di Palmiro Capacci
Tratto dal libro:
“La
foja de farfaraz.
PREDAPPIO cronache di una
comunità viva e solidale”
Predappio
la “Città del Duce”, dove nacque e dove è sepolto. L'attuale capoluogo comunale
nemmeno esisteva all’avvento del fascismo, fu costruito ad hoc per volere di
Mussolini. Predappio era meta di pellegrinaggi già nel ventennio. Pellegrinaggi
che continuano, in tono assai minore, tuttora per visitare la tomba di
Mussolini. C’è chi immagina che questo paese non possa che avere il ruolo di
contorno al “sepolcro” del duce del fascismo. Questa vulgata trova ormai
diffusione anche in questa terra, in diversi ormai affermano che in fondo che
male c’è se qualche “pataccone vestito di nero”, viene a fare il turista, a
comprare un po’ di "souvenir". Si sente dire: “Ben vengano, lasciano
un po’ di soldi”.
Ma Predappio è questo? Certo Mussolini curò in modo
particolare il suo paese nativo, arrivarono molti finanziamenti statali. Si sa
che i dittatori vogliono essere particolarmente amati nel paese d'origine.
All’inizio del ventesimo secolo Predappio aveva una
consolidata tradizione democratica e rivoluzionaria. Con l'avvento del Regime
fascista molti antifascisti che non si adeguarono al nuovo corso dovettero
emigrare, altri cittadini arrivarono nel "paese nuovo" perché c'era
lavoro nei cantieri e nelle nuove industrie, naturalmente la precedenza era
data agli elementi di fiducia, ma ciò non sempre era possibile, perché,
occorrendo mano d’opera qualificata, arrivarono anche operai dal nord Italia
con un'elevata coscienza di classe. E’ evidente che chi guarda la storia “da
fuori” e ne accetta la vulgata acriticamente è portato ad identificare
Predappio col cittadino famoso cui diede i natali. Eppure la storia non è
andata così.
Predappio non fu solo la “Città del Capo”, fu (ed è)
molto altro. Guardando i dati della partecipazione alla lotta di Liberazione
vediamo che questo Comune diede un contributo non trascurabile. Certo ciò
appare come un fatto eccezionale: poteva essere diverso, data la sua
particolare condizione e invece la sua vecchia anima rivoluzionaria, socialista
e in definitiva antifascista, pur scalfita ed ammutolita per molti anni,
riemerse dall’ombra ancora vitale.
In Comune di Predappio risultano essere nati 60
partigiani e 41 patrioti per un totale di 101 elementi, di cui 8 donne. Se
rapportati alla popolazione residente (censimento del 1936) la percentuale dei
resistenti e dell’1,1%, leggermente inferiore alla media Provinciale che è l’1,3%.
Tuttavia
nell’esaminare i dati sull'adesione alla resistenza dei predappiesi occorre
tener presenti due considerazioni:
1)
Nell’analisi dei
dati delle adesioni alla resistenza attiva dell'allora Provincia di Forlì che
comprendeva Rimini, si è utilizzato come elemento di riferimento il Comune di
nascita, ma il Comune di Predappio dal 1923 ampliò notevolmente il suo
territorio a spese dei Comuni vicini, per questo uno studio che si basi
fondamentalmente sul Comune di nascita, non può che registrare dei dati
sottostimati. Chi era nato nei territori accorpati a Predappio risulta
all'anagrafe nato in un altro Comune.
2)
Predappio non fu
al centro dello stanziamento Partigiano, ed uno degli elementi che portarono a
più alte adesioni era appunto la presenza stabile delle loro formazioni sul
territorio.
Se esaminiamo anche i partigiani residenti a Predappio
ma nati altrove il numero è destinato a crescere notevolmente, di 85 unità.
Molti di questi cittadini sono immigrati a Predappio anche da località lontane,
ma in diversi ricadono nella situazione sopra descritta, per questo risultano
nati in un Comune limitrofo ,anche se in alcuni casi non hanno nemmeno cambiato
casa di residenza. A questi bisogna aggiungere n. 15 partigiani nati a
Predappio ma che hanno operato in formazioni partigiane d'altre province della
regione: 12 a
Ravenna, 2 Modena e 1 a
Parma e almeno altri 2 che hanno operato con la Resistenza Jugoslava.
In totale fra nati e/o residenti a Predappio raggiungiamo la cifra di 127
partigiani e 76 patrioti. Esponendo diversamente i dati abbiamo che 67
partigiani sono nati a Predappio ma emigrati altrove, altri 49 sono nati a
Predappio e continuano a risiedervi, 85 figurano come immigrati da altri
comuni. Dei due che operarono all'estero non abbiamo informazioni salvo che una
testimonianza di Adler Raffaelli in un articolo in cui tuttavia non riporta i
loro nomi. Non sappiamo se vi siano altri "resistenti" originari di
Predappio che abbiano operato fuori dalla regione , a parte il caso particolare
di Adone Zoli.
Predappio mostra negli anni venti e trenta un’alta
mobilità demografica e un forte aumento della popolazione che passa dai 7.293
ab. del 1921(dato rapportato al territorio attuale) ai 9.210 del 1936 per
crescere ancora con l'apertura degli stabilimenti Caproni. Non meraviglia
quindi la forte immigrazione determinata dalla nascita del nuovo paese e dalla
industrializzazione, meraviglia invece la forte emigrazione, infatti, molti
volenti o nolenti dovettero abbandonare il paese per motivazioni politiche: il Duce
e i suoi seguaci non gradivano la presenza di antifascisti nella “Città del
Capo” e quindi si spiega che fra gli oriundi di Predappio vi sia stata una
consistente adesione alla Resistenza.
Il numero dei partigiani deceduti che erano nati a
Predappio è di 7 unità (6 nella nostra provincia ed 1 nel ravennate). Fra i
residenti le vittime della repressione nazifascista furono 18.
I dati comprendono gli
abitanti di Fiumana
e degli altri territori
aggiunti fra il 1924 e il 1927.
L'adesione alla Resistenza dei predappiesi è piuttosto
precoce; ben 37 su 134 aderiscono già nel 1943, e dopo il mese di giugno 1944 gli
arrivi sono solo 10 di cui nessuno nel mese d'ottobre. In sostanza non c’è
stata la corsa all’ultimo momento “in aiuto a liberatori”. Nei paesi ci si
conosceva tutti e nell’autunno del ’44 lo spartiacque si era già definito, poi
chi era stato alla macchia per diversi mesi probabilmente non gradiva troppo le
adesioni dell’ultima ora. Fra i nati a Predappio ed emigrati altrove,
l’adesione è ancora più precoce: ben 22 su 67 entrano nella Resistenza già nel
1943.
Dall’analisi
dei dati sull'intera provincia, si è rilevato che la grandissima parte dei
"resistenti" proveniva dai ceti popolari, contenuta fu la presenza
dei ceti medi ed addirittura sporadica quella dei ceti elevati. A Predappio
(nati e/o residenti) questa tendenza è ancora più marcata: oltre la metà è
composta da mezzadri o braccianti. Di coltivatori diretti ce n’è solo uno
(forse altri due che sono classificati genericamente contadini). Corposa è la
presenza d'operai (43 elementi). Gli artigiani e commercianti sono solo 9. Gli
impiegati sono 10 e sono di "basso" livello: solo 3 di loro hanno
conseguito un diploma.
I livelli d'istruzione vanno di pari passo con quanto
affermato sulla composizione sociale, su 201 elementi solo in 9 hanno
frequentato un corso d'avviamento professionale e solo in 4 (di cui uno ancora
studente) hanno frequentato una scuola media superiore, nessuno l’università.
Evidentemente a Predappio l’egemonia che il regime
esercitò sui ceti medi e sulla piccola borghesia, concentrati nel capoluogo, fu
più forte che altrove, mentre, nonostante gli sforzi sostenuti, rimase assai
debole sui ceti popolari. Non ci sono dati precisi al riguardo, ma va notato
che la situazione è diversificata fra i tre maggiori centri abitati del Comune;
è facile supporre che le frazioni e la campagna abbiano dato un sostegno assai
maggiore alla Resistenza rispetto al Capoluogo.
Le schede matricolari dei partigiani e patrioti
contengono anche la voce riguardante la località di residenza e di nascita, ma
il dato riportato non è affidabile perché spesso non è compilato, oppure si è
ripetuto il nome del Comune, invece di precisare la frazione o la parrocchia.
Dei 134 residenti nel Comune solo 61 precisano la frazione, esattamente:
Fiumana 30, Tontola 13, Porcentico 9, San Savino 4, Santa Marina 3, Predappio
Alta 1 e San Cassiano 1. Per i caduti residenti a Predappio si conoscono le
frazioni dove abitavano: Porcentico 7, Fiumana 6, Predappio Alta 2, Santa
Marina 2, San Savino 1 e Predappio 1.
Nel complesso Predappio fu e rimase un Comune antifascista,
nonostante fosse il “Comune natale del Duce”, con tutto quanto ne conseguì.
A molti e specialmente ai forestieri che non conoscono
lo spirito che animava la terra di Romagna una così elevata partecipazione alla
Resistenza antifascista proprio a Predappio potrà sembrare inconcepibile, ma
questo è stato.
"Riappropriamoci della nostra
storia", si dice da più parti con riferimento a Predappio. Siamo
totalmente d’accordo: Predappio non si può ridurla alla “Città del Capo”, è
molto di più e d'altro, per questo i democratici e gli antifascisti devono
amare ed essere orgogliosi di questo comune romagnolo.
PARTIGIANI E PATRIOTI NATI
E/O RESIDENTI A PREDAPPIO
(Fonte:
dell'Università di Bologna - Dipartimento discipline Storiche, Antropologiche e
Geografiche (Progetto diretto da Prof. Luca Casali).
PARTIGIANI CADUTI
NATI E/O RESIDENTI A
PREDAPPIO
Alfezzi Pietro di
Giovanni.
Nato a Predappio il 29 giugno 1904, residente a Forlì, coniugato e
padre di un figlio. Riconosciuto partigiano dell'8 brigata con ciclo operativo
dall'11 febbraio al 5 settembre 1944.
Impegnato nel servizio logistico dell'8a brigata
Garibaldi, per la raccolta e l'invio di armi e materiali, fu scoperto e
arrestato il 7 luglio 1944. Non si conoscono il luogo della detenzione e il
trattamento riservatogli. Il 5 settembre 1944 veniva fucilato al Campo
d'aviazione di Forlì assieme ad altre 29 persone.
Bandi Carmela di
Battista
Nata a Predappio il 23 ottobre 1881 e
residente a Russi (RA) – Casalinga
Riconosciuta partigiana della 28a Brigata Garibaldi
“Mario Gordini” con ciclo operativo dal 2 luglio 1944 al 14 novembre 1944. Si presentò volontaria per una rappresaglia
in sostituzione del figlio. Veniva fucilata sotto il ponte San Michele di
Ravenna.
Bertaccini
Giuseppe fu Giovanni.
Nato a Civitella di Romagna il 31 luglio 1887, residente a
Porcentico, Comune di Predappio, coniugato e padre di cinque figli. Riconosciuto
partigiano della 8a Brigata con ciclo operativo dal 10 gennaio 1944
al 23 agosto 1944. Il 17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, dopo
aver circondato l'abitazione a Porcentico, lo trassero in arresto e lo
picchiarono assieme al fratello Angelo affinché rivelassero quanto era di loro
conoscenza. Tradotto e imprigionato a Civitella assieme a una trentina di
persone, il 23 agosto venne prelevato con altri cinque e fucilato in San
Filippo, sulla strada per Collina alla periferia di Civitella.
Bravetti Primo di Alvaro
Nato a Predappio il 13 agosto 1921 ed ivi residente – Bracciante
agricolo.
Riconosciuto partigiano della’8a Brigata Garibaldi con ciclo operativo dal 16 dicembre 1943
al 1 novembre 1944.
Caduto in combattimento a Fiumana frazione di Predappio.
Casadei Onorio di
Amedeo.
Nato a Predappio il 16 marzo 1923, residente a Forlì, frazione di
Branzolino, mezzadro, primo di tre fratelli, celibe. Riconosciuto partigiano
della 29a Brigata GAP con ciclo operativo dal 10 gennaio al 30
novembre 1944. Arrestato il 1 settembre 1944, fu incarcerato a Forlì e poi
deportato in Germania. Risulta morto a Bruex il 16 gennaio 1945.
Galeotti Primo Di Mario Ottavio.
Nato
a Mortano il 24 febbraio 1895, residente a Porcentico, colono, coniugato e
padre di quattro figli. Riconosciuto partigiano dell'8a brigata con
ciclo operativo dal 1 gennaio al 23 agosto 1944.
Il
17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, dopo aver circondato
l'abitazione, a Porcentico, lo trassero in arresto e lo picchiarono affinché
rivelasse la presenza e il recapito degli altri partigiani. Tradotto a
Civitella assieme ad una trentina di persone, il 23 agosto venne prelevato con
altri cinque e fucilato in San Filippo, sulla strada per Collina alla periferia
di Civitella.
Landi Pietro di
Alfredo.
Nato a Civitella il 23 gennaio 1922, residente a Fiumana di
Predappio, operaio, primo di cinque figli, celibe.Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con
ciclo operativo dal 1 febbraio al 7 aprile 1944.
La mattina del 7 aprile 1944 morì durante la battaglia di Calanco
nei pressi di Fragheto
Mercatali
Ariodante di Domenico.
Nato a Predappio l'11 febbraio 1927, ivi residente in frazione
Fiumana, manovale, secondo di cinque figli, celibe. Riconosciuto partigiano
dell'8a Brigata con ciclo operativo dall'8 settembre 1943 al 24 aprile 1944. Partigiano
dell'8a, catturato, tradotto alle
carceri di Forlì, veniva poi condotto ad Alessandria e fucilato il 24 aprile
1945.
Palareti
Aldo di Augusto.
Nato a Predappio il 28 aprile 1909, residente a Galeata, sarto,
coniugato e padre di un figlio. Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con
ciclo operativo dal 10 settembre 1943 al 23 aprile 1944.
La sua abitazione era punto di riferimento per i materiali, le
armi e gli uomini che dovevano raggiungere la brigata partigiana in via di
organizzazione.
Nel febbraio 1944, dopo
l'assalto alla locale caserma della GNR, gli fu impossibile continuare
l'attività a Galeata e raggiunse la brigata. Portatosi verso Galeata per
sfuggire al Grande rastrellamento d'aprile, venne catturato alle ore 2 del 23
aprile 1944, assieme a Libero Balzani, Luigi Bandini e Bruno Patrignani, in
località Rio Secco.
Dopo sevizie, fu fucilato nella stessa mattinata presso la
cosiddetta "fabbrica delle ginestre" senza alcun processo -nemmeno
sommario- incolpato della morte dello squadrista Secondo Ghetti.
Medaglia d'argento al VM.
Piazza
Antonio di Giovanni.
Nato a Predappio il 27 marzo 1923, residente a Forlì in frazione
S. Martino in S., quinto di undici fratelli. Riconosciuto partigiano della 29a
Brigata GAP con ciclo operativo dal 11 gennaio al 29 maggio 1944.
Ferito il 25 maggio 1944, decedeva all'ospedale di Dovadola il 29
maggio.
Scala
Antonio di Giovanni.
nato a Bagno di Romagna. il 20 gennaio 1927, residente a
Predappio, frazione di Porcentico, colono, secondo di nove figli.
Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con ciclo operativo dal 15 marzo al 23 agosto.
Residente a Porcentico, il 17 agosto una ventina di armati, militi
e tedeschi, dopo aver circondato l'abitazione, lo trassero in arresto assieme
al padre Giovanni e al fratello Francesco. Tradotti a Civitella assieme ad
altre trenta persone. Il 23 agosto venne prelevato con altri cinque, tra i
quali il padre e il fratello, e fucilato in San Filippo, sulla strada per
Collina alla periferia di Civitella.
Scala
Francesco di Giovanni.
Nato a Bagno di Romagna il 12 marzo 1929, residente a Predappio in
frazione Porcentico, colono, terzo di nove figli, celibe. Riconosciuto
partigiano dell'8a Brigata con ciclo r operativo dal 15 febbraio al 23 agosto
1944.Il 17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, dopo aver
circondato la sua abitazione sita in Porcentico, lo trassero in arresto assieme
al padre Giovanni e al fratello Antonio. Tradotti a Civitella assieme ad altre
trenta persone. Il 23 agosto venne prelevato con altri cinque, tra i quali il
padre e il fratello, e fucilato in San Filippo, sulla strada per Collina alla
periferia di Civitella.
Scala
Giovanni fu Angelo.
Nato a Bagno di Romagna il 26 agosto 1888, residente a Predappio
frazione di Porcentico, colono, coniugato e padre di nove figli.
Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con ciclo operativo dal 1 gennaio al 23 agosto
1944.Il 17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, dopo aver
circondato l'abitazione, lo trassero in arresto assieme ai figli Antonio e
Francesco e altri trenta abitanti di Porcentico, padri e parenti di partigiani.
Portati a Civitella furono rinchiuse nelle locali carceri. Il 23 agosto venne
prelevato coi due figli e fucilato in San Filippo, sulla strada per Collina alla
periferia di Civitella.
Valentini
Carlo fu Luigi.
Nato a Santa Sofia il 14 ottobre 1882, residente in Predappio in
frazione Porcentico, colono, coniugato e padre di quattro figli.
Riconosciuto partigiano dell'8a Brigata con ciclo operativo dal 1 gennaio al 23 agosto
1944.Il 17 agosto una ventina di armati, militi e tedeschi, svolsero un
rastrellamento contro l'abitato di Porcentico incendiando alcune case e
maltrattando gli abitanti. Arrestato con altre trenta persone, padri e parenti
di partigiani, fu condotto a Civitella. Il 23 agosto venne prelevato con altri
cinque, Scala Giovanni con i figli Antonio e Francesco, Giuseppe Bertuccina,
Primo Galeotti, e fucilato in San Filippo, alla periferia di Civitella.
Altri predappiesi morti in guerra dopo l’8
settembre.
Non riportati nel monumento collocato nel parco della Residenza
Comunale: Balzani Ruffillo, anni 45
di Predappio. Bartoli Duilio, anni
19 di San Savino. Milanesi Giovanni,
anni 21 di Santa Marina. Limoncelli
Nello, anni 22 di Fiumana. Versari Sergio,
anni 22 di Santa Marina
Nella lapide posta nelle scuole di Fiumana
troviamo anche il nome di Tassi Rag.
Giovanni. Padre Vittorino ricorda la signora Vittoria Mengozzi e il Rag.
Benizzi Versari, ma ve ne furono altre.
Questi elenchi non esauriscono le vittime
di guerra: andrebbero innanzitutto aggiunti i soldati morti al fronte o in
prigionia, qualche altra vittima dei bombardamenti e delle mine, di cui non
abbiamo trovato gli elenchi.
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ANTIFASCISTI E PERSEGUITATI POLITICI
DI PREDAPPIO NEL VENTENNIO
Tratto dai libri dell'ANPPIA
(Associazione Nazionale Perseguitati politici Italiani Antifascisti): “I
Sovversivi Antifascisti e perseguitati politici in Provincia di Forlì 1926 –
1943” di Luciano Casali e Vladimiro Flamigni e “La provincia del duce contro il
fascismo” di Berto Alberti (Battaglia) e Luigi Zanchini.
Predappiesi condannati dal
Tribunale speciale del regime fascista.
Bartoli
Quinto, nato a Predappio
il 19 ottobre 1906, bracciante. Residente a Predappio.
Arrestato il 22 novembre 1930 con altri 140 facenti parte di
un’organizzazione comunista operante in Romagna. Deferito al Tribunale speciale
il 16 febbraio 1931 fu condannato a tre anni di carcere per appartenenza alla
cellula diretta da Domenico Venturelli e composta da Natale Valla, Giovanni
Malpezzi, Ermenegildo Fagnocchi per avere diffuso stampa e inalberato bandiere
rosse. L'11 novembre 1932,
in occasione dell’amnistia per il decennale della marcia
su Roma, fu liberato dal penitenziario di Firenze e sottoposto a vigilanza.
Guardigli
Alfredo, nato a Predappio
l’11 giugno 1910, maniscalco. Residente a Predappio.
Arrestato il 1° dicembre 1930 per appartenenza all’organizzazione
comunista, fu deferito al Tribunale speciale unitamente a 140 comunisti
romagnoli. Il 2 maggio 1931 fu condannato ad un anno di carcere (che trascorse
a Regina Coeli di Roma), perché collaboratore del capo settore Alfredo Samorì
nella diffusione della stampa e nella raccolta fondi per il Soccorso Rosso.
Liberato alla fine della pena il 30 novembre 1931, fu sottoposto a vigilanza.
Boattini
Domenico, nato a
Predappio il 6 gennaio 1862, invalido. Residente a Predappio
Militante socialista fin da prima della “grande guerra” subì le
persecuzioni fasciste. L’8 aprile 1938 fu arrestato per discorsi antifascisti e
il 2 maggio condannato a cinque anni di confino ad Amendolara (Cs) commutati in
ammonizione il 6 giugno 1939
in considerazione della cattive condizioni di salute.
Papini
Adamo, nato a Predappio
il 3 agosto 1900, facchino; residente a Cesena. Militante comunista, il 21
novembre 1927 venne diffidato ad astenersi da ogni compagnia e attività
sovversive.
Il 30 luglio 1934 venne arrestato
unitamente a Giovanni Amaducci (e altri) perché denunciati da due persone che,
al fine di procurarsi un lavoro acquisendo meriti agli occhi della polizia e
fascisti, addossarono loro la responsabilità delle diffusioni di volantini con
la scritta “ W il comunismo” avvenute nelle notti del 8 maggio e del 12 luglio.
Dopo quaranta giorni di carcere, fu rimesso in libertà e sottoposto a vigilanza
fino al 1943.
Valmori
Teresa, nata a Predappio
il 30 ottobre 1904, operaia, residente a Forlì.
Operaia del calzaturificio Battistini di Forlì, nel 1925 fu più
volte minacciata ed aggredita dai fascisti, Nel 1930 espatriò clandestinamente
in Francia. Nel 1940 fu arrestata dalla polizia francese e consegnata alla
polizia italiana che la inviò a Forlì. Nuovamente impiegatasi presso il
calzaturificio Battistini, nel settembre 1941 fu animatrice delle lotte operaie
e delle donne contro il razionamento del pane e per la pace, Arrestata, dopo
due settimane di carcere fu sottoposta ai vincoli dell’ammonizione. Durante la
Resistenza fu staffetta del comando dell’8a Brigata Garibaldi
“Romagna”.
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Nella Provincia di Forlì risultano: n. 131
condannati al confino (per un numero variabile d'anni ognuno); n. 86 condannati
al carcere per complessivi 381 anni, più una condanna all’ergastolo. Quattro
furono uccisi in carcere: Gastone Sozzi, Pio Armuzzi, Scevola Riceputi e Derno
Varo, tutti cesenati. Dalla Provincia di Forlì partirono (ovviamente
clandestinamente) 55 volontari nelle Brigate internazionali in difesa della
Repubblica Spagnola, in undici perirono negli scontri contro i franchisti.
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Ricordiamo ancora una volta le figure dei socialisti locali che
all’inizio degli anni 20 si opposero all’avvento del fascismo raccontate in
questo libro fra cui spicca la figura di Ciro Domenico Farneti di cui non
abbiamo parlato in modo specifico perché si rimanda al libro di Fulvio Farneti:
“Domenico Ciro Farneti (1981-1925). Calzolaio socialista”, pubblicato di
recente dal Comune di Predappio.
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onore e gloria ai caduti partigiani nella guerra di Liberazione. che i sindaci di Predappio si vergognino per lo scempio che fanno del sacrificio di questi combattenti per la libertà permettendo sia l'esistenza di una cosiddetta "cripta" con i resti del tiranno sanguinario sia ai neofascisti di venire impunemente a fare il saluto romano nella sopracitata "cripta" o nel locale cimitero. un solo monito: la resa dei conti arriva per tutti i responsabili di questi atti ignobili, prima o poi...
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