GIUSEPPE FERLINI
di Adler Raffaelli
Articolo
tratto dal periodico“Il
Forlivese”, edito dalla Federazione di Forlì del PCI - Anno 1981.
Il 28 ottobre della LIBERAZIONE DI
PREDAPPIO
Come fu fatale per il fascismo, a
Predappio, il fatto della data del 28 ottobre – la gente del paese rifugiata
nella galleria della fabbrica Caproni – L’apparizione del comandante Giuseppe
Ferlini, contadino e primo sindaco.
Quando si fece il grande Comune di Predappio, grande come è
ora, con capoluogo il paese che porta ora il nome di Predappio, portarono via
da diversi altri comuni grosse porzioni di territorio, intere frazioni.
Fecero le spese della grande Predappio tutti i comuni
confinanti, costretti da comando del Fascio e dal decreto dello Stato. Tutto il
Comune di Fiumana fu soppresso. Che rabbia, i fiumanesi! Furono amputati di
loro consistenti parti di territorio i comuni di Galeata, Civitella, Meldola,
Dovadola.
Il paese, il centro che fino a quel momento s’era chiamato
Predappio si vide aggiungere la qualifica di Alta, ma fu privato delle sue
prerogative di capoluogo, di sede del comune, che aveva avuto ed esercitato per
quasi una decina di secoli. Anche in quel declassamento socio-politico e amministrativo
della vecchia Prè – anni a cavallo del 1925 - , si possono e si devono trovare
e individuare le cause dell’attuale crisi, della presente preoccupante
difficoltà di Predappio Alta.
Il paese, che è attualmente chiamato Predappio, cominciò a
sorgere in quel giro di anni attorno al 1925. Prese il nome dell’antico e
storico luogo, divenne capoluogo e sede del comune, di un comune ingrossato.
Prima c’erano solo poche case di campagna ravvicinate fra loro, nel punto
chiamato Dovia, dove la strada svolta, come a formare due vie, per salire alla
Rocca delle Caminate.
In questo luogo costruito su commissione del regime
fascista, per una soddisfazione personale che Mussolini si volle prendere; creato
ex-novo come sede d’elezione e di convergenza di atti di potere e di
riferimento alle origini; il fascismo, i potenti, la reazione agraria, i
capitalisti celebrarono se stessi congiuntamente al loro servitorame. Per quasi
vent’anni Predappio venne ad essere una specie di succursale di capitale
nazionale. Non solo per le frequenti, ricorrenti visite di esponenti politici
ed economici nazionali ed internazionali; anche perché a Predappio presero
avvio e furono perfezionati atti rilevanti agli effetti della politica dello
stato.
Ciò funzionò per quasi vent’anni. Ma anche per questo
mondo, non sorto come frutto di una accumulazione di lavoro storico e di
ragioni produttive collegate ad un vitale tessuto economico; anche per questo
mondo, dicevamo alquanto artificioso, giunse la verifica della Liberazione,
giunse l’autunno del 1944. Molto ostico, in verità, per i gerarchi, per i
grossi agrari e per la loro sparsa clientela.
Il cambiamento fu verticale a filo di piombo. Il racconto
storico, la suggestione temporale vuole, reclama che i cambiamenti avvengano
anche per immagini, come se sentissero il bisogno d’essere raccontati e
catalogati portandosi l’immagine d’una figura, il segno d’una parola forte.
Si può dire che un segno eloquente, una immagine viva del
cambiamento sopravvenuto, nel 1944, nella Predappio del regime, fu Ferlini.
Ferlini? Chi è Ferlini?
E’ Giuseppe Ferlini. Il vice-commissario di Battaglione
della 8a Brigata Garibaldi “Romagna”, che dall’ottobre 1943
all’ottobre 1944, opera con la sua formazione partigiana ai lati del Rabbi,
specie nella zona di Montalto.
Egli ha operato anche quel giorno – 25 ottobre 1944 –
muovendosi fra San Savino e Santa Marina. Egli con un gruppo di suoi uomini,
deve giungere a Predappio, come vincitore e liberatore, insieme ai polacchi.
Egli, coi suoi partigiani, come simbolo della nuova Italia.
I suoi uomini sono romagnoli, italiani e russi, qualche
predappiese. Un gruppo di giovani operai a Predappio opera d’accordo coi
partigiani. Ferlini deve operare con decisione e autorevolezza per dare
esecuzione alla deliberazione ed alla volontà dell’8a e del Comitato
di Liberazione, in base ai quali egli deve essere proclamato Sindaco di
Predappio, primo sindaco, finito il tempo dei podestà fascisti.
E’ da un anno e più che Ferlini non può comparire
liberamente a Predappio. Sul suo capo i nazi-fascisti hanno posto una taglia!
La mattina del 26 ottobre, alle ore sette, egli si porta
all’ingresso della galleria sotterranea della fabbrica aeronautica Caproni. La
popolazione vive da tempo, per proteggersi dalle bombe e dalle granate, in
questa galleria che è diventata pubblico rifugio.
La notte dal 25 al 26 ottobre, Ferlini l’ha passata,
clandestinamente, nella cantina del Palazzo della Posta, dove è pure rifugiata
la sua mamma.
Portandosi e piantandosi all’ingresso della Galleria, egli
vuole presentarsi e dichiararsi come il qualificato rappresentante degli
italiani, dei lavoratori, di chi ha combattuto per la libertà e la giustizia.
Giuseppe Ferlini – nato nel Podere Lago di Tontola nel
1910, contadino mezzadro fino all’età di 26 anni – grida alla gente che gli va
incontro: “Ecco finalmente è arrivato il tanto decantato delinquente Ferlini”.
Dalla galleria, lunga e vasta, esce il paese e va incontro
a Ferlini. Va incontro a Ferlini come alla fine delle tribolazioni, alla pace,
all'inizio di un nuovo tempo. E’ gente che ha sentito il nome di Ferlini
pronunciato dai nazi-fascisti come quello d’un pericoloso bandito, d’un
ammazzagente.
La gente di Predappio lo circonda, lo saluta, fa festa a
lui e ai suoi uomini.
E Ferlini continua ad annunciare: “Ecco Ferlini! Ecco
Ferlini!”.
Ferlini Giuseppe, contadino fino a ventisei anni, poi
operaio. L’immagine eloquente, il segno vivo del cambiamento a Predappio.
Coloro che, per date ragioni, temevano d’essere ritenuti
nemici di Ferlini, nemici dei partigiani e dei comunisti, sono quelli che maggiormente
si atteggiano ad amici. Gli si deve riconoscere la lealtà d’essere lì, con la
gente del popolo, mentre i profittatori e i colpevoli sono fuggiti al nord.
Fra coloro che vogliono maggiormente atteggiarsi ad amici
c’è persino Augusto Moschi, il quale facendosi avanti ed avvicinandosi a
Ferlini, lo vuole salutare con un amichevole: “Va là, vieni qua, che sono stato
perseguitato anch’io!”.
E Ferlini accetta la situazione.
Nelle giornate del 26, del 27, fino al 28 ottobre, i
tedeschi continuano ad occupare posizioni a Riggiano, a S. Cristoforo, alla
Rocca delle Caminate, a Fiumana, a S. Agostino.
Il territorio del comune sarà interamente liberato il 28
ottobre. E’ una pura coincidenza. Non è un calcolo. E’un destino, una fatalità,
comunemente parlando. Di sicuro per il fascismo, una cosa fatale.
Di tanti fati che il fascismo coltivò, quello del 28
ottobre, per il fascismo di Predappio, fu sicuramente fatale. 28 ottobre 1922, ascesa
nazionale del fascismo. 28 ottobre 1944, caduta del fascismo predappiese.
Urgeva la soluzione della nomina del sindaco. Sulla base
dei primi contatti fra il Comitato di Liberazione di Predappio e il Comando
alleato inglese, fu reso chiaro e accettato che la proposta di nomina del
Sindaco, per essere valida ed essere accolta, doveva essere formulata da un
Comitato di Liberazione nel quale fossero rappresentati tutti i possibili
partiti politici.
C’è da dire che nel Comitato di Liberazione, clandestino,
di Predappio la DC non c’era. Per dar corso e accoglimento alla proposta di nomina
del Sindaco, Ferlini, allora, andò nella Chiesa dei Frati per parlare col
parroco, Padre Vittorino, e chiedergli se poteva combinare qualcosa per fare
risultare nel Comitato di Liberazione la presenza di un cattolico nella veste
di democristiano.
Il Padre Vittorino riuscì ad assicurare la rappresentanza
democristiana nel Comitato di Liberazione. Quindi, regolate così le cose anche
nella forma, Giuseppe Ferlini fu riconosciuto e dichiarato sindaco di
Predappio, in carica, per ogni occorrenza ed evenienza, a partire dai
primissimi giorni di novembre, come comprovano i documenti, oltre che il
racconto del nostro compagno.
Oltre al Sindaco Ferlini, quella prima Giunta Comunale di
Predappio era formata dagli assessori Antonio Maraldi per il PRI, Igino Fabbri
per la DC, Daniele Fabbri per il PSI, Angelo Ciaranfi per il PCI. E comunista
era, ed è, Ferlini.
Dopo la Liberazione grossi problemi. Per Predappio in
particolare, cui mancava il sostegno e la vita di riconfermate attività
produttive. Poi un avvio migliore, con alla guida del comune di amministrazioni
elettive popolari, di sinistra.
aR
Adler Raffaelli (1921 – 2007) Fu molto
legato a Predappio dove svolse l’attività di maestro elementare dal 1962 al
1986. In precedenza aveva insegnato un anno a Castel in Alpe di Premilcuore e
nove anni nella scuola rurale sita in loc. Cerrete di Galeata, collocata quasi
sulla sommità di Monte Grosso posto sul confine col Comune di Predappio. Oltre
all'impegno professionale svolse un'intensa attività pubblica. Fu eletto
consigliere comunale per la lista del PCI dal 1975 al 1985 ricoprendo anche il
ruolo di capogruppo consigliare. Tornò nel Consiglio Comunale di Predappio dal
1995 al 1999 eletto nella lista di Rifondazione Comunista. Durante la guerra fu
tra i soldati italiani internati nei lagher in Germania. Ha pubblicato diversi
saggi sulla seconda guerra mondiale e di storia locale contemporanea, fondò e
diresse "il Forlivese", il periodico locale del PCI. Ricoprì ruoli
dirigenziali nell'ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati).
Raffaelli era uomo con un'etica personale assoluta,
scevra tuttavia da fondamentalismi, unita ad una profonda gentilezza d’animo e
signorilità di modi. Abbiamo raccolto la testimonianza di un suo ex alunno che
racconta che, quando Raffaelli era maestro a Predappio, fu indetto uno sciopero
per il giorno successivo. Lui naturalmente vi aderì però la mattina successiva
si alzò presto e in bicicletta da Forlì si recò a Predappio e fece il giro
delle case dei suoi alunni, di cui molti dispersi per la campagna per dire ai
genitori di non mandarli a scuola. Il suo profondo senso del dovere gli
imponeva di scioperare limitando il disagio dei suoi scolari.
Adler Raffaelli ad una manifestazione - anni '90
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