Masin e la teoria della relatività.
L’Eistein
contadino.
Masin (non è
il vero nome) era un bracciante di Santa Sofia, tirava avanti come poteva,
cercando lavoretti in qua e là, ma non era facile, la disoccupazione era
elevata, poi lui non godeva grande fama come lavoratore, era tuttavia simpatico
ed a modo suo arguto.
Di lui si
raccontavano vari aneddoti ne riporto un paio.
Una volta andò
da un proprietario terriero a chiedere se aveva del lavoro da fargli fare,
questi rispose: “Che vuoi i tempi sono
duri; di lavoro non ce n’è … però un
lavoretto ce l’avrei, ma è poca cosa, di breve durata”.
Rispose il
nostro personaggio: “ Per me va bene e
non preoccupatevi per la durata; ci pensi io a farlo durare”. Se oggi siamo
nella “modernità”, Masin era un personaggio moderno: ha fatto scuola in molti
ambiti della società. Lui però era franco.
Si racconta,
ancora, che Masin (Tommaso) fu assunto per eseguire opere di sistemazione
idraulica del territorio; mentre stava lavorando con la sua squadra era tenuto
d’occhio dal direttore dei lavori che assisteva dalla collina di fronte. A fine
turno il responsabile lo chiamò e gli disse: “Ti ho osservato al lavoro e ho notato che andavi piuttosto piano”. Masin
, che aveva notato dove si trovava il direttore nel corso della giornata, gli
chiese: “Ma da dove mi ha visto a lavorare?” - “Da
qui!” Precisò il capoccia. “ Ma
allora è tutto chiaro, – precisò il nostro protagonista – mi avete visto da lontano e da lontano
tutto sembra che vada più lentamente. Prendete ad esempio gli aerei, visti da
terra sembra che vadano piano piano, invece vanno velocissimi che sfiondano”.
In effetti.
E Marescial
(altro soprannome non corrispondente al vero) sempre di Santa Sofia aveva
invece un carattere totalmente diverso, era un gran lavoratore, molto capace:
univa una visione d’insieme dei problemi della azienda ad un grande senso
pratico. Lavorava per una importante azienda locale ed era diventato l’uomo di
fiducia del proprietario, un vero “fac totum”. Essendo persona disponibile,
aveva finito per essere sempre impegnato, notte e dì, nei giorni feriali ma
anche in quelli festivi. Raggiunta una certa età con ormai decenni di lavoro
alle spalle, cominciò a riflettere sul senso della sua esistenza.
Un domenica fu
chiamato dal proprietario per far fonte ad un imprevisto sorto in azienda,
risolto il problema si rivolse al titolare e gli disse: “Signor padrone vi devo dire una cosa” - “Dimmi Zuanin!” – “Ho deciso
che mi licenzio”. Il proprietario con l’aria sorniona e furbetta di chi sa
come vanno le cose del mondo e sa capire i suoi uomini, ribatté: “Ho capito! Non ti basta la paga. Vuoi un
aumento. Beh, possiamo metterci d’accordo.” Il nostro uomo si spiegò meglio: “ No, non mi avete capito, di soldi me ne date anche troppi, è il tempo
di spenderli che mi manca”. Il nostro uomo si licenziò veramente e
ricominciò a vivere, a frequentare conoscenti e parenti, a frequentare
l’osteria e la piazza del paese e di tanto in tanto fare qualche lavoro, perché
il lavoro quando non è alienate è una grande componete della vita.
( Capitoletto "aggiuntivo" del mio libro "POI VENNE LA FIUMANA" se eventualmente farò la stampa di una seconda edizione, per il momento ho ristampato un po' di copie della prima edizione)
Foto di Enrico Pasquali tratte dal libro "Un altro mondo"
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