28
ottobre: fine dell’era fascista a Predappio
Predappio, 28 ottobre 1944,
avrebbe dovuto essere il primo giorno del XXII anno dell’Era
Fascista, invece essa vi terminava definitivamente. Le forze armate
tedesche si ritirarono dal paese. Per la liberazione di tutto il
Comune bisognerà attendere ancora qualche giorno ed altri lutti. Il
1° novembre morì in combattimento per la liberazione di Fiumana il
partigiano Primo Bravetti ed a Villa Raggi venne fucilato il
partigiano Giuseppe Castellucci. A Predappio la liberazione era
attesa già da molti giorni, i fascisti della Brigata Nera erano già
scappati alla fine di settembre, gli Alleati provenienti da Galeata
avevano attraversato il crinale e raggiunto San Zeno. Il 23 ottobre
un distaccamento partigiano proveniente da Monte Grosso aveva
raggiunto Porcentico: era la prima frazione del Comune di Predappio
ad essere liberata. Il giorno successivo i soldati del Corpo d’Armata
Polacco, unitamente ai partigiani del IV battaglione dell’8a
Brigata Garibaldi liberarono Santa Marina e Tontola, da qui una parte
puntò verso monte Belvedere e Monte Mirabello dove, dopo un violento
scontro, furono momentaneamente fermati.
Il giorno 25 i soldati Alleati
raggiunsero San Savino che si trova ad un tiro di schioppo da
Predappio. Il grosso del IV battaglione partigiano al comando di Tom
(Rodolfo Collinelli) si posizionò a Monte Maggiore, mentre un
distaccamento di circa trenta uomini al comando di Giuseppe Ferlini
entrò nottetempo in Predappio. I tedeschi nel frattempo si erano
ritirati nella parte nord del paese (zona Taglio di Fiume) e nelle
alture circostanti.
Il 26 ottobre i soldati
alleati cominciarono ad entrare dalla parte opposta del paese, mente
Ferlini, alle prime luci dell’alba, coi suoi partigiani raggiunse i
tunnel dello stabilimento Caproni dove si era rifugiata la gran parte
della popolazione. È forse questo il fatto più significativo
avvenuto in quei giorni, cosi lo descrive Adler Raffaelli nel 1981
sul periodico “Il Forlivese”:
Portandosi
e piantandosi all’ingresso della Galleria, egli vuole presentarsi e
dichiararsi come il qualificato rappresentante degli italiani, dei
lavoratori, di chi ha combattuto per la libertà e la giustizia.
Giuseppe
Ferlini ( …) grida alla gente che gli va incontro: “Ecco
finalmente è arrivato il tanto decantato delinquente Ferlini”.
Dalla
galleria, lunga e vasta, esce il paese e va incontro a Ferlini. Va
incontro a Ferlini come alla fine delle tribolazioni, alla pace,
all'inizio di un nuovo tempo. E’ gente che ha sentito il nome di
Ferlini pronunciato dai nazi-fascisti come quello d’un pericoloso
bandito, d’un ammazzagente. La gente di Predappio lo circonda, lo
saluta, fa festa a lui e ai suoi uomini. E Ferlini continua ad
annunciare: “Ecco Ferlini! Ecco Ferlini!”. Ferlini Giuseppe,
contadino fino a ventisei anni, poi operaio. L’immagine eloquente,
il segno vivo del cambiamento a Predappio.
Coloro
che, per date ragioni, temevano d’essere ritenuti nemici di
Ferlini, nemici dei partigiani e dei comunisti, sono quelli che
maggiormente si atteggiano ad amici. Gli si deve riconoscere la
lealtà d’essere lì, con la gente del popolo, mentre i
profittatori e i colpevoli sono fuggiti al nord.
Il 26 e 27 ottobre il paese si
trovò diviso dalla linea del fronte, oltre al verificarsi di scontri
fra le opposte pattuglie, cominciarono ad arrivare le granate
tedesche che colpirono ripetutamente anche la chiesa, a queste si
aggiungeva qualche granata Alleata “dal tiro un po’ corto”.
Dal 25 ottobre si contarono
tre uccisi e numerosi feriti fra i civili. Fra i combattenti si ha
notizia di due partigiani e un soldato polacco feriti.
Il 28 ottobre di quest’anno
è quindi il 70° anniversario della Liberazione di Predappio dal
Nazifascismo. La casualità della storia ha voluto che questa
giornata sia anche la ricorrenza dell’anniversario della “Marcia
su Roma”, evento che non coinvolse i predappiesi perché all’epoca
vi erano solo quattro aderenti al Fascio, eppure da tempo ogni anno
si celebra la ricorrenza della Marcia su Roma, mentre quella della
Liberazione rimane in sordina.
ANTIFASCISTI
PERSEGUITATI POLITICI
DI
PREDAPPIO NEL VENTENNIO
Tratto
dai libri dell'ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati politici
Italiani Antifascisti): “I Sovversivi Antifascisti e perseguitati
politici in Provincia di Forlì 1926 – 1943” di Luciano Casali e
Vladimiro Flamigni e “La provincia del duce contro il fascismo”
di Berto Alberti (Battaglia) e Luigi Zanchini.
Predappiesi
condannati dal Tribunale speciale
Bartoli Quinto,
nato e residente a
Predappio il 19 ottobre 1906, bracciante.
Arrestato
il 22 novembre 1930 con altri 140 facenti parte di un’organizzazione
comunista operante in Romagna. Deferito al Tribunale speciale il 16
febbraio 1931 fu condannato a tre anni di carcere per appartenenza
alla cellula diretta da Domenico Venturelli e composta da Natale
Valla, Giovanni Malpezzi, Ermenegildo Fagnocchi per avere diffuso
stampa e inalberato bandiere rosse. L'11 novembre 1932, in occasione
dell’amnistia per il decennale della marcia su Roma, fu liberato
dal penitenziario di Firenze e sottoposto a vigilanza.
Guardigli Alfredo,
nato e residete a
Predappio l’11 giugno 1910, maniscalco.
Arrestato
il 1° dicembre 1930 per appartenenza all’organizzazione comunista,
fu deferito al Tribunale speciale unitamente a 140 comunisti
romagnoli. Il 2 maggio 1931 fu condannato ad un anno di carcere (che
trascorse a Regina Coeli di Roma), perché collaboratore del capo
settore Alfredo Samorì nella diffusione della stampa e nella
raccolta fondi per il Soccorso Rosso. Liberato alla fine della pena
il 30 novembre 1931, fu sottoposto a vigilanza.
Boattini Domenico,
nato ae residente a
Predappio il 6 gennaio 1862, invalido.
Militante
socialista fin da prima della “grande guerra” subì le
persecuzioni fasciste. L’8 aprile 1938 fu arrestato per discorsi
antifascisti e il 2 maggio condannato a cinque anni di confino ad
Amendolara (Cs) commutati in ammonizione il 6 giugno 1939 in
considerazione della cattive condizioni di salute.
Papini Adamo,
nato a Predappio il 3 agosto 1900, facchino; residente a Cesena.
Militante
comunista, il 21 novembre 1927 venne diffidato ad astenersi da ogni
compagnia e attività sovversive. Il 30 luglio 1934 venne arrestato
unitamente a Giovanni Amaducci (e altri) perché denunciati da due
persone che, al fine di procurarsi un lavoro acquisendo meriti agli
occhi della polizia e fascisti, addossarono loro la responsabilità
delle diffusioni di volantini con la scritta “ W il comunismo”
avvenute nelle notti del 8 maggio e del 12 luglio. Dopo quaranta
giorni di carcere, fu rimesso in libertà e sottoposto a vigilanza
fino al 1943.
Valmori Teresa,
nata a Predappio il 30 ottobre 1904, operaia, residente a Forlì.
Operaia
del calzaturificio Battistini di Forlì, nel 1925 fu più volte
minacciata ed aggredita dai fascisti, Nel 1930 espatriò
clandestinamente in Francia. Nel 1940 fu arrestata dalla polizia
francese e consegnata alla polizia italiana che la inviò a Forlì.
Nuovamente impiegatasi presso il calzaturificio Battistini, nel
settembre 1941 fu animatrice delle lotte operaie e delle donne contro
il razionamento del pane e per la pace, Arrestata, dopo due settimane
di carcere fu sottoposta ai vincoli dell’ammonizione. Durante la
Resistenza fu staffetta del comando dell’8a
Brigata Garibaldi.
Ricordiamo
ancora una volta le figure dei socialisti locali che all’inizio
degli anni 20 si opposero all’avvento del fascismo raccontate in
questo libro fra cui spicca la figura di Ciro Domenico Farneti
di cui non abbiamo parlato in modo specifico perché si rimanda al
libro di Fulvio Farneti: “Domenico Ciro Farneti (1981-1925).
Calzolaio socialista”, pubblicato di recente dal Comune di
Predappio.
L’ADESIONE
ALLA RESISTENZA DEI PREDAPPIESI
di
Palmiro Capacci
Predappio
la “Città del Duce”, dove nacque e dove è sepolto. L'attuale
capoluogo comunale nemmeno esisteva all’avvento del fascismo, fu
costruito ad hoc per volere di Mussolini. Predappio era meta di
pellegrinaggi già nel ventennio. Pellegrinaggi che continuano, in
tono assai minore, tuttora per visitare la tomba di Mussolini. C’è
chi immagina che questo paese non possa che avere il ruolo di
contorno al “sepolcro” del duce del fascismo. Questa vulgata
trova ormai diffusione anche in questa terra, (...)
Ma Predappio è questo? Certo
Mussolini curò in modo particolare il suo paese nativo, arrivarono
molti finanziamenti statali. Si sa che i dittatori vogliono essere
particolarmente amati nel paese d'origine.
All’inizio del ventesimo
secolo Predappio aveva una consolidata tradizione democratica e
rivoluzionaria. Con l'avvento del Regime fascista molti antifascisti
che non si adeguarono al nuovo corso dovettero emigrare, altri
cittadini arrivarono nel "paese nuovo" perché c'era lavoro
nei cantieri e nelle nuove industrie, naturalmente la precedenza era
data agli elementi di fiducia, ma ciò non sempre era possibile,
perché, occorrendo mano d’opera qualificata, arrivarono anche
operai dal nord Italia con un'elevata coscienza di classe. E’
evidente che chi guarda la storia “da fuori” e ne accetta la
vulgata acriticamente è portato ad identificare Predappio col
cittadino famoso cui diede i natali. Eppure la storia non è andata
così.
Predappio non fu solo la
“Città del Capo”, fu (ed è) molto altro. Guardando i dati della
partecipazione alla lotta di Liberazione vediamo che questo Comune
diede un contributo non trascurabile. Certo ciò appare come un fatto
eccezionale: poteva essere diverso, data la sua particolare
condizione e invece la sua vecchia anima rivoluzionaria, socialista e
in definitiva antifascista, pur scalfita ed ammutolita per molti
anni, riemerse dall’ombra ancora vitale.
In
Comune di Predappio risultano essere nati 60 partigiani e 41 patrioti
per un totale di 101 elementi, di cui 8 donne. Se rapportati alla
popolazione residente (censimento del 1936) la percentuale dei
resistenti e dell’1,1%, leggermente inferiore alla media
Provinciale che è l’1,3%.
Tuttavia
nell’esaminare i dati sull'adesione alla resistenza dei predappiesi
occorre tener presenti due considerazioni:
1)
Nell’analisi dei dati delle adesioni alla resistenza attiva
dell'allora Provincia di Forlì che comprendeva Rimini, si è
utilizzato come elemento di riferimento il Comune di nascita, ma il
Comune di Predappio dal 1923 ampliò notevolmente il suo territorio a
spese dei Comuni vicini, per questo uno studio che si basi
fondamentalmente sul Comune di nascita, non può che registrare dei
dati sottostimati. Chi era nato nei territori accorpati a Predappio
risulta all'anagrafe nato in un altro Comune.
2)
Predappio non fu al centro dello stanziamento Partigiano, ed
uno degli elementi che portarono a più alte adesioni era appunto la
presenza stabile delle loro formazioni sul territorio.
Se esaminiamo anche i
partigiani residenti a Predappio, ma nati altrove il
numero è destinato a crescere notevolmente, di 85 unità. Molti
di questi cittadini sono immigrati a Predappio anche da località
lontane, ma in diversi ricadono nella situazione sopra descritta, per
questo risultano nati in un Comune limitrofo, anche se in alcuni casi
non hanno nemmeno cambiato casa di residenza. A questi bisogna
aggiungere n. 15 partigiani nati a Predappio ma che hanno operato in
formazioni partigiane d'altre province della regione: 12 a Ravenna, 2
Modena e 1 a Parma e almeno altri 2 che hanno operato con la
Resistenza Jugoslava. In totale fra nati e/o residenti a Predappio
raggiungiamo la cifra di 127 partigiani e 76 patrioti. Esponendo
diversamente i dati abbiamo che 67 partigiani sono nati a Predappio
ma emigrati altrove, altri 49 sono nati a Predappio e continuano a
risiedervi, 85 figurano come immigrati da altri comuni. (...)
Predappio mostra negli anni
venti e trenta un’alta mobilità demografica e un forte aumento
della popolazione che passa dai 7.293 ab. del 1921(dato rapportato al
territorio attuale) ai 9.210 del 1936 per crescere ancora con
l'apertura degli stabilimenti Caproni. Non meraviglia quindi la forte
immigrazione determinata dalla nascita del nuovo paese e dalla
industrializzazione, meraviglia invece la forte emigrazione, infatti,
molti volenti o nolenti dovettero abbandonare il paese per
motivazioni politiche: il Duce e i suoi seguaci non gradivano la
presenza di antifascisti nella “Città del Capo” e quindi si
spiega che fra gli oriundi di Predappio vi sia stata una consistente
adesione alla Resistenza.
Il numero dei partigiani
deceduti che erano nati a Predappio è di 7 unità (6 nella nostra
provincia ed 1 nel ravennate). Fra i residenti le vittime della
repressione nazifascista furono 18.
L'adesione alla Resistenza dei
predappiesi è piuttosto precoce; ben 37 su 134 aderiscono già nel
1943, e dopo il mese di giugno 1944 gli arrivi sono solo 10 di cui
nessuno nel mese d'ottobre. In sostanza non c’è stata la corsa
all’ultimo momento “in aiuto a liberatori”. Nei paesi ci si
conosceva tutti e nell’autunno del ’44 lo spartiacque si era già
definito, poi chi era stato alla macchia per diversi mesi
probabilmente non gradiva troppo le adesioni dell’ultima ora. Fra i
nati a Predappio ed emigrati altrove, l’adesione è ancora più
precoce: ben 22 su 67 entrano nella Resistenza già nel 1943.
Dall’analisi dei dati
sull'intera provincia, si è rilevato che la grandissima parte dei
"resistenti" proveniva dai ceti popolari, contenuta fu la
presenza dei ceti medi ed addirittura sporadica quella dei ceti
elevati. A Predappio (nati e/o residenti) questa tendenza è ancora
più marcata: oltre la metà è composta da mezzadri o braccianti. Di
coltivatori diretti ce n’è solo uno (forse altri due che sono
classificati genericamente contadini). Corposa è la presenza
d'operai (43 elementi). Gli artigiani e commercianti sono solo 9. Gli
impiegati sono 10 e sono di "basso" livello: solo 3 di loro
hanno conseguito un diploma. (...)
Evidentemente a Predappio
l’egemonia che il regime esercitò sui ceti medi e sulla piccola
borghesia, concentrati nel capoluogo, fu più forte che altrove,
mentre, nonostante gli sforzi sostenuti, rimase assai debole sui ceti
popolari. Non ci sono dati precisi al riguardo, ma va notato che la
situazione è diversificata fra i tre maggiori centri abitati del
Comune; è facile supporre che le frazioni e la campagna abbiano dato
un sostegno assai maggiore alla Resistenza rispetto al Capoluogo.
(...)
Nel complesso Predappio fu e
rimase un Comune antifascista, nonostante fosse il “Comune natale
del Duce”, con tutto quanto ne conseguì.
A molti e specialmente ai
forestieri che non conoscono lo spirito che animava la terra di
Romagna una così elevata partecipazione alla Resistenza antifascista
proprio a Predappio potrà sembrare inconcepibile, ma questo è
stato.
PARTIGIANI
CADUTI NATI E/O RESIDENTI
A
PREDAPPIO
Alfezzi Pietro di Giovanni.
Nato
a Predappio il 29 giugno 1904, residente a Forlì, coniugato e padre
di un figlio. Riconosciuto partigiano dell'8 brigata con ciclo
operativo dall'11 febbraio al 5 settembre 1944. Impegnato nel
servizio logistico dell'8a Brigata
Garibaldi, per la raccolta e l'invio di armi e materiali, fu scoperto
e arrestato il 7 luglio 1944. Non si conoscono il luogo della
detenzione e il trattamento riservatogli. Il 5 settembre 1944 veniva
fucilato al Campo d'aviazione di Forlì assieme ad altre 29 persone.
Bandi Carmela di Battista
Nata
a Predappio il 23 ottobre 1881 e residente a Russi (RA) – Casalinga
Riconosciuta partigiana della 28ma Brigata Garibaldi
“Mario Gordini” con ciclo operativo dal 2 luglio 1944 al 14
novembre 1944. Si presentò volontaria per una rappresaglia in
sostituzione del figlio. Veniva fucilata sotto il ponte San Michele
di Ravenna.
Bertaccini Giuseppe fu
Giovanni.
Nato
a Civitella di Romagna il 31 luglio 1887, residente a Porcentico,
Comune di Predappio, coniugato e padre di cinque figli. Riconosciuto
partigiano della 8a
Brigata
con ciclo operativo dal 10 gennaio 1944 al 23 agosto 1944.
Il 17 agosto una
ventina di armati, militi e tedeschi, dopo aver circondato
l'abitazione a Porcentico, lo trassero in arresto e lo picchiarono
assieme al fratello Angelo affinché rivelassero quanto era di loro
conoscenza. Tradotto e imprigionato
a Civitella assieme a una trentina di persone, il 23 agosto venne
prelevato con altri cinque e fucilato in San Filippo, sulla strada
per Collina alla periferia di Civitella.
Bravetti Primo di Alvaro
Nato
a Predappio il 13 agosto 1921 ed ivi residente – Bracciante
agricolo. Riconosciuto partigiano della 8a Brigata
Garibaldi con ciclo operativo dal 16 dicembre 1943 al 1 novembre
1944. Caduto in combattimento a Fiumana frazione di Predappio.
Casadei Onorio di Amedeo.
Nato
a Predappio il 16 marzo 1923, residente a Forlì, frazione di
Branzolino, mezzadro, primo di tre fratelli, celibe. Riconosciuto
partigiano della 29° Brigata GAP con ciclo operativo dal 10 gennaio
al 30 novembre 1944.Arrestato il 1 settembre 1944, fu incarcerato a
Forlì e poi deportato in Germania. Risulta morto a Bruex il 16
gennaio 1945.
Galeotti
Primo Di Mario Ottavio.
Nato
a Mortano il 24 febbraio 1895, residente a Porcentico, colono,
coniugato e padre di quattro figli. Riconosciuto partigiano della 8a
Brigata con ciclo operativo dal 1 gennaio al 23 agosto
1944. l 17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, dopo aver
circondato l'abitazione, a Porcentico, lo trassero in arresto e lo
picchiarono affinché rivelasse la presenza e il recapito degli altri
partigiani. Tradotto a Civitella assieme ad una trentina di persone,
il 23 agosto venne prelevato con altri cinque e fucilato in San
Filippo, sulla strada per Collina alla periferia di Civitella.
Landi Pietro di Alfredo.
Nato
a Civitella il 23 gennaio 1922, residente a Fiumana di Predappio,
operaio, primo di cinque figli, celibe. Riconosciuto partigiano della
8a Brigata con ciclo operativo dal 1 febbraio al 7 aprile
1944. Partigiano della 1° Brigata, la mattina del 7 aprile 1944 morì
durante la battaglia di Calanco nei pressi di Fragheto
Mercatali Ariodante di
Domenico.
Nato
a Predappio l'11 febbraio 1927, ivi residente in frazione Fiumana,
manovale, secondo di cinque figli, celibe. Riconosciuto
partigiano della 8a
Brigata con ciclo operativo dall'8 settembre 1943 al 24 aprile 1944.
Partigiano
della 8a,
catturato, tradotto alle carceri di Forlì, veniva poi condotto ad
Alessandria e fucilato il 24 aprile 1945.
Palareti Aldo di Augusto.
Nato
a Predappio il 28 aprile 1909, residente a Galeata, sarto,
coniugato e padre di un figlio. Riconosciuto partigiano
dell' 8a Brigata con ciclo
operativo dal 10 settembre 1943 al 23 aprile 1944. La
sua abitazione era punto di riferimento per i materiali, le armi e
gli uomini che dovevano raggiungere la brigata partigiana in via di
organizzazione. Nel febbraio 1944, dopo l'assalto alla locale caserma
della GNR, gli fu impossibile continuare l'attività a Galeata e
raggiunse la brigata. Portatosi verso Galeata per sfuggire al Grande
rastrellamento d'aprile, venne catturato alle ore 2 del 23 aprile
1944, assieme a Libero Balzani, Luigi Bandini e Bruno Patrignani, in
località Rio Secco. Dopo sevizie, fu fucilato nella stessa mattinata
presso la cosiddetta "fabbrica delle ginestre" senza alcun
processo -nemmeno sommario- incolpato della morte dello squadrista
Secondo Ghetti.
Medaglia
d'argento al VM.
Piazza Antonio di Giovanni.
Nato
a Predappio il 27 marzo 1923, residente a Forlì in frazione S.
Martino in S., quinto di undici fratelli. Riconosciuto partigiano
della 29a Brigata GAP con ciclo operativo dal 11 gennaio
al 29 maggio 1944. Ferito il 25 maggio 1944, decedeva all'ospedale di
Dovadola il 29 maggio.
Scala Antonio di Giovanni.
Nato
a Bagno di Romagna. il 20 gennaio 1927, residente a Predappio,
frazione di Porcentico, colono, secondo di nove figli.
Riconosciuto partigiano dell'8a
Brigata con ciclo operativo dal 15 marzo al 23 agosto.
Residente a Porcentico, il 17 agosto una
ventina di armati, militi e tedeschi, dopo aver circondato
l'abitazione, lo trassero in arresto assieme al padre Giovanni e al
fratello Francesco. Tradotti a Civitella assieme ad altre trenta
persone. Il 23 agosto venne prelevato con altri cinque, tra i quali
il padre e il fratello, e fucilato in San Filippo, sulla strada per
Collina alla periferia di Civitella.
Scala Francesco di Giovanni.
Nato
a Bagno di Romagna il 12 marzo 1929, residente a Predappio in
frazione Porcentico, colono, terzo di nove figli, celibe.
Riconosciuto partigiano dell'8a
Brigata con ciclo r operativo dal 15 febbraio al 23 agosto 1944.
Il 17 agosto una ventina di armati,
militi e tedeschi, dopo aver circondato la sua abitazione sita in
Porcentico, lo trassero in arresto assieme al padre Giovanni e al
fratello Antonio. Tradotti a Civitella assieme ad altre trenta
persone. Il 23 agosto venne prelevato con altri cinque, tra i quali
il padre e il fratello, e fucilato in San Filippo, sulla strada per
Collina alla periferia di Civitella.
Scala Giovanni fu Angelo.
Nato
a Bagno di Romagna il 26 agosto 1888, residente a Predappio frazione
di Porcentico, colono, coniugato e padre di nove figli.
Riconosciuto partigiano dell'8a
Brigata con ciclo operativo dal 1 gennaio al 23 agosto 1944.
Il 17 agosto una ventina di armati,
militi e tedeschi, dopo aver circondato l'abitazione, lo trassero in
arresto assieme ai figli Antonio e Francesco e altri trenta abitanti
di Porcentico, padri e parenti di partigiani. Portati a Civitella
furono rinchiuse nelle locali carceri. Il 23 agosto venne prelevato
coi due figli e fucilato in San Filippo, sulla strada per Collina
alla periferia di Civitella.
Valentini Carlo fu Luigi.
Nato
a Santa Sofia il 14 ottobre 1882, residente in Predappio in frazione
Porcentico, colono, coniugato e padre di quattro figli.
Riconosciuto partigiano dell'8a
Brigata con ciclo operativo dal 1 gennaio al 23 agosto 1944.
Il 17 agosto una ventina di armati,
militi e tedeschi, svolsero un rastrellamento contro l'abitato di
Porcentico incendiando alcune case e maltrattando gli abitanti.
Arrestato con altre trenta persone, padri e parenti di partigiani, fu
condotto a Civitella. Il 23 agosto venne prelevato con altri cinque,
Scala Giovanni con i figli Antonio e Francesco, Giuseppe Bertuccina,
Primo Galeotti, e fucilato.
"Riappropriamoci della
nostra storia", si dice da più parti con riferimento
a
Predappio. Siamo totalmente d’accordo: Predappio non si può
ridurla
alla “Città del Capo”, è molto di più e d'altro, per
questo i democratici e
gli antifascisti devono amare ed essere
orgogliosi di questo comune
romagnolo.
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