venerdì 28 novembre 2014

La foja de farfaraz. Dal diario di Padre Vittorino





Padre Vittorino alle celebrazione del 1°anniversario della liberazione

DAL DIARIO DEL DIARIO PARROCCHIALE.
Piccolo stralcio dei gironi della Liberazione tratto dal libro: "La foja de farfaraz ...."

25 mercoledì.(1944) Gli Alleati sono a S. Savino e non avanzano nonostante che i tedeschi abbiano già abbandonato Predappio. La voce del cannone è l’unica che si sente in Predappio, che è un paese morto. Alle ore 10 circa appaiono nel cielo una dozzina di apparecchi alleati, i quali , dopo diverse volute a bassa quota, cominciamo a sganciare il loro peso di distruzione nella zona del ponte del Rabbi, che essi non vedevano rovinato dalle mine e pensavano potesse ancora servire ai tedeschi. Scaricano 24 bombe del peso presumibile di 5 quintali l’una, fu il bombardamento più disastroso che abbia subito Predappio. Non si ebbero morti da lamentare, solo una donna ferita, ma quasi una ventina di case distrutte, altrettante inabitabili, parecchie danneggiate in modo diverso. Si può dire in blocco che la vecchia zona di Dovia fu resa inabitabile. Le stesse suore di S. Rosa che fino allora erano rimaste con un po’ di paura, ma anche con una energia ammirabile al loro posto, debbono abbandonare il loro Asilo, perché il loro appartamento è distrutto, tutti gli infissi divelti, quindi inabitabile nel modo più completo; eccetto il cantinato in cui erano rifugiate con alcune famiglie. Restano lì nello sterrato alcuni uomini. Le suore e le donne vanno nel locale della Colonia sfollati (passate con contratto regolare con la G.I.L. in loro custodia) che è ancora intatto ed ha un cantinato robustissimo, nel quale già vi sono diverse famiglie.
Verso sera il cannoneggiamento rallenta alquanto da una parte e dall’altra. Il tempo è imbronciato e piovigginoso. Durante la notte verso le ore 23 una pattuglia polacca di 10 uomini (preavvertito il Comando Alleato da alcuni giovani predappiesi che si erano recati a S. Savino e a Cusercoli per via dei monti l’altro, che non esistevano più tedeschi in Predappio) entra in paese si sofferma qua e là, va in un rifugio di civili, assume informazioni e se ne ritorna via. (Coincidenza: la sera del 25 ottobre 1934 già buio, i Religiosi entravano in Predappio; 10 anni dopo il 25 ott. vi entravano le truppe alleate.)
Altro particolare trascurato sopra: i feriti che si trovavano al “Pronto Soccorso” dopo il bombardamento del 25 mattina, vennero trasportati con barelle alla galleria dell’Aeronautica, dove si trasporta pure il Dottore, e che d’altra parte non si sarebbero potuti mantenere nel detto sotterraneo per il timor panico in cui vivevano continuamente i medesimi, e perché chi doveva assisterli non si sentiva sufficientemente sicuro, e non avrebbero potuto avere servizio.
26 ott. Entrata delle truppe polacche in Predappio. Alle ore 7,30 circa, il Parroco di sfuggita era arrivato al "Pronto Soccorso", dove era stato portato un giovane, tale Versari Rag. Benizzi ucciso la sera antecedente da una granata inglese, mentre si recava dalla casa alla galleria: e sbrigato quanto doveva, nel rientrare vede un pattuglione di circa trenta soldati, avanzanti circospetti e coi fucili puntati. Li incontra davanti alla Chiesa , li rassicura che i tedeschi erano partiti, li accompagna alla Caserma già dei carabinieri dove entrano; escono pian piano alcuni civili, si danno loro informazioni circa posizioni dei tedeschi, campi di mine. Occupano il Comune, cominciano ad appostare drappelli in posizioni difese. Mandano indietro alcuni soldati per ottenere altri rinforzi, occupano fino verso la metà del paese, perché si sapeva che i tedeschi erano ancora al "Taglio del Fiume", quindi appena fuori di Predappio. Il tempo era piuttosto nebbioso e spiovviginava; dalle alture circostanti i tedeschi non potevano vedere chiaro cosa avveniva, e le artiglierie avversarie per questo giorno tacque completamente, almeno in Predappio non arrivarono colpi. Nel pomeriggio qualcuno dai rifugi comincia a farsi coraggio, a sbucar fuori, ed a famigliarizzare coi soldati Polacchi.
(Altra coincidenza: la mattina del 26 ott. 1934 i Religiosi prendevano possesso della Parrocchia di Predappio ed entravano praticamente in cura d'anime, 10 anni dopo la mattina del 26 circa alla stessa ora i soldati alleati prendevano possesso di Predappio e vi si istallavano da nuovi dominatori).
27 ott. Entrano alla spicciolata altre truppe polacche fin dal mattino; il tempo è leggermente migliorato dal giorno precedente. Permane la calma dell'artiglierie. Si arriva così fino a mezzogiorno senza nulla di notevole. Nel pomeriggio le pattuglie polacche cominciano a spingersi un po' a forma di raggiera. Il Parroco circa le 13 e mezza esce per recarsi nella parte bassa del Paese per vedere se vi era nulla di nuovo; non aveva avuto notizia alcuna sugli effetti del bombardamento del giorno 25. Nei rifugi vi erano dei feriti? La popolazione di quella zona rimasta sul posto, in verità poca, forse una cinquantina di persone, in che condizioni si trovava? Rapidamente faceva un giro nella zona desolata dal bombardamento, dove trovò una persona sola che era uscita momentaneamente da un piccolo cantinato (e che mezz'ora dopo era già ferita, tale Fabbri Adelmo, per scoppio di granata, al quale veniva amputato un piede) poi si inoltrava per Via Roma sorpassando la pattuglia polacca che era appostata a diversi spigoli di case o in porte sfondate e raggiungeva S. Rosa nel cui cantinato erano rimasti 5 uomini. Il Parroco era appena voltato dietro il recinto dell'Asilo, quando la pattuglia tedesca che era appostata in fondo al paese scorse qualche uomo della pattuglia polacca, aprì il fuoco con le armi automatiche, a cui risposero gli altri. Per circa un quarto d'ora fu un crepitare d'armi automatiche da una parte e dall'altra. Il Parroco fece appena in tempo a scivolare giù nel rifugio in compagnia dei 5 abitatori della cantina di S. Rosa. Non erano ancora le 14 che cominciò un intenso cannoneggiamento tedesco su Predappio. Ora sapevano che effettivamente era in mano polacca, e concentrarono il fuoco di tutti pezzi sull'abitato di Predappio. Da Fiordinano (chiesa) dalla Rocca delle Caminate, dalle alture di S. Agostino, dallo stesso "Taglio di Fiume" e perfino a Montemaggiore, concentrarono il fuoco delle artiglierie. Su Predappio spararono con un accanimento eccezionale. dall'altra parte l'artiglieria Alleata con maggiore intensità apri il fuoco di risposta in tutte le suddette direzioni; i soldati polacchi fecero preso a ritirarsi dai posti avanzati, e molti si ritirarono fino a S. Cassiano per via della campagna, della riva del fiume, dei fossi... Gruppi e pattuglie si ritirarono nei rifugi assieme ai civili, ivi stettero tutto il pomeriggio e la notte seguente. Sembrava che l'artiglieria tedesca avesse intenzione proprio a distruggere Predappio, mentre quella alleata con qualche granata leggermente corta colpiva la zona di S. Rosa, gli altri colpi erano diretti tutti lontano. Furono tre ore e mezzo spaventose (dalle 14 alle 17, 30) in cui senza interruzione dominò il cannone: scoppi, sibili, schianti, crolli ecc... sembrava che di Predappio non dovesse rimanere nulla. I punti battuti furono la zona di S. Rosa ed i dintorni della chiesa di S. Antonio; non mancarono però neppure lungo tutto il paese. Non vi fu casa, si può dire che non ricevesse qualche granata e qualche ricordo dai tedeschi prima di lasciare la zona (era il ringraziamento per l'ospitalità ricevuta e l’addio).
Anche la pioggia aveva cominciato a cadere fin dalle ore 16 circa, e forse contribuì a far cessare prima il bombardamento; perché verso le ore 17,30 era quasi già buio, non solo a motivo dell'ora, ma principalmente per il tempo fortemente nuvoloso. Approfittando di questa cessazione il Parroco ne trasse profitto per sbucare da S. Rosa e di corsa venne al convento. Che disastro per il paese: Porte sventrate, case mezzo scoperte, tutti i fili della luce e del telefono ecc. rotti; alberi schiantati, rovesciati, buche, pietre, coppi sparsi. Fu una corsa con ostacoli … (illeggibile) sfiancamenti … Arrivato in piazza, quale spettacolo!… La piazza rovinata da buche di granata, la facciata della Chiesa colpita, tutti i vetri rotti, frantumi di marmi qua e là, tre pannelli di bronzo della facciata rovinati e lanciati a diversi metri di distanza. Era una desolazione che stringeva il cuore (nota a piè di pagina: Qualcuno dei parrocchiani che dalle case coloniche dei dintorni vide il bombardamento di Predappio pensò che venisse distrutta). Alle ore 18 un’altra scarica di granate nella zona della nostra Chiesa, ma nessuna colpì l’obbiettivo. (Altra coincidenza: il giorno 27 ott. 1935 nel pomeriggio veniva solennemente benedetta la Chiesa ed inaugurata al culto; dieci anno dopo il 27 ott., pomeriggio, subiva il battesimo del fuoco e resa inservibile al culto). Ogni due ore l’artiglieria tedesca apriva il fuoco si Predappio specialmente sulla Chiesa, che in effetti insaccò pochi colpi, molti finirono sulla piazza (perlomeno una cinquantina, arrivarono solo sulla piazza) molti anche nei dintorni della Chiesa. Però il cannoneggiamento notturno non ebbe altro effetto per i tedeschi di far scoprire i loro pezzi che venivano senz’altro ribattuti e fatti tacere dall’artiglieria alleata. Avvenne così alle 20, alle 22, alle 24, alle 4 del giorno 28 ed ancora alle 6. Questo accanimento particolarmente contro la Chiesa fece alquanto impressione, ragione per cui i tre sacerdoti credettero bene di allontanarsi momentaneamente da Predappio, ritirandosi presso le Suore del Ricovero a Predappio Alta. Il Padre Lorenzo stette lassù appena quattro giorni, gli altri due, P. Ernesto Maestranni e padre Raimondo Camellini, vi stettero poco più di una settimana, poi vedendo, la resistenza dei tedeschi e il timore di un contrattacco da parte loro, ed una ripresa di posizione, approfittarono di una macchina polacca ed andarono a San Piero in Bagno. Degli altri nessuno volle allontanarsi né religiosi né borghesi. (Altra coincidenza: col 28 ott. 1934 cominciava la celebrazione delle Messe nella Chiesa di S. Antonio ed avevano luogo i solenni festeggiamenti di inaugurazione; 10 anni dopo colla mattina del 28 ottobre cessa completamente il funzionamento della chiesa perché abbastanza rovinata ed esposta anche internamente alle intemperie e dal tetto rovinato veniva giù molta acqua). Si cominciano così a celebrare tutte le Messe in cantina e nella legnaia (che era stata, come si è detto, adibita a rifugio). Veramente già coi giorni antecedenti qualcuno aveva celebrato già in questi luoghi, ma qualche altro per economia di tempo ( 8 sacerdoti e solo una pietra sacra) celebrava anche in Chiesa. Anzi il giorno 27 avveniva nella legnaia una cosa degna di nota: la prima Comunione di una ragazzina di 11 anni: Stanghellini Cinzia, che non era ancora stata ammessa prima, perché ogni anno attendeva il babbo richiamato alle armi, e la guerra invece si prolungava.
Nelle 24 ore che intercorrono dal mezzogiorno del 27 al mezzogiorno del 28 la chiesa aveva subito questi danni: n. 17 granate (4 nella facciata, 3 nella scalinata, 4 contro il tamburo della cupola – per fortuna nessuna contro il rame – 4 nel tetto – due nei fianchi) più due nel campanile, ed una inesplosa contro un pilone del sagrato. Il tetto specialmente aveva subito danni abbastanza rilevanti; quasi la metà delle tegole e dei coppi erano rotti. Quasi tutti i vetri erano a terra (letteralmente tutti quelli della cupola e quelli delle navate laterali) parecchie scheggie erano entrate dalle finestre. Il convento invece, eccetto qualche vetro e qualche tegola rotta, non aveva ricevuto alcuna granata. Parecchie invece erano cadute nel giardino dietro la Chiesa (8/10 sparate da Fiordinano) due o tre nell’orticello – 3/4 nella pineta (in quel piccolo pezzetto cintato); 7/8 nell’appezzamento di terreno di fianco alla strada – 2/3 nell’argine di fiume. E tutte tedesche.
Il decimo anniversario dell’inaugurazione della Chiesa, che si pensava di poter fare solennemente venne commemorato con un discorsino in cantina alla Messa della Comunione Generale di tutti i rifugiati.
Il giorno 28 viene consolidata la presa di Predappio da parte dei polacchi; affluisce un discreto quantitativo di truppa; i tedeschi si ritirano dal “Taglio del Fiume” e per tutto il continua ad arrivare qualche cannonata tedesca nell’abitato. Però nessuna più colpisce la Chiesa. Da parte Alleata intanto, che si erano individuate le batterie tedesche a Fiordinano e alla Rocca, vengono martellate, e quelle di Fiordinano fatte sloggiare. Permangono quelle della Rocca, ma meno efficienti. Arriva anche con le truppe Alleate qualche Partigiano.
Morti tedeschi e polacchi per la battaglia di Predappio, fino ad ora, nessuno; che si sappia, un ferito leggero Polacco e due Partigiani Italiani che se ne stavano prudentemente in mezzo alla strada. Morti civili oltre il Versari Benizzi ucciso alla sera del 25, ne vengono uccisi due la sera del 26 nella casa del Podere Casola: Celli Domenico ivi rifugiato, e Zenzani Giorgio, abitante nel podere, e due feriti. I tre morti vengono sepolti momentaneamente alla meglio nel cimitero di Predappio Alta, ed i feriti portati nella Galleria, dove si cominciava a vivere in mezzo ad un fetore ed ad una sporcizia impressionante, per fortuna che non era la stagione calda, altrimenti …
29 - Si comincia a notare un po’ di irrigidimento nella difesa tedesca, che è vero non sparava molto, ma difendeva tenacemente il terreno. Qualche granata continua a piovere su Predappio, ma più rare e denotano una certa scarsità di munizioni da parte dei tedeschi, i quali ne inviavano ogni tanto qualcuna per molestare il movimento polacco.
30Una specie del giorno 29; qualche granata di disturbo, si bombarda fortemente la Rocca delle Caminate da cui non sembrano voler sloggiare i tedeschi ed un gruppetto di militi. Giornata movimentata per il parroco per due deceduti. Erano ambedue ammalati cronici a cui l’orgasmo della guerra e la paura delle granate accelera la morte: Sansovini Teresa che venne trasportata in un momento di sosta del cannone a S. Cassiano, Amadori Donato che venne pure trasportato al giorno dopo a S. Cassiano .

31 - I tedeschi si ritirano, ma molto lentamente e si difendono tenacemente, d’altra parte i polacchi non sembrano disposti a metterci la pelle così facilmente; continuano a bombardare fino a che con certezza non sanno che i nemici se la sono svignata. Continua ogni tanto ad arrivare anche quest’oggi qualche granata. Così finisce anche il mese di ottobre.

domenica 9 novembre 2014

LA STORIA DELL'UOMO E' PIENA DI MA ... di Panebarco


Panebarco è un vignettista che negli anni '70 disegnava per "La città futura" giornale della FGCI, pubblicò questo libricino a fumetti: una breve ed elementare analisi storica economica della società.
Io auspico il prossimo "MA ..."






















mercoledì 5 novembre 2014

Elenco partigiani caduti della prov.Forlì


Caduti partigiani Forlì


IN QUESTO BLOG E' STATO PUBBLICATO ANCHE L'ELENCO DEI PARIGIANI E PATRIOTI DELLA PROVINCIA DI FORLI' (allora comprendente anche Rimini)

sabato 1 novembre 2014

Scipio e Mameli: incomprensibili fratelli d'Italia

TRATTO DA "POI VENNE LA FIUMANA".
Essendosi velocemente esaurite le mille copie stampate , ho provveduto ad una ristampa.



Italia se desta
dell’elmo di Scipio
 s’è cinta la testa.
Dov’è la vittoria… 





In colonia ci sono stato per ben quattro volte, più un anno nel collegio con le suore, allo “Stella Maris” di Cesenatico, dove frequentai la seconda elementare. La prima volta ero molto piccolo, non andavo ancora a scuola, a quei tempi ero “sbattuto, patito e sottopeso”. Il dottore assicurò che l’aria di mare mi avrebbe fatto bene e i miei genitori pensarono che sarebbe stata l’occasione per farmi imparare un po’ d’italiano visto che ad ottobre avrei iniziato la scuola, inoltre erano le uniche vacanze che potevano permettersi per i loro figli. Fu un’esperienza molto dura, gettato in un mondo che non capivo, che percepivo come estraneo, anzi ostile, fra tutto quel concentrato d'umanità mi sentivo più solo che a casa dove almeno avevo fratelli e genitori solidali. Ricordo che quando scoppiava un temporale “ le signorine” (badanti dei ragazzi) ci parlavano della pericolosità dei fulmini che potevano incendiare gli edifici ed incenerire le persone, dopo averci spaventato però concludevano che non dovevamo preoccuparci perché eravamo in un edificio dotato di parafulmine che catturava immancabilmente tutti i fulmini perciò potevamo dormire tranquilli. Io tuttavia non dormivo, non ero per nulla sereno, mi rigiravo nel letto pensando che a Fasfino il parafulmine non c’era e che magari proprio in quel momento una saetta colpiva la casa e morivano tutti i miei famigliari.
Erano molte le cose di quel mondo che non capivo, come ad esempio l’Inno di Mameli. Chi fosse sto Mameli francamente non ne avevo idea, ma subito pensai che dovesse essere un tipo strano che aveva fatto una canzone incomprensibile, come lo era il motivo per cui dovessimo cantarla ogni giorno tutti in fila, “tinchi” come bastoni. A quei tempi in colonia si faceva quotidianamente l’alzabandiera la mattina dopo colazione, l’ammaina bandiera invece non la ricordo, ma evidentemente qualcuno lo faceva perché il giorno dopo la bandiera era immancabilmente da rialzare.
Tutti in fila, tranne uno fra i più grandi, che si posizionava vicino all’asta a tirare la cordicella. Mentre il tricolore si alzava cantavamo l’inno d’Italia:
Fratelli d’Itaglia, l’Itaglia s’è desta …”.
(Sapevo che desta voleva dire svegliata, e fin qui era tutto comprensibile, il sole era già alto e trovavo logico che in Italia ci fossimo già tutti svegliati).
“Dell’elmo di Scipio ...”
(Chi fosse sto Scipio era proprio un mistero, nessun compagno sapeva essermi d’aiuto, nessuno lo conosceva o sapeva chi fosse, pensai fosse un amico del Mameli)
“ ... sé incinta la testa”
(Qui la crisi era totale, erano parole senza senso, come faceva ad essere “incinta” la testa? Ero contadino, non parlavo l’italiano, ma sapevo benissimo come nascevano i piccoli, avevo visto partorire le mucche, le scrofe e le pecore, le galline invece non rimanevano incinte. Era la pancia a rimanere incinta non la testa, poi non si rimane “incinti” con l’elmo, possibile che questo Mameli non sapesse cose tanto ovvie?)
”E’ schiava di Roma ...”.
(Questa era un’altra frase che non mi andava giù, non perché fossi un leghista “ante litteram”, ma perché tempo prima avevamo avuto una visita dei nostri cugini romani, bravissimi ragazzi ma di carattere estroverso, ed a me d'essere schiavo di Roma, cioè dei miei cugini, proprio non mi andava giù. Anche il prosieguo della canzone non mi era per niente chiaro, non sapevo cosa fossero le coorti e non mi sentivo per nulla pronto alla morte. Allora ero portato a pensare che questa non comprensione fosse dovuta alla mia ignoranza, ora ho capito che era invece colpa della ”loro” ignoranza, l’ignoranza di chi doveva e non sapeva insegnare. 
Da allora sono state tante le cose di questo mondo che non ho compreso e approvato.
Naturalmente oltre a “Fratelli d’Italia” c’insegnavano tante altre canzoni che cantavamo durante le “marce di trasferimento” dalla colonia alla spiaggia, però quella preferita da tutti era una canzoncina che si tramandava fra i bambini d'anno in anno e che iniziava con la strofa: “Le nostre signorine si credon d’esser belle, appunto per questo rimaran tutte zitelle. Da, dai, dai tutti gli altri van zanpai …”.