevano fatto richiesta di tale
autorizzazione, ne gli era mai stata richiesta, altre ancor oggi mai l’hanno
fatta.
Il motivo della decisione del Sindaco era
riportata in premessa alla diffida si riferiva: “A seguito dell’articolo del Resto del Carlino del 4/08/2000 ...”
Cosa era successo? A Villaneta aveva soggiornato un gruppo di
scout, durante il soggiorno una ragazza che camminava su un tronco divelto al
suolo scivolò, il responsabile del gruppo si spaventò chiamò il pronto soccorso
e siccome Villaneta non è raggiungibile dalle autoambulanze intervenne l'elicottero
di soccorso. La ragazzina non si era fatta niente di rilevante, molta paura e
qualche escoriazione, eseguiti gli accertamenti fu subito dimessa. La sfortuna
volle che l’episodio fosse stato
pubblicato con una certa enfasi sul giornale.
L’articolo del Resto del Carlino ci era sfuggito e gli scout non ci
avevano riferito dell'evento forse vergognandosi di aver esagerato. Decisamente
a Villaneta i giornali hanno sempre portato iella, in tre occasioni hanno
parlato di Villaneta e sempre sono subentrate conseguenze negative.
Sta di fatto che i
funzionari si preoccuparono delle possibili ripercussioni, andarono a guardare nell'archivio
e ritennero erroneamente che la presenza degli scout a Villaneta dovesse essere
autorizzata ai sensi della Legge n. 34/97. Si precisa che il soggiorno degli
scout non si configurava come attività
di centro per minori in quanto l’art.3 al punto 3 della Legge Regionale
n. 34/97 precisa: ”Non sono soggetti
ad autorizzazione i soggiorni diurni o comprendenti meno di quattro
pernottamenti.”, e nel caso specifico i ragazzi vi avevano
dormito solo due notti. I scout utilizzavano Villaneta solo come struttura di
transito, quindi generalmente vi pernottavano una sola notte).
Facemmo comunque la
domanda per ottenere dal Comune “l'autorizzazione per Casa per Ferie” ai sensi
della L.R. n.34/88 di cui in effetti eravamo sprovvisti. Era una domanda
semplice, Villaneta aveva già tutti i requisiti per ottenerla, ma andammo
incontro ad una a vera e propria odissea burocratica. Come dimostra la stessa
diffida che ci era stata fatta, il
Comune non sapeva come istruirla.
La nostra domanda fu
protocollata con mesi di ritardo e solo a seguito delle nostre proteste, poi i
termini furono sospesi perché il Comune chiedeva un “nulla osta ai sensi del
DPR n. 327/80 della Azienda USL di Forlì”. L'Unità Sanitaria Locale non ci
rilasciava il “Nulla osta” perché era un atto non previsto e non attinente alla
pratica in corso.
Finalmente dopo reiterate
proteste e solleciti l'autorizzazione ci fu rilasciata solo il 27/11/2001 e
conteneva la prescrizione che in tutta la struttura di Villaneta di 500 mq con tre cucine, 12 stanze da letto 8 servizi
igienici potevano pernottare ospitate solo 19
persone, in quanto non essendosi dotato il comune di un regolamento delle case
per Ferie, si ricadeva sui criteri delle strutture alberghiere che mal si
confacevano con un edificio rurale costruito secoli prima. Per oltre un anno
l’uso di Villaneta risultò inibito. Con l'autorizzazione i problemi
amministrativi non ebbero termine. Cominciarono una serie di controlli da parte
delle Guardie Forestali e dei Carabinieri della Caserma di Corniolo.
Ci furono dettate una
serie di richieste: tenere un registro dei presenti, comunicare in anticipo
alla stazione dei Carabinieri gli ospiti presenti, chiedere il permesso alla
“Forestale “ ogni volta che si voleva scendere a Villaneta con la Campagnola (Limitazione
perlomeno discutibile in quanto la
strada è classificata come strada vicinale). Nel 23/05/2004 ci furono
notificate due pesanti sanzioni amministrative. La prima perché a Villaneta
erano alloggiate 17 ospiti, anche se il limite massimo era di 19 ospiti a detta
degli agenti accertatori si erano sistemati nel solo fabbricato maggiore, pur
avendo la disponibilità dell' intera struttura e l’altra sanzione di cui non
ricordo bene il motivo non avendo trovato in archivio la copia.
Facemmo ricorso alle
sanzioni e queste furono annullate dalla Prefettura, dopo il ricorso la
situazione migliorò decisamente, si riconobbe che nel nostro caso non c'era
bisogno né di registro, né di comunicazioni alla locale Caserma dei
Carabinieri. L'autorizzazione a raggiungere Villaneta con la campagnola divenne
annuale.
E' doveroso precisare che
in tutte queste traversie non coinvolsero il Corpo Forestale di stanza in
Campigna coi cui i rapporti sono sempre stati buoni e collaborativi ed è con
grande stima che ricordo il comandate Di Iulio.
E' indubbio che tutto
questo stress burocratico abbia contribuito a logorare il gruppo dei soci che
volontariamente gestiva Villaneta.
Per me era, ed è ancora,
difficile pensare che tutta questa lunga odissea potesse essere derivata da uno
scivolone di una scout, ripenso alla
proposta del demanio regionale di vendita di Villaneta e alla nostra opzione di
acquisto avvenuta qualche tempo prima (in quanto affittuari avevamo in diritto
di precedenza), e mi chiedo se qualcun altro fosse interessato all'acquisto e
di conseguenza desiderasse che la struttura fosse liberata dalla presenza degli
affittuari. Tutti pensieri che tuttavia non si basano su alcun elemento
concreto che sia di mia conoscenza.
La seconda crisi
Un po' alla volta il gruppo
cominciò ad assottigliarsi, c'era chi metteva su famiglia, chi era attratto da
altri interessi, e chi rimaneva era sempre più sovraccaricato. Lo stress
delle “tensioni burocratiche” aveva
lasciato un segno profondo. Anche le
presenze si assottigliavano, anche a causa del periodo di sospensione, si cercò
una soluzione e fu trovata nell'ingresso di nuovi “soci”. A cui in sostanza fu
data in gestione l'appartamento grande e quello della legnaia. Solo
l'appartamento piccolo mantenne la natura di gestione pubblica e sociale, pur
con grandi difficoltà in quanto del vecchio gruppo, dopo il 1974, era
sopravvissuto solo il sottoscritto.
Nella nuova realtà le
presenze si ridussero drasticamente: non più scolaresche e gruppi scout in
quanto le dimensioni appartamento rimasto ad uso pubblico erano troppo piccole,
rimaneva l’uso occasionale di qualche famiglia e gruppi d'amici. Da un punto di
vista finanziario la struttura si reggeva grazie al contributo diretto dei
“soci”. Mai si è gravato sulla Coop. UNICA titolare della concessione a cui,
anzi, versammo un corrispettivo per la “tenuta della compatibilità”.
Fine di una storia.
Nel corso del 2012 cominciamo a frequentare Villaneta alcuni ragazzi,
che abitavano nel versante umbro-toscano dell'Appennino, avevano conosciuto
Villaneta perché amici di un ragazzo che abitava in zona. Non erano visitatori
usuali di quelli che si limitano a fare un soggiorno, ma si appassionarono alla
struttura e al luogo, contribuirono di loro iniziativa ad eseguire
diversi lavori di manutenzione, vidi in loro lo stesso spirito che animava i
primi frequentatori della struttura.
Eventi imprevedibili fecero precipitare la situazione.
La perquisizione.
Alle ore 5 di mattina del 13/06/2012. Fui svegliato dai carabinieri
nella mia abitazione di Forlì, subito pensai ovviamente ad una disgrazia
familiare, e fu quindi un sollievo quando mi ordinarono di presentarmi
alla Caserma dei Carabinieri di Corniolo entro il termine di un'ora perché
doveva essere eseguita una perquisizione a Villaneta, precisando che se non mi
fossi presentato avrebbero sfondato le porte. Mi avviai subito chiedendomi cosa
mai fosse successo, ma personalmente ero scocciato ma tranquillo, in quanto
sicuro di non aver compiuto nulla di biasimevole e tanto meno di illegale, l’unica
ipotesi che mi venne in mente fu che qualche ospite vi avesse nascosto un po’
di marijuana, ma in verità propendevo più per l’ipotesi di un errore.
Dal Corniolo poi accompagnato da 4-5 agenti “dei nuclei speciali” (così
si presentarono, ma non capii bene speciali di che cosa, poi setti dell'antiterrorismo)
e dai carabinieri della locale stazione, ci recammo a Villaneta,
rimanendo all’oscuro del motivo della perquisizione, siccome mi avevano fatto
solo il nome di uno dei ragazzi toscani che avevo ospitato, arrivai a pensare
che l'avessero preso con degli spinelli e ipotizzassero che li avesse nascosti
a Villaneta.
Alle 8,00 si giunse a Villaneta, alle 8,20 la perquisizione era
terminata. Si vide subito che si aspettavano di trovare una realtà diversa. Scartai
l'ipotesi della droga perché non frugarono da nessuna parte, diedero solo
un’occhiata e in particolare guardarono solo i libri presenti, capii poi il
motivo di questo interesse quando infine tornati al Corniolo mi fu consegnato
l'atto di perquisizione. Dal mandato di perquisizione appresi che uno dei
ragazzi era indagato in quanto di fede anarchica. In specifico era solo
accusato di aver scritto con la bomboletta sopra su un bancomat e di aver
esposto durante una manifestazione uno striscione con la scritta“ Terrorista è
lo stato”. Si riportava anche, che durante la perquisizione della sua auto,
avvenuta peraltro anni prima, erano stati rinvenuti strani aggeggi che si
ipotizzava servissero per futuri attentati. Capii subito che si trattava di
attrezzi del suo lavoro (era un potatore degli alberi che eseguiva salendoci
sopra senza l'ausilio di elevatori, come, in effetti, risultò poi essere).
Tuttavia si sospettava il ragazzo di essere in contatto coi “terribili”
anarchici greci, per cui contro di lui era stato spiccato un mandato d'arresto.
Nel verbale di perquisizione si riferiva che nulla di particolare si era
rinvenuto. In conclusione Villaneta era una normale casa per ferie.
La vicenda degli “anarchici insurrezionalisti” ebbe un grande rilievo
anche sulla stampa nazionale e nei telegiornali nazionali, poi la vicenda sparì
completamente e solo con grande fatica sono riuscito a sapere che la vicenda si
era conclusa dopo un anno e mezzo con la piena assoluzione “perché il fatto non
sussiste” del ragazzo che tuttavia nel frattempo si era fatto 6-7 mesi di
prigione e un tempo ancor maggiore di arresti domiciliari.
Sono
sotto accusa. Fine della "Casa per ferie"
Nell'immediato non mi preoccupai troppo dell’evento: era un normale
controllo conclusasi con esito positivo per Villaneta. Fatto sta che il giorno
successivo la notizia era su un giornale che riportata il fatto con esiti
allarmistici e cominciarono i guai. Qualcuno dei presenti alla perquisizione si
era evidentemente preoccupato di andarlo a raccontare subito alla stampa
locale. Fui convocato dalla direzione della Coop UNICA (Che nel frattempo aveva
inglobato la Coop Leo Gramellini “Valverde”). Fui
additato come irresponsabile anche dagli altri "soci" nella gestione
della casa, in quanto colpevole di non aver utilizzato la struttura al solo
scopo di “utilizzo personale” (sic). Fui diffidato seduta stante dal
frequentarla ancora.
Villaneta era arrivata alla Coop. UNICA in eredità
dalla Coop “Valverde”, per la nuova dirigenza, ormai scevra dalle idealità
associative degli inizi, questa struttura era considerata ormai un inutile peso
che non produceva alcun utile (ma nemmeno perdite come ormai tutte le Case del
Popolo da loro gestite), colsero l'occasione per disfarsene e in quella
occasione comunicarono l’intenzione di rinunciare alla concessione di
Villaneta, come, in effetti, avvenne.
Da quel giorno sono tornato una sola volta a
Villaneta, il 27 settembre 2012, quando mi fu “concesso” di prelevare i miei
beni personali, riuscì a portar via quanto mi fu possibile non avendo un
fuoristrada per raggiungere Villaneta. Per oltre tre anni non ho avuto lo
stato d’animo di tornarla a vedere. L’elaborazione del lutto è stata lunga. Ho
frequentato Villaneta dal 1976 - 77 al 2012. Si chiuse così la storia della
"Casa per ferie" improntata da Otello Gavelli sui principi di un
turismo sociale ed autogestito. Rispettoso dell'ambiente. Ho partecipato dal
1984 alla sua gestione, occupandomi in prevalenza delle pratiche burocratiche,
che non finivano mai. Ero anche il muratore per i piccoli lavori.
Villaneta fu il luogo dove mia madre ha fatto le uniche "ferie"
della sua vita. E' il luogo dove portavo i figli. In altre parole Villaneta è
stata parte della mia vita.
Prologo.
“Rifugio
Villaneta”: un nuovo inizio.
Nel 2012 concludeva
l'esistenza della “Casa per ferie Villaneta”.
La Provincia, che nel
frattempo era stata delegata dalla Regione nella gestione degli edifici rurali
di sua proprietà, emanava un nuovo bando di concessione e nel 2014 concedeva in
Uso Villaneta all’Associazione “Anime Casentinesi” composta da un gruppo di
giovani animati dallo scopo “di aprire qui un Rifugio Alpino per restituire ad un
utilizzo collettivo una struttura di proprietà pubblica e favorire così la
conoscenza e il rispetto per l’ambiente montano, per le foreste e per i suoi
abitanti, umani e animali.“
Una nobile finalità che è
in linea di continuità con chi negli anni '70 partì con questa avventura.
Ci piace pensare che
Otello Gavelli ne sarebbe contento.
Questi ragazzi hanno fatto
una scelta coraggiosa e in controtendenza in quanto ormai la grande maggioranza
di questi edifici rurali è diventata, di fatto, una seconda casa a uso
personale.
A loro va il mio compiacimento ed augurio.
Bibliografia.
La storia della Foresta Casentinese nelle
carte dell’Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze dal secolo XIV° al XIX°.
Di Antonio Gabbrielli e Enzo Settesoldi. Ed. dal Ministero dell’ Agricoltura e
delle foreste.
Pane asciutto e polenta rossa.
Di Pier Luigi della Bordella Ed. Arti Grafiche Gianferoni.
Otello Gavelli la sua storia la nostra storia.
Autori vari Ed. Fondazione Ariella Farneti.
VEDI ANCHE POST CON PRESENTAZIONE FOTOGRAFICA SU VILLANETA
SU QUESTO BLOG
Note
biografiche di Palmiro Capacci
Nato da famiglia di contadini il 10 aprile
1955 nel podere Favale (Favèl), in
località Francia (Frěncia),
frazione di Cusercoli in Comune di Civitella di Romagna. Penultimo di sette
fratelli. Nel 1964, la sua famiglia
trascinata dalla fiumana si arenò in un orto collocato entro la città di Forlì.
Attualmente
svolge la professione di tecnico ambientale, ha fatto diversi mestieri:
pastorello occasionale (portare al pascolo le pecore e le mucche del podere),
ortolano, cameriere (durante le vacanze scolastiche), rivoluzionario di
professione negli anni ’70 (funzionario della FGCI - PCI), poi disoccupato e
lavoratore precario, dipendente del Comune di Galeata, infine vigile sanitario
ed ambientale.
Per
cinque anni ha svolto il pubblico incarico di Assessore all’ambiente nel Comune
di Forlì.
Ha
frequentato Villaneta dal 1976 al 2012 assumendo un ruolo di gestione dal 1985.
Di
madre lingua “dialetto romagnolo”, parla correntemente l’italiano seppur con un
rapporto dialettico con la grammatica e l’ortografia della lingua acquisita.
Ha
pubblicato il libro Poi venne la fiumana che tratta delle comunità
contadine nel periodo della loro trasformazione e dissoluzione ed è coautore
del libro La Foja de farfaraz. Predappio: cronache di una comunità viva e
solidale sulla storia di questo Comune nel ‘900. Ha di recente
pubblicato il libro C’era una volta ... anzi appena ieri.
Altri
suoi testi sono pubblicati sul Blog di
Palmiro Capacci.
Si può
contattarlo con l’e-mail:
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