Anche
questo racconto di Velino, pur attingendo a stereotipi delle fiabe, è
per molti versi originale. Molto particolare è la figura del diavolo
alquanto umanizzata nonostante le sembianze da caprone. È un “povero
diavolo”1
non appare mai cattivo, è oberato dal lavoro, arriva a casa stanco e
dopo cena va subito a letto perché la mattina deve alzarsi presto. È
paziente con la moglie che lo sveglia sempre per staccargli i peli ed
interferire con la sua attività, l’accontenta subito pur di essere
lasciato in pace. La moglie è l’immagine di una signora sola,
annoiata che volentieri si presta ad aiutare il giovane allo scopo di
rompere la “ruotine “quotidiana e provare un po’di emozioni.
Insomma la famiglia del diavolo è l’immagine della borghesia media
di fine ottocento, che il contadino vedeva da lontano (le contadine
non erano mai sole e annoiate, ma sempre indaffarate).
Da
notare che la principessa rimane sempre sullo sfondo, è un oggetto,
non un soggetto, di lei non si sa nulla se non che è bella e carina,
ma questo è uno stereotipo delle fiabe. Non ci si chiede se è
contenta, se le piace l’uomo a cui è data in sposa, però alla
fine “visse felice e contenta”.
Cosa
altro poteva fare?
C’era
una volta un Re ormai anziano che aveva una sola figlia molto bella e
carina e la voleva dare per sposa ad un uomo coraggioso ed ingegnoso
che un giorno avrebbe ereditato il trono. Per trovarlo aveva pensato
ad una prova molto ardua: l’avrebbe data in sposa a chi fosse
riuscito ad andare a casa del diavolo per sottrargli tre peli dal suo
culo. È noto che i diavoli assomigliano ai caproni con le corna e
col sedere molto peloso.
La
prova era molto ardua e nessuno aveva osato affrontarla, finché un
ragazzo intraprendente e coraggioso decise di provarci. Si mise in
cammino, ma la strada era molto lunga, il diavolo abitava molto,
molto lontano.
Cammina
cammina dopo alcuni giorni il ragazzo vide un contadino in una costa2
che stava zappando il terreno, questi si rivolse al giovane
salutandolo: “Buon giorno, buon uomo dove state andando? Che da
queste parti non passa mai nessuno”.
Il
giovane rispose: “Devo andare alla casa del diavolo”.
Il
contadino: “Se andate alla casa del diavolo allora fatemi il
piacere di chiedergli che cosa gli ho fatto, perché zappo sempre e
non raccolgo mai nulla”.
“Va
bene glielo chiederò”, promise il ragazzo che si rimise in
cammino.
Dopo
molte ore si trovò davanti ad una piccola casetta e lì vicino c’era
una vecchietta appoggiata ad un fico che piangeva, il ragazzo le
chieste la ragione del pianto. La vecchietta riferì che aveva solo
quel fico, che le forniva il companatico ed ora si era seccato, poi
gli chiese dove andasse. Il giovane le rispose che si stava recando
dal diavolo. Sentita la risposta la vecchietta gli chiese di
domandargli perché mai le avesse fatto seccare l’unico fico che
avesse. Il ragazzo le promise che glielo avrebbe certamente chiesto
se fosse riuscito ad arrivarci.
Cammina
e cammina dopo molti giorni si trovò la strada sbarrata da un fiume,
non c’erano ponti o traghetti e lui non sapeva nuotare. Costeggiò
il fiume per trovare il modo di attraversarlo, dopo un po’vide un
uomo seduto nell’acqua del fiume il quale gli domandò: “Buongiorno
signore come mai da queste parti dove non passa mai nessuno? Dove
andate di bello?”.
Il
ragazzo gli riferì la sua destinazione.
L’uomo
nell’acqua sorpreso aggiunse: “Se lo trovate fategli il favore di
chiedergli cosa mai gli ho fatto perché mi condannasse a rimanere
sempre col culo a mollo in questo fiume senza la possibilità di
uscirne”.
“Lo
farò senz’altro –
rispose il giovane –
se ce la farò a trovarlo glielo chiederò, però dovete farmi il
piacere di aiutarmi ad attraversare il fiume perché io non so
nuotare”.
L’uomo
del fiume acconsentì e lo fece passare sull’altra sponda.
Dopo
tanti altri giorni di cammino arrivò davanti ad un grande e stupendo
palazzo. Il nostro ragazzo capì che finalmente aveva trovato la casa
del diavolo, anche se per la verità per i racconti che aveva udito
se l’era immaginata assai diversa. Si avvicinò ad un bel cancello
dove c’era una campanella con una catena, tirò la catena e fece
suonare la campanella diverse volte. Poco dopo comparve una bella ed
elegante signora che riferì di essere la moglie del diavolo e gli
chiese chi fosse e come mai fosse arrivato sin lì. Il giovane le
raccontò del desiderio di sposare la figlia del Re e della prova da
superare per poter chiedere la sua mano, ovvero portare al padre di
lei tre peli del sedere di suo marito.
La
moglie del diavolo cercò subito di dissuaderlo: “Ma voi giovanotto
siete matto? Non ce la farete mai”.
Poi,
forse affascinata dalla storia del giovane, aggiunse: “Io però
forse potrei farlo. Ho tuttavia bisogno di tre buoni motivi, uno per
ogni pelo da strappare, per giustificarmi con lui”.
Il
ragazzo colse l’occasione al balzo e disse: “I motivi sono
questi: Che cosa gli ha fatto quel pover uomo che zappa sempre e non
raccoglie mai?… e quella povera vecchia a cui ha fatto seccare
l’unico fico che aveva ed infine quel povero cristiano che lo ha
confinato sempre col sedere a bagno nel fiume?”.
La
signora trovò i motivi validi e rispose al ragazzo: “Vi aiuterò
bel giovanotto. Adesso il diavolo non c’è, nell’attesa vi
nasconderò, poi quando dorme ci proverò”.
Alla
sera tardi come al solito il diavolo rientrò a casa, il poveretto
aveva sempre tanto lavoro da sbrigare, dopo cena si coricò subito.
Dopo un bel po’quando il marito era nel sonno più profondo, la
donna si mise all’opera, cominciò col primo pelo, arrotolandolo
attorno alla mano, perché si sa che i peli del diavolo sono molto
lunghi e robusti; finito di arrotolarlo gli diede un gran strappone,
staccandoglielo. Il diavolo fece un urlo e chiese alla moglie: “Che
hai fatto, sei ammattita?”.
Lei
di rimando: “Che cosa ti ha fatto quel pover uomo che zappa sempre
e non raccoglie mai niente?”.
Il
diavolo: “Non gli ho fatto proprio niente, è lui che è un gran
sciocco, digli di seminare dopo aver zappato se vuole il raccolto”
e si rimise a dormire.
Atteso
che si fosse riaddormentato, la moglie cominciò la stessa operazione
col secondo pelo, e mentre gli dà lo strappone gli chiede subito:
“Cosa ti ha fatto quella povera vecchia che aveva solo quel fico e
glielo hai fatto seccare?”. Il diavolo che evidentemente, a
differenza di quanto si pensi è molto paziente, almeno con la moglie
si giustificò: “Digli di guardare sotto le radici della pianta e
vi troverà una pendola piena di marenghi d’oro, e adesso lasciami
dormire che domattina devo alzarmi presto”.
La
donna procedette inesorabile con terzo pelo, il diavolo diede un
nuovo urlo, e chiese: “Che c’è, non hai ancora finito?”. La
moglie: “Un’ultima cosa, che ti ha fatto quel povero cristiano
che hai condannato a stare sempre col culo in acqua?”. Il diavolo
assonnato rispose: “Digli che può liberarsi lasciando al suo posto
il primo viandante che deve attraversare”. e tornò a dormire.
Alla
mattina il diavolo uscì presto per il suo lavoro, sua moglie
consegnò i tre peli al ragazzo e gli raccontò quanto le aveva detto
il marito. La missione era compiuta: il ragazzo intraprese il viaggio
di ritorno. Giunto al fiume chiese di nuovo all’uomo del fiume di
farlo attraversare, lui gli chiese subito se avesse parlato del suo
caso al diavolo.
Il
ragazzo rispose: “Sì; so come puoi terminare questa condanna, ma
te lo posso dire solo dopo aver attraversato il fiume”.
Giunto
sull’altra sponda riferì quanto aveva promesso il diavolo, al che
l’uomo del fiume gli chiese perché mai non glielo avesse detto
prima, il ragazzo gli rispose che non poteva rischiare di essere lui
il condannato a stare col culo nell’acqua, perché doveva
assolutamente tornare al suo paese per sposare la figlia del Re.
Passò
quindi dalla vecchietta del fico, sradicarono l’albero e trovarono
la pendola dei marenghi e fecero a metà. Arrivò anche dal contadino
che zappava sempre e gli spiegò che per raccogliere occorre anche
seminare, perché non basta zappare il campo.
Finalmente
arrivò al palazzo reale con i tre peli e mezza pentola di marenghi
d’oro. Il Re soddisfatto disse che era proprio l’uomo adatto a
sposare sua figlia e a succedergli al trono. Prepararono subito il
matrimonio, fecero una gran festa in cui invitarono tutto il paese e
naturalmente vissero felici e contenti.
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